sabato 4 marzo 2023

Consigli per non sprecare cibo



Articolo da TuttoGreen

Vogliamo darvi alcuni semplici consigli contro lo spreco alimentare, perché nel mondo oggi quasi 1/3 viene buttato, generando un enorme spreco di cibo e di risorse.

Inoltre, questo è anche uno degli obiettivi principali dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile stabilita dal Parlamento dell’Unione europea. Entro quest’anno la Commissione dovrebbe adottare delle direttive che siano vincolanti per gli Stati membri. In Italia, già dal 2016, è in vigore la Legge Gadda che favorisce il recupero dei prodotti in eccedenza e la loro donazione al fine di ridurre gli sprechi.

Scopriamo qualcosa di più su questo tema importante!

Provate a soffermarvi sulle abitudini quotidiane e certamente ci sarà stata una o più volte in cui avete finito con il buttare del cibo avanzato nella spazzatura. Limitare lo spreco di cibo è facile. Perché ognuno di noi deve fare la propria parte.

 Secondo le stime della FAO (Food and Agricultural Organization), dell’1,3 miliardi di tonnellate di cibo all’anno prodotto, l’11% va a finire nella pattumiera, mentre il 19% si perde lungo la filiera alimentare (produzione, raccoltatrasformazione e distribuzione). Alla fine, quasi un terzo del cibo prodotto finisce con l’essere sprecato.

Quali sono le cause dello spreco alimentare

Forse non sono intuitive, ma le ragioni principali sono:

  • Agricoltura. Da qui proviene l’impatto maggiore allo spreco. A causa di alcuni limiti nella conservazione e nel trasporto delle derrate alimentari, a situazioni climatiche e surplus produttivo. Anche il dover seguire delle norme e degli standard molto stringenti costringono a buttare parecchio del cibo coltivato o prodotto (pensiamo alle quote latte europee).
  • Scarti. Avvengono durante i processi di trasformazione alimentare. Anche qui il vincolo principale è dato da limiti tecnici.
  • Distribuzione. Errori di previsione delle scorte e degli ordini, imballaggi deteriorati e strategie di marketing sono poi i fattori che contribuiscono allo spreco alimentare nella fase distributiva.
  • Consumatore. Gli sprechi di cibo domestici sono legati soprattutto all’acquisto di quantità eccessive di alimenti e ad una scarsa pianificazione domestica delle scorte. Altri fattori sono l’abituale errato calcolo delle porzioni. Oppure una conservazione sbagliata o troppo lunga.

Venditori e consumatori hanno la tendenza a scartare tutti quei prodotti che non rispondono in maniera ideale ad uno standard considerato appetibile sul mercato. Ne sono un chiaro esempio la frutta o la verdura che, seppur perfettamente commestibili, sono scartate perché leggermente più piccole della media, macchiate, un po’ ammaccate o con una forma insolita.

Un altro motivo risiede nella tendenza a non esporre (il venditore) e a non acquistare (il consumatore) i cibi prossimi alla scadenza nonostante siano ancora perfettamente consumabili.

 Infine, dal punto di vista specifico della distribuzione, c’è il problema dell’invenduto.

Le iniziative contro lo spreco alimentare: il recupero di cibo

Sono sempre più diffuse le iniziative per recuperare il cibo avanzato da ristoranti, dagli hotel, dai supermercati e dalle famiglie stesse.

Si tratta di progetti virtuosi che coinvolgono giovani, associazioni, enti di tutti i tipi, sia in Italia che all’estero. Si va dalla app che ci racconta cosa rimane in negozio la sera e può essere comprato a metà prezzo, all’iniziativa di un ‘Pasto Buono che raccoglie gli avanzi dei ristoranti per darli a chi ne ha bisogno.

Tra le modalità interessanti che abbiamo visto in giro per combattere lo spreco alimentare, c’è il food sharing, la distribuzione dei resti di cibo di casa in frigo di strada, un’idea che impazza a Berlino e in Olanda. Tra le varie curiosità, infine, un condominio di Helsinki condivide il cibo: un’idea insolita, ma geniale!

In fondo si tratta solo di avere qualche accorgimento e un atteggiamento più rispettoso nei confronti del cibo.

 

Lo spreco alimentare nel mondo: i dati

Analizziamo alcune cifre per inquadrare meglio il fenomeno dello spreco alimentare.

In tutti i Paesi sviluppati si spreca del cibo, anche se in quantità differente.

Secondo il Food Waste Index Report 2021 dell’UNEP, il programma delle Nazioni Unite dedicato all’ambiente, ogni anno, nel Mondo si butta via il 17% del cibo coltivato, prodotto, distribuito e acquistato. Vengono sprecati 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, pari a 1,4 milioni di ettari di terreno coltivabile dedicato a qualcosa che non verrà mai consumata. Un numero impressionante, l’equivalente necessario a nutrire il 12% della popolazione mondiale. Quando ancora oggi quasi 690 milioni di persone colpite dalla fame nel 2019.

Per il centro studi dell’Osservatorio internazionale di Waste Watcher/Spreco Zero i Paesi più spreconi sono gli Stati Uniti e la Cina, che buttano via rispettivamente 1.338 gr e 1.154 gr procapite di alimenti che potrebbero essere ancora mangiati. Mentre i più virtuosi sono Sudafrica e Giappone, che sprecano ogni settimana solo 324 gr e 362 gr.

Ma anche Canada e Russia non scherzano. In Europa le cose non sono di tanto migliori. Stando ai dati forniti dall’European Information Council, ogni anno, l’UE spreca 88 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari.

Tra i Paesi emergenti, oltre la Cina, altri stanno aumentando esponenzialmente la loro quota, che oggi è del 10%, e tutto lascia pensare che raggiungerà livelli europei a breve.

Ridurli limiterebbe le emissioni di gas serra, rallenterebbe la distruzione della natura limitando il land grabbing verso l’agricoltura, aumenterebbe la disponibilità di cibo, riducendo la fame nel Mondo.

Lo spreco alimentare nel mondo: in Italia

Secondo stime dell’Osservatorio internazionale di Waste Watcher/Spreco Zero, in Italia vengono buttati 595 gr di cibo settimanalmente per persona, ciò significa che ogni italiano spreca ben 27 kg di cibo all’anno! E questo costa alle tasche del Bel Paese ben 9,2 miliardi di euro. Anche se questo dato è migliora del 12% rispetto al 2021.

Solo in Italia il totale dello spreco equivale a 6,6 milioni di tonnellate che ogni anno finiscono nel cassonetto. Potrebbero nutrire 17,6 milioni di persone, quasi un terzo della popolazione italiana. Queste sono quantità impressionanti, in un Paese come il nostro, dove nel 2022 più di 2,5 milioni di persone faticano a fare tutti i pasti quotidiani regolarmente ed il 9,4% è in condizione di povertà.

Nel dettaglio, secondo varie ricerche, gli italiani sprecano: 

  •  1 kg l’anno di frutta, in cui primeggiano insalata, verdure, aglio e cipolle
  • 1 kg di pane

A generare più sprechi sarebbero i single e le famiglie senza figli, che gettano nell’immondizia il 38% in più rispetto alla media italiana.

La nuova legge sullo spreco alimentare

Il problema è diventato così rilevante da meritare la tanto attesa legge: la 19/08/2016 n° 166 è stata concepita appunto per contrastare il fenomeno, intitolata “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi”.

La legge facilita il recupero e la donazione di beni alimentari (ma anche farmaceutici) a favore di soggetti attivi nella sfera della solidarietà. Che non operano cioè con scopi di lucro.

Le eccedenze alimentari raccolte in tal modo vanno destinate in via prioritaria al consumo da parte degli indigenti. I prodotti non più commestibili vanno invece destinati ad animali (se idonei) o a compostaggio.

La legge prevede anche che il Ministero della Salute emani regolamenti specifici per gli enti gestori di mense (scolastiche, ospedaliere o aziendali che siano) al fine di coinvolgerli nella lotta allo spreco alimentare. 

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Fonte: TuttoGreen

Autore: 
Elle

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Articolo tratto interamente da TuttoGreen


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