sabato 24 marzo 2018

Rifugiati: l’Europa viola i diritti umani


Articolo da Voci Globali

Respingere o espellere i migranti che richiedono asilo – in quanto rifugiati, destinatari di protezione internazionale o umanitaria – è un atto illegale. Il diritto internazionale è chiaro su questo tema, considerato cruciale per la tutela dei diritti umani.

La Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati così recita nell’art. 33:
Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche.
Il principio enunciato è denominato di non refoulement e comprende anche i casi di deportazione, trasferimento forzato, non ammissione alla frontiera. È ormai considerato parte del diritto internazionale consuetudinario, quindi vincolante per tutti gli Stati.

Anche la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo insiste su questo ambito negli articoli 3 e 4 del IV Protocollo addizionale:
Nessuno può essere espulso a seguito di una misura individuale o collettiva, dal territorio dello Stato di cui è cittadino. Nessuno può essere privato del diritto di entrare nel territorio dello Stato di cui è cittadino. Le espulsioni collettive di stranieri sono vietate.
Richiamare l’attenzione sui trattati internazionali è oggi fondamentale. Troppo spesso, infatti, questi diritti che sembrerebbero scontati in una società evoluta e democratica, vengono calpestati. L’Europa è stata, ed è ancora, protagonista di tali gravi violazioni in nome della sicurezza interna. Diversi sono i Paesi che praticano il respingimento illegale pur di mantenere intatto il consenso tra la popolazione.

Durante la campagna elettorale delle recenti elezioni in Italia, per esempio, si è parlato di “respingimenti assistiti”, presentati dal centrodestra come la ricetta risolutoria dell’emergenza migranti. L’aggettivo “assistito” vuole – nell’ottica dei politici della Lega e degli altri partiti alleati – garantire legalità e rispetto della persona umana. Restano dubbi, comunque, sulla valenza legale di questa soluzione, che dovrebbe concretizzare l’obiettivo ultimo di rimpatriare i clandestini e bloccare definitivamente gli sbarchi. Respingere, anche se con il supporto di navi militari nazionali, migranti richiedenti asilo sarebbe, infatti, illegale. Soprattutto se le persone in arrivo in Italia non hanno nemmeno la possibilità di registrarsi come rifugiati, con diritto di riconoscimento del loro status e se vengono respinte verso Paesi non sicuri. Tra tutti, c’è la Libia.

Nello scorso gennaio, la CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) ha dichiarato ammissibili i ricorsi di 4 cittadini sudanesi che il 24 agosto 2016 sono stati vittime di un respingimento collettivo a Ventimiglia.

La storia racconta di migranti sudanesi oggetto di una retata nella cittadina ligure, rinchiusi in modo illegale in un hotspot a Taranto, con tentativo di rimpatrio forzato. Alcuni di questi migranti sono stati effettivamente costretti a tornare in Sudan, nonostante la loro situazione potesse rientrare nello status di “protezione internazionale”.

Il caso italiano, purtroppo, non è il solo. Nei confronti di migranti sudanesi si sono verificate altre azioni di grave violazione dei diritti umani. La pratica dell’espulsione illegale di questi cittadini africani, contro ogni tutela sancita dal principio del non refoulement, è stata effettuata – e fermata dalla CEDU – anche in Belgio. Complici, come per l’Italia, accordi con il Governo sudanese, che non tutelano affatto il rispetto della persona.

La situazione al confine tra Italia e Francia, a Ventimiglia, non è migliore. Anche qui, infatti, i respingimenti sono praticati, in modo assolutamente illegale. “Umanità e fermezza” sono le parole chiave della politica migratoria di Macron. Con quali conseguenze?

Sembrerebbe che la fermezza stia avendo il sopravvento. I rigidi controlli alle frontiere interne, ripristinati dal governo francese nel 2015 e riconfermati fino ad oggi, si sono presto trasformati in espulsioni e respingimenti contro ogni tutela sancita dal diritto. I casi più eclatanti di “refus d’entrée” illegali riguardano i minori. Proprio a gennaio, il Tribunale amministrativo di Nizza ha emesso un’ordinanza contro le autorità francese per il respingimento di un minore eritreo presso la stazione di Menton-Garavan, appena superato il confine di Ventimiglia. La pratica è stata valutata come una grave violazione dei diritti garantiti ai minori. Il ragazzo, quindi, è stato riammesso in territorio francese. Diversi sono i respingimenti collettivi di bambini e non solo che la polizia compie in modo violento in questa parte di territorio.

Respingimenti e allontanamenti forzati sono effettuati anche nel territorio di Calais. Qui, dove la situazione umanitaria dei migranti è sconfinata in una tragedia vergognosa, emergono storie di minori maltrattati e allontanati. Persone respinte, in violazione di tutele giuridiche umanitarie. Da mesi le associazioni francesi denunciano le pratiche di espulsioni e trattamenti disumani della polizia nazionale, con accanimento verso minori, migranti che scappano per giustificati motivi di salute, richiedenti asilo afghani, respinti a seguito di accordi UE con il Governo dell’Afghanistan.

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Fonte: Voci Globali


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