mercoledì 6 giugno 2018

La storia dello Spiderman di Parigi



Articolo da Global Voices

Quand'ero bambino in Sudan, e leggevo le versioni in arabo dei fumetti della DC e della Marvel, credevo nei supereroi. Ma non capivo perché nessuno di essi assomigliasse a me, né avesse storie alle quali le persone come me potessero relazionarsi. Forse è il motivo per cui ho deciso di diventare un disegnatore di fumetti?

Tutti i miei pensieri di bambino sono riemersi ieri su Twitter, quando mi sono imbattuto nel video virale di un uomo che, altruisticamente, stava scalando un edificio di quattro piani in meno di 20 secondi per salvare un bambino, seguito con l'hashtag #ParisSpiderman (Spiderman di Parigi).

L'aggiornamento dei miei feed su Twitter mi ha consentito di apprendere qualcosa sull'identità segreta del misterioso #ParisSpiderman, poi hanno inondato il mio feed di Twitter. Si chiama Mamoudou Gassama ed è un immigrato senza permesso di soggiorno del Mali. “Questa è una storia migliore – e molto più realistica – di quella di Black Panther”, ho pensato.

Mentre aggiornavo gli hashtag per cercare di arrivare all'origine della storia di questo nuovo eroe, mi sono stupito che la sua religione non fosse menzionata, visto che solitamente è il primo aggettivo che appare nei titoli clickbait e negli hashtag quando un immigrato fa qualcosa di negativo.

Nel giro di poche ore, i titoli riportavano che #ParisSpiderman era stato invitato ad un incontro con il Presidente francese e che gli sarebbe stata concessa la cittadinanza. Un tipica storia da zero a una storia di supereroi. Con poca chiarezza sui dettagli della storia di fondo, ha evidenziato gli stereotipi (nero, combattivo, povero, abitante di un ghetto), con un veloce avanzamento verso la scena in cui lo sconosciuto e svantaggiato eroe salva il bambino in uno spettacolo pubblico – e BOOM! – l'introduzione alla figura di un nuovo eroe delle “minoranze”, una nuova aggiunta alla linea dei supereroi bianchi.

Ecco la storia di fondo mancante: Gassama aveva lasciato il Mali da adolescente e viaggiato attraverso il Burkina Faso e la Libia – dove era stato arrestato e picchiato – verso la costa, dove aveva intrapreso un pericoloso viaggio in barca per l’Italia. Lì aveva trascorso quattro anni prima di arrivare in Francia nel settembre del 2017, per raggiungere suo fratello. Senza i giusti documenti per stare in Francia, aveva dormito sul pavimento di un edificio per immigrati a Montreuil, nei dintorni di Parigi, aprendo ogni notte il suo sottile materasso e arrotolandolo di nuovo il mattino. Condivideva una stanza soffocante con altre sei persone e non gli era ovviamente permesso di lavorare legalmente.


Dunque, scalare quell'edificio era stata probabilmente una delle cose più facili che Mamoudou ha fatto da anni.

Continua la lettura su Global Voices

Fonte: Global Voices


Autore: scritto da 
Khalid Albaih tradotto da Lara G.

Licenza: Creative Commons License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported License.


Articolo tratto interamente da 
Global Voices 




Video credit Ghana News Network caricato su Youtube


Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.