lunedì 30 aprile 2018

La strage silenziosa




Articolo da NuovAtlantide.org

Secondo le stime della CGIL la strage di operai dagli inizi del 2018 a oggi è raddoppiata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lavoro e tutela della sicurezza del lavoratore sono, dunque, solo sulla carta un binomio indissolubile. Nonostante l’articolo 41 della nostra Costituzione, il quale, non dimentichiamoci, accanto alla libertà d’impresa privata, rileva che essa non possa svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana, oggi, i lavoratori continuano a morire sui luoghi di lavoro. La precarizzazione selvaggia introdotta dal Jobs Act ha diviso i lavoratori e sfibrato ulteriormente la loro capacità contrattuale.

Questa strage silenziosa, dunque, è conseguenza (dolosa o colposa?) di trent’anni di affievolimento dei sistemi di sicurezza del e sul luogo di lavoro, tramite la demolizione dello Statuto dei Lavoratori, il disinvestimento sugli organismi di tutela e di controllo e il continuo aumento dell’età pensionabile. In tal modo, si è violato proprio quell’art. 41 Cost., compromettendo la dignità e il valore della vita stessa dei lavoratori. Lo Stato che dovrebbe essere espressione di una democrazia di matrice solidaristico sociale in caso di morte di un lavoratore non applica neanche pene severe come ci si aspetterebbe per un omicidio. Allora cosa si potrebbe fare per ricordare questa giornata senza cadere nelle ovvietà.

Credo che il nostro codice penale dovrà esser modificato e prevedere il delitto di omicidio sul luogo di lavoro, con una serie di sanzioni che colpiscano duramente quei datori di lavoro che non si adeguino alle normative sulla sicurezza che ovviamente dovranno essere serie, stringenti e non facilmente eludibili come, purtroppo, sono attualmente.


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Fonte: 
NuovAtlantide.org


Autore: 
Vincenzo Musacchio

Licenza: Copyleft 



Articolo tratto interamente da 
NuovAtlantide.org


Problemi tecnici nella piattaforma Blogger


In queste ore ci sono inconvenienti tecnici nella piattaforma Blogger.  Ieri alcuni di voi mi hanno segnalato il problema, vi avverto che ho provato di tutto, ma nulla da fare. Sicuramente avete notato che la dashboard non è più in italiano, ma in inglese. La situazione non tocca solo i blog italiani, ma è globale.

Il supporto è al corrente della situazione e si attende una soluzione.

Anche voi riscontrate qualche problema?




Citazione del giorno


"Nessuno può essere libero se è costretto ad essere simile ad altri."

Oscar Wilde


Alpi in 4K

ALPS in 4K from Design Made Simple on Vimeo.

Photo e video credit Design Made Simple caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Siviglia

SEVILLA 2018 from Javier Angel Lopez on Vimeo.

Photo e video credit Javier Angel Lopez caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons




domenica 29 aprile 2018

Roger Subirana - Point of no return (10 Years Edition)


Roger Subirana è un compositore e produttore musicale nato in Catalogna. La sua musica è fantastica, molto orecchiabile e varia; autore di grandi colonne sonore.

Il brano scelto è rilasciato con licenza Creative Commons.

Credits:





Video credit Roger Subirana caricato su YouTube 

Questo blog sostiene il Copyleft e quindi anche la musica libera, se sei un artista e vuoi pubblicare il tuo video, basta contattarmi via email



Siamo tutti merce di scambio!




"I poveri dell'Africa Subsahariana che fanno chilometri per trovare dell'acqua non sono i poveri dell'Africa. Sono i poveri della nostra umanità. Siamo tutti responsabili. Poi, ci sono persone di 90 anni che hanno milioni di milioni e continuano ad accumulare denaro. E non abbiamo nemmeno il coraggio di tassarli e dirgli "Basta!" È incredibile. Questi sono i problemi del mondo, di un mondo che non ha una governance. Se non siamo capaci di stabilire degli obiettivi, di occuparci dei problemi del mondo e di affrontarli, rendendoli la nostra ragione di vita, mettiamo in pericolo la nostra stessa vita. La fase del capitalismo che stiamo vivendo, ha portato il progresso. Probabilmente, ha aumentato l'aspettativa di vita di 40 anni. Ma, allo stesso tempo ci ha rovinato la vita, ci ha rubato il tempo. Ci ha trasformato tutti in merce di scambio. Siamo tutti in vendita. Abbiamo inventato una società del consumo con un bisogno costante di crescere. Perché se l'economia non cresce è una tragedia. Abbiamo inventato una montagna di bisogni superflui. Buttiamo via, compriamo, buttiamo via e... Ma è la nostra vita che stiamo sperperando. Perché quando compro qualcosa, o tu compri qualcosa, non lo compriamo con i soldi. Lo compriamo con il tempo della nostra vita che abbiamo speso per guadagnare quei soldi. Con l'unica differenza che l'unica cosa che non si può comprare è la vita. La vita si esaurisce. Ed è terribile sprecare la propria vita per perdere la libertà. La vita è troppo bella per darle così poca importanza. Forse, dobbiamo aspettare che il malcontento si diffonda per renderci conto del valore che hanno le cose più semplici e fondamentali della vita."


 Josè Pepe Mujica


Come gli alberi possono salvare il mondo


Articolo da Tlaxcala

Le terre fertili stanno morendo, la biodiversità sta collassando, il clima si sta scaldando. Ma gli alberi arricchiscono la terra, proteggono la biodiversità e assorbono il carbonio. Integrando gli alberi nelle colture, l'agroforestazione potrebbe addirittura triplicare il reddito dei paesi più poveri. In ogni caso questo è ciò che ci assicura Pierric Jammes, co-fondatore di PUR Projet, impresa sociale che promuove l'agroforestazione nel mondo e premia questo mercoledì, 18 aprile, i vincitori francesi del concorso "Alberi del futuro".

"È tempo di accelerare la democratizzazione dell'agroecologia. L'appello arriva dal direttore generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), José Graziano da Silva, ed è stata lanciata il 5 aprile alla chiusura del 2° Simposio internazionale di agroecologia. Presente sul posto, il ministro dell'Agricoltura francese Stéphane Travers ha giocato ai bravi scolari promettendo di "moltiplicare per dieci" il numero di aziende agricole impegnate in agroecologia.

Questo entusiasmo anche nelle più alte sfere politiche per un concetto così complesso da definire è un vero segno di speranza per il pianeta. Almeno, se osiamo credere alle sue molte promesse: conservazione del suolo, protezione della biodiversità, lotta contro il riscaldamento globale ... Dove l'agricoltura era la fonte di tutti i problemi nella sua versione intensiva, diventa una soluzione per le virtù dell'agroecologia.

Prendere ispirazione dalla natura

Oltre all'ideale dell'agricoltura biologica (coltivare senza input o prodotti fitosanitari derivati ​​da prodotti petrolchimici), l'agroecologia consente di "progettare sistemi di produzione che si basano sulle funzionalità offerte dagli ecosistemi", si può leggere sul sito web del Ministero dell'Agricoltura. In altre parole, con "la ricerca della complementarità tra le specie", ispirata agli scambi reciprocamente proficui osservati tra piante, animali, funghi e altri esseri viventi, l'agroecologia sfrutta la natura preservandola e "cerca di integrare nella sua pratica tutti i parametri di gestione ecologica dello spazio coltivato, come l'economia e il miglior uso dell'acqua, la lotta contro l'erosione, le siepi, il rimboschimento ...", spiega l'associazione Colibrì.

Questo mercoledì sera, a Parigi, una sotto-branca dell'agroecologia è sotto i riflettori: agroforestazione, che mira a integrare gli alberi nelle colture. Il concorso "Alberi del futuro" premierà per la sua seconda edizione 25 agricoltori impegnati nell'agroforestazione in Francia. E permetterà loro di piantare circa 50.000 alberi. Organizzata da PUR Projet, Fermes d'Avenir, Blue Bees, AccorHotels e CDC Biodiversité, la competizione consente anche ai vincitori di condividere una dotazione di 250.000 euro.


Abbiamo colto l'occasione per discutere con Pierric Jammes, direttore generale e co-fondatore di PUR Projet, un'impresa sociale che supporta le aziende nell'impegno per il clima e la lotta contro la deforestazione. Ci ha raccontato come gli alberi possono proteggere l'ambiente, aumentare il reddito dei piccoli agricoltori e perché è urgente passare al gradino superiore.

Usbek e Rica: cosa rende l'agroforestazione così interessante per le colture?

Pierric Jammes: L'albero consente in primo luogo di sfruttare la verticalità, i diversi strati del suolo. In un campo di grano convenzionale, il raccolto attira ogni anno i suoi nutrienti nei 30 cm superiori del suolo, che diventano più poveri, compensiamo mettendo sempre più fertilizzante e entriamo in un circolo vizioso. In un terreno con un albero, questo agisce come una pompa di nutrienti. Le sue radici li attirano più profondamente, li ridistribuiscono con la decomposizione delle radici, la caduta delle foglie e l'albero arricchisce il terreno creando una lettiera vegetale. La verticalità del terreno può essere ottimizzata con colture che utilizzano sostanze nutritive a diverse profondità: fragole sopra, poi grano e noce più profonde, per esempio. L'albero permette anche di de-compattare il terreno, porta ombreggiature, biodiversità...

In effetti, gli scienziati avvertono regolarmente del collasso della biodiversità, a livello globale o locale, con ad esempio la perdita in 15 anni di un terzo degli uccelli delle campagne francesi. Evocano l'intensificazione dell'agricoltura come probabile causa del fenomeno. L'agroforestazione può essere una risposta a questo collasso?

Gli alberi sono importanti ospitanti di biodiversità, ospitano batteri, funghi, insetti, uccelli e persino animali più grandi. La biodiversità è particolarmente forte se mescoliamo le specie arboree, perché non si tratta di passare dalle monocolture a una forma di bicultura, ma è necessaria anche la biodiversità dell'habitat.

Questa biodiversità è essenziale per la resilienza dei sistemi agricoli "
L'erosione del suolo è un altro grosso problema. La desertificazione minaccia il 40% delle terre emerse secondo il comitato scientifico francese sulla desertificazione. Anche in questo caso, l'agroforestazione fornisce una risposta?

L'erosione del suolo è assolutamente fenomenale, anche in Francia. Non la vediamo perché ci sono raccolti sopra ma li coltiviamo nel deserto, su terreni aridi, grazie a prodotti chimici. Dozzine di tonnellate di terra scompaiono a causa del vento in Francia. Anche la pioggia e il deflusso superficiale erodono il terreno. In Perù, abbiamo misurato una perdita di quasi 60 tonnellate di terra per ettaro in un anno su suolo nudo!
Gli alberi possono interrompere il vento e la pioggia. L' agroforestazione deve essere considerata su una scala territoriale o di spartiacque. Siepi o file di alberi o aree boschive aiutano a stabilizzare il terreno, sia attorno agli appezzamenti che all'interno.

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Fonte: Tlaxcala 

Autore: 
 
Vincent Lucchese - tradotto da Alba Canelli

Licenza: Copyleft 

Articolo tratto interamente da Tlaxcala 


Piogge di primavera di Gustave Flaubert


Piogge di primavera

Mentre cammini, una nuvola si apre
all'improvviso, viene giù acqua.
La pioggia, però, finisce quasi subito.
Allora, camminando sul selciato
della città, si vedono le strade scintillare
sotto il sole.

Gustave Flaubert


sabato 28 aprile 2018

Indovina la parola



Secondo appuntamento con questo gioco. Inserirò tre immagini e delle lettere, tocca a voi indovinare la parola giusta.

La soluzione del gioco, verrà lasciata nei commenti.




Lettere:

D-A-U-D-Y-I-V-C-T-R-E-M-N-O-P-P-T-S-S-A


Proverbio del giorno


Il dubbio è il padre del sapere.


Rilasciato Ubuntu 18.04

Ubuntu 18.04

Articolo da lffl linux freedom

Ubuntu 18.04 LTS Bionic Beaver è finalmente disponibile. Come sapete questa release segna il definitivo passaggio di Ubuntu da Unity a Gnome Shell e le novità non mancano di certo.

Abbiamo seguito lo sviluppo di Bionic Beaver dettagliatamente in questi mesi, pertanto sarete già a conoscenza di quasi tutte le novità principali incluse dagli sviluppatori. Facciamo un breve riepilogo!

Ubuntu 18.04 è una versione LTS e sarà pertanto supportato fino al 2023. Installare Ubuntu da zero è sempre facile. Gli sviluppatori hanno comunque deciso di aggiungere una nuova opzione chiamata “Minimal Installation” che vi permette di avere una versione base del sistema operativo (poche app, solo le cose essenziali).

Il desktop di default, come sapete, è GNOME e il nuovo wallpaper è molto bello. Come si evince dall’immagine qui sopra Canonical ha preparto un first-run wizard che vi spiega alcune delle novità principali, provatelo!

Nel desktop sulla sinistra trovate l’Ubuntu dock, ovviamente serve per lanciare le app e switchare da una all’altra. In basso a sinistra trovate l’app button, cliccando su di esso aprirete l’app launcher a tutto schermo.

Tornando al desktop nella parte superiore (centrale) trovate una barra cliccabile che vi mostra l’orario, il calendario e le notifiche (notification center). In alto a destra trovate la system tray con lo status menù.

L’app Settings è stata rivisitata ed è ora più chiara. Una delle mie funzioni preferite la trovate nella sezione “Display” ed è la Night Light feature che vi permette di riposare la vista alla sera, calando il livello di luce blu emessa dallo schermo. Questo secondo studi scientifici può aiutarvi a dormire meglio.

Il login screen è tutto nuovo e può mostrare le notifiche. A bordo troviamo le ultime versioni delle app più note (Mozilla Firefox, LibreOffice, etc). Ovviamente mediante l’Ubuntu Software center potete installare tutte le app che desiderate. Alternativamente potete provare lo Snap store, anch’esso contiene tantissime app (Skype, VLC, Spotify…).

Ubuntu 18.04 è una release ben fatta e Canonical ha lavorato alacremente per addolcire il passaggio di consegne Unity-Gnome… ritengo abbia fatto un buon lavoro! Sicuramente molti di voi troveranno brutto GNOME ma in questi casi vale il detto De gustibus non disputandum est!

Ho una domanda: secondo voi quale desktop sarebbe stato meglio adottare al posto di GNOME? (Plasma? Cinnamon? Xfce?)

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Fonte: lffl linux freedom 

Autore: Matteo Gatti


Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported.
 
Articolo tratto interamente da lffl linux freedom 


Photo credit Minecraftgamerpc69 [CC BY-SA 4.0 or GPL], from Wikimedia Commons



venerdì 27 aprile 2018

Se avessi anch'io fatto il mio dovere...



"Dei fatti maturano nell'ombra, perché mani non sorvegliate da nessun controllo tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora. E quando i fatti che hanno maturato vengono a sfociare, e avvengono grandi sventure storiche, si crede che siano fatalità come i terremoti. Pochi si domandano allora: «se avessi anch'io fatto il mio dovere di uomo, se avessi cercato di far valere la mia voce, il mio parere, la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?»."

Antonio Gramsci


Dubrovnik

Dubrovnik from Destin Farr on Vimeo.

Photo e video credit Destin Farr caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Islanda

ÍSLAND - vetur 2018 from Nicolas Mrikhi on Vimeo.

Photo e video credit Nicolas Mrikhi caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


Pollice su e giù della settimana


Le gemelline scomparse nel bosco protette dal loro pitbull: “Margot è rimasta sempre con loro” tratto da Fanpage





Istat, 7,3 milioni di italiani in grave disagio economico tratto da La Repubblica








giovedì 26 aprile 2018

Il primo soffione di Walt Whitman




Il primo soffione

Semplice, fresco e bello, spuntando al morire
dell’inverno,
come non ci fossero mai stati artifici di moda, affari,
politica,
dal suo angolo in mezzo all’erba – innocente,
dorato, calmo come l’aurora,
il primo soffione di primavera ci mostra il suo volto
fiducioso.

Walt Whitman



32 anni fa il disastro di Chernobyl


Articolo da Pressenza

Era il 26 aprile di 32 anni fa, l’Europa si risvegliò (tranne la Francia, la cui popolazione venne criminalmente tenuta all’oscuro) sotto l’incubo di una nube radioattiva generata dal più spaventoso disastro nucleare mai avvenuto.

Non scrivo questa nota con l’ambizione di fare un bilancio[i], ma perché non dobbiamo assolutamente dimenticare! Due anni fa sul Fatto Quotidiano Lorenzo Galeazzi riassumeva efficacemente la situazione così: “Dal 1986, anno dell’incidente nucleare, la popolazione è diminuita di 6 milioni e mezzo principalmente per l’incremento delle morti infantili. Preoccupante anche la salute dei figli delle persone colpite dalle radiazioni: l’instabilità genomica ha aumentato la probabilità di contrarre tumori, malattie genetiche e malformazioni” (https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/24/chernobyl-e-la-strage-dei-bambini-dopo-30-anni-lucraina-paga-ancora-un-prezzo-altissimo/2662114/).

“Chernobyl non è finita, è appena cominciata”: Yury Bandazhevsky, scienziato bielorusso, imprigionato per aver contestato la versione ufficiale, ora vive in esilio , https://www.usatoday.com/story/news/world/2016/04/17/nuclear-exile-chernobyl-30th-anniversary/82896510/.

Il 26 aprile 1986 il mito dell’energia nucleare ricevette un colpo mortale – quell’energia che avrebbe dovuto essere “Troppo economica per misurarla” (Too cheap to meter, Lewis Strauss, Atomic Energy Commission, 1954).

L’Era nucleare – cupamente inaugurata il 6 e 9 agosto 1945 dai “funghi atomici” di Hiroshima e Nagasaki – ha provocato danni incalcolabili, ha prodotto sostanze radioattive artificiali che perdureranno per tempi inimmaginabili, ha generato armi che mettono a rischio l’esistenza stessa della società umana.

Rosalie Bertell (1929-2012, premo Nobel Alternativo, si batté per fare avere cure mediche alle vittime di Bhopal e di Chernobyl) valutava 19 anni fa in 1 miliardo e 300 milioni le possibili vittime dell’Era nucleare (“Victims of the Nuclear Age”, The Ecologist, novembre 1999, p. 409-411, https://ratical.org/radiation/Navictims.html; trad. it. http://marcosaba.tripod.com/rosalievictims.html, tutti dovrebbero leggerlo: “Malgrado il tentativo di insabbiamento delle autorità, possiamo già cominciare ad enumerare le vittime reali dell’era nucleare”).


Con i non meno spaventosi disastri dell’11 marzo 2011 a Fukushima (fusione dei noccioli di 3 reattori, più incidente assolutamente inatteso a una piscina di decontaminazione del combustibile nucleare esaurito) sono 5 gli incidenti nucleari di eccezionale gravità avvenuti in 39 anni, dopo quello di Three Mile island del 1979, con una frequenza media di uno ogni 6 anni (senza contare gli innumerevoli incidenti “meno gravi”): stima molto più espressiva e realistica dei complessi calcoli sulle probabilità di incidenti puntualmente smentiti dalla realtà a posteriori. “Le statistiche sono le persone che non possono più piangere” ha dichiarato un abitante di Rongelap, della Repubblica delle Isole Marshall che subì 23 test nucleari statunitensi negli anni Cinquanta.


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Fonte: Pressenza


Autore: 

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.


Articolo tratto interamente da Pressenza


Google rinnova Gmail


Articolo da Wired

Archiviato l’incidente delle email di spam che risultavano inviate dagli utenti, così come era trapelato nelle scorse settimane, Gmail cambia faccia.

Smart Reply, allegati consultabili velocemente all’interno di una conversazione, consigli di rimozione dalle newsletter poco utilizzate: il servizio di posta di Google diventa maggiormente intuitivo e tutto sembra rispondere a una richiesta di maggiore ordine.

Snooze

Scorrendo con il cursore sopra la mail in Posta in arrivo – sulla destra, alla fine della riga del titolo – oltre ai comandi come Archivia, Elimina e Marca come già letto, comparirà il comando Snooze, per rinviare il messaggio in un secondo momento (personalizzabile). In questo modo, si potrà scegliere di rivedere un messaggio quando si sarà sicuri di potergli dedicare la giusta attenzione.

Allegati

Anche gli allegati saranno consultabili come anteprime nella stringa dell’email (un po’ più ampia), senza dover procedere con scroll infiniti di una conversazione in cerca di foto e documenti.
Per ottenere questa visualizzazione, selezionare “Compattezza visualizzazione>Predefinita”

Promemoria

Nella nuova versione della casella di posta arriva anche un aiutino per non perdere di vista le email alle quali non si è risposto. Quando latita una risposta all’interno di una conversazione, comparirà una scritta che avvisa: “Ricevuto x giorni fa: rispondere?”.

Smart Reply

Come promesso, anche la funzione che Google aveva già sfruttato per la sua piattaforma mobile, viene integrata nel servizio di posta.

Risposte intelligenti, predefinite, veloci.

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Fonte: Wired

Autore: 
Diletta Parlangeli

Licenza: 
Licenza Creative Commons
This opera is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License. 

Articolo tratto interamente da Wired 



mercoledì 25 aprile 2018

25 aprile sempre!



"Dimenticare significa perdere l’eredità di una lotta che è ancora inconclusa.
Non dimenticare obbliga a comprendere, a smascherare, a continuare quella lotta.
Per combattere questo nuovo fascismo non ci saranno i vostri nonni, o i padri dei vostri nonni. Affrontarlo toccherà a voi."

 Ennio Sardelli (partigiano “Fuoco”)


25 Aprile


Articolo da Myrtilla's house

25 Aprile

“Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini.”
Piero Calamandrei



“25 Aprile. Una data che è parte essenziale della nostra storia: è anche per questo che oggi possiamo sentirci liberi. Una certa Resistenza non è mai finita.”

Enzo Biagi

 
“Qui
vivono per sempre
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tutti
li avessero aperti
per sempre
alla luce.”

Giuseppe Ungaretti (per i morti per la Resistenza)


Fonte: Myrtilla's house  

Autore: Patricia

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale


Articolo tratto interamente da Myrtilla's house  


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martedì 24 aprile 2018

L’antifascismo rimanga fondamento storico, culturale e politico dell’Italia




Norberto Bobbio, molti anni fa, affermava che la celebrazione della Resistenza rappresentava una sorta di esame di coscienza laico sul presente e il momento della consapevolezza della grande distanza tra gli ideali partigiani e l’Italia contemporanea.

Questa affermazione può rappresentare la linea –guida da mantenere per ricordare quei fatti della tragedia che il popolo italiano ha vissuto più di settant’anni fa. A patto però che per guardare all’attualità e per traguardare il futuro non si dimentichi la memoria. Abbiamo vissuto mesi nel corso dei quali ripetutamente la memoria della Resistenza è stata offesa da rigurgiti neo – fascisti comparsi da un passato cui non possiamo permettere di ritornare.

E’ il momento di rispondere con grande solennità assumendoci tutti assieme un impegno inderogabile.

C’è di più in questa post-modernità: il fascismo vive tra noi, nei comportamenti quotidiani dell’egoismo, dell’individualismo, della ricerca della sopraffazione degli altri, nell’inganno quotidiano della politica ridotta a pura lotta per il potere, alla guerra che dilania interi popoli e rischia, ancora una volta, di incendiare il mondo.

Ricordare oggi il 25 Aprile, il giorno più importante della storia repubblicana, significa prima di tutto compiere un dovere civico e morale di altissimo valore, significa stare dalla parte di chi considera la storia patrimonio insuperabile delle radici di un popolo, significa combattere per la verità e per la difesa dei principi di fondo della nostra convivenza civile e politica.

Viviamo un clima culturale, assistiamo all'emergere di silenzi, zone d’ombra, vuoti, a pentitismi rivolti magari in altre direzioni, ma che sostanzialmente coinvolgono la memoria di quello che è stato l’avvenimento fondamentale nella storia d’Italia.

L’ANPI si è, nel recente passato, coerentemente schierata contro l’idea di deformare la Costituzione, alterare l’equilibrio tra i diritti e i doveri dei cittadini, restringere l’esercizio delle libertà democratiche.

Quell'impegno va rivendicato e deve rappresentare l’agenda quotidiana per tutti quelli che intendono impegnarsi per difendere e affermare la nostra convivenza civile.

Allora bisogna ricordare, è necessario avere il coraggio di ricordare senza cedere alle mode corrente del revisionismo: alla liberazione dell’Italia dalla dittatura si poté arrivare grazie al sacrificio di tanti giovani, ragazzi e ragazze che, pur appartenendo a un ampio schieramento politico (c’erano i cattolici, i socialisti, gli azionisti, i militari monarchici, i comunisti. Ma si chiamavano con un solo nome: I Partigiani).

Questi ragazzi combatterono fianco a fianco, con unità d’intenti e d’azione, con un grande traguardo comune: il riscatto dell’Italia invasa e un diverso avvenire, fatto di giustizia e di eguaglianza.

La storia dell’Italia Repubblicana sta scritta per intero su quel monumento che Piero Calamandrei definì “Ora e Sempre Resistenza”.

Sandro Pertini parlò della Resistenza come di un “Secondo Risorgimento, i cui protagonisti, questa volta, furono le masse popolari”.

Per favore nel ricordare questi passaggi determinanti per la nostra democrazia non si ceda all’idea che si tratti semplicemente di retorica.

Si tratta, invece, di ricordare e ricostruire i momenti determinanti della vita della nostra Nazione e dell’Europa nel momento della sconfitta del nazismo, nazismo che è stata l’espressione più evidente della ferocia della “banalità del male”. Nazismo del quale il fascismo fu corresponsabile, pienamente corresponsabile e non semplicemente complice.


Non c’è nessuna ritualità, nessun adempimento di un ormai stanco cerimoniale nel ricordare la storia della Resistenza ed esiste uno stretto legame fra il 25 aprile e la battaglia che oggi deve essere condotta contro le diseguaglianze, le sopraffazioni, i fenomeni di sfruttamento, la disgregazione sociale che caratterizzano drammaticamente l’attualità.

Così come esiste una stretta connessione tra il 25 aprile e la ricerca della pace: un tema oggi assolutamente centrale in una situazione che vede, in diverse parti del mondo, pericoli concreti di ripresa bellica.

Parlando della Resistenza oggi non intendiamo certo approfondire la ricostruzione storiografica di quei fatti, ma semplicemente sfatare quella teoria revisionista che, negli ultimi anni, va molto di moda nell’indicare la Resistenza come semplice “Guerra Civile”.

Quelle ragazze e quei ragazzi di sessantacinque anni fa che si erano dati l’appellativo di Partigiani si accinsero, da subito, dal 26 Aprile a ricostruire il proprio Paese.

Genova, soltanto per fare un esempio, fu liberata dal popolo: l’orgoglioso Juncker Prussiano; Meinhold depose la propria spada davanti all’operaio Remo Scappini e subito la Città riprese a funzionare in tutte le sue attività.

Quando gli alleati, tra il 27 e il 28 Aprile, risalendo la riviera di Levante arrivarono a Nervi scoprirono, con loro grande stupore, che funzionava già perfino il servizio tranviario.

Eppure pensate ai bombardamenti, alle deportazioni, alle stragi che avevano colpito la nostra terra in quegli anni: ma la volontà di riprendere a vivere era stata troppo forte.

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Autore: Franco Astengo


Licenza: Copyleft 


Articolo tratto interamente da la Sinistra quotidiana 


Partigiano per Sempre


Un documentario sulla vita di Aurelio Ricciardelli, raccontata in prima persona dallo stesso Aurelio nei luoghi dove è nato, cresciuto e ha vissuto il dramma della guerra nella sua veste di partigiano.

Partigiano per Sempre from Paride Ridolfi on Vimeo.

Video credit Paride Ridolfi caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Questo blog è antifascista!



Io non amo il fascismo e le dittature, se volete inserire un banner, vi ricordo questa iniziativa.





Oggi come ieri, ora e sempre resistenza!