Il Gange, questo famoso fiume celebrato dagli indiani antichi e moderni, le cui acque son reputate sacre da quei popoli, dopo d'aver solcato le nevose montagne dell'Himalaya e le ricche provincie del Sirinagar, di Delhi, di Odhe, di Bahare, di Bengala, a duecentoventi miglia dal mare dividesi in due bracci, formando un delta gigantesco, intricato, meraviglioso e forse unico.
La imponente massa delle acque si divide e suddivide in una moltitudine di fiumicelli, di canali e di canaletti che frastagliano in tutte le guise possibili l'immensa estensione di terre strette fra l'Hugly, il vero Gange, ed il golfo del Bengala. Di qui una infinità d'isole, d'isolotti, di banchi, i quali, verso il mare, ricevono il nome di Sunderbunds.
Tratto da:I misteri della jungla nera di Emilio Salgari (fonte:Wikiquote)
Gia' dal titolo pensavo a Salgari! Ma a commentarlo ci vorrebbe un romanzo! Mi limito a ricordare che quel libro lo lessi abbastanza presto e in versione integrale. Come, poi, nel 1959 gran parte della saga del Corsaro Nero.
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