venerdì 9 settembre 2022

La cultura razzista e abilista è intrisa in questa società



Articolo da Pasionaria.it 

Il razzismo è un’oppressione che nella maggior parte dei casi mortifica e uccide nell’indifferenza generale. In Italia raramente le persone nere hanno l’attenzione della cronaca e se succede è quasi sempre perché sono protagoniste di episodi violenti.

Quest’estate è accaduto in due casi.

Il più recente è quello in cui la leader del più popolare partito di estrema destra ha deciso di strumentalizzare la violenza sulle donne in chiave razzista, pubblicando online il video di uno stupro compiuto da un uomo nero ai danni di una donna bianca. Sia il carnefice che la vittima dell’aggressione in questa equazione comunicativa perdono il loro valore in quanto individui e vengono deumanizzati per diventare simboli funzionali alla propaganda razzista secondo cui gli uomini neri sarebbero stupratori in quanto selvaggi e incivilizzati. Una retorica antica quanto il razzismo stesso.

Qualche settimana prima a tenere banco sulle prime pagina è stata la deumanizzazione di una persona nera nella sua manifestazione peggiore: un uomo nigeriano è stato assassinato per strada da un uomo bianco a Civitanova Marche. Su questo omicidio razziale si è detto tanto, ma nell’analisi che segue Rahma Nur aggiunge un elemento finora non considerato, la disabilità.

Una prospettiva per cui – nel vortice di notizie incessanti che fanno scordare in fretta ciò che è successo pochi giorni prima – è necessario e importante tornare indietro e rimettere a fuoco quel gesto brutale e quello che ci racconta la cultura razzista e abilista in cui ci muoviamo.

L’omicidio di Alika Ogorchukwu ha evidenziato in modo lampante e diretto come il corpo nero disabile sia materia di violenza gratuita, di invisibilità e di assenza di valore umano.

Le persone disabili in generale sono sempre viste come poverine, come deboli e senza capacità: la mentalità abilista non le prende nemmeno in considerazione poiché non sono “compatibili” con quella convenzione sociale e culturale che associa “normalità=abilità”.

Se poi il corpo disabile è legato al corpo nero, nella mente abilista e razzista esplode un cortocircuito che termina nella violenza perpetuata al corpo di Alika con la sua stessa stampella, quello scudo che avrebbe dovuto proteggerlo, simbolo della sua difficoltà di deambulare a causa di un incidente di cui è stato vittima.

Il gesto di prendere la stampella di Alika per colpirlo è il chiaro messaggio che se sei una persona nera e disabile, la tua intera esistenza è priva di valore.

Essere disabili in Italia non ti porta, automaticamente, ad avere diritti e tutele: le devi chiedere, le devi pretendere nonostante sia scritto nell’articolo 3 della nostra Costituzione di “rimuovere gli ostacoli… che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.

Tuttavia, ancora oggi vediamo come questi ostacoli, sia mentali che architettonici, siano presenti e reali e non facilitano il normale inserimento delle persone con disabilità nel tessuto sociale.

Addirittura, hai fortuna se riesci a trovare lavoro o a vincere un concorso pubblico. Quella che dovrebbe essere l’ordinarietà diventa un evento straordinario per una persona con disabilità! Non sorprende quindi che Alika, dopo l’incidente, abbia dovuto “arrangiarsi” a vendere mercanzia per strada. Un uomo nero ai confini della società, ancora più marginalizzato per la sua difficoltà a deambulare.


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Fonte: Pasionaria.it

Autore: 
Rahma Nur

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Articolo tratto interamente da Pasionaria.it 


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