mercoledì 31 gennaio 2018

Comunicato Medici Senza Frontiere: in Siria ospedale colpito da due attacchi aerei



Comunicato da Medici Senza Frontiere


30 Gennaio 2018

Alle 10.20 circa di lunedì 29 gennaio, l’ospedale di Owdai (noto anche come Al Ihsan) nella città di Saraqab, Governatorato di Idlib, è stato colpito da due attacchi aerei che hanno distrutto parte dell’edificio. Lo ha riferito il direttore dell’ospedale, che supportiamo donando medicine e forniture mediche per il reparto d’urgenza. Altri membri dello staff medico hanno raccontato che il primo attacco ha colpito la sala d’attesa e il secondo l’area antistante l’ospedaledistruggendo un’ambulanza che era parcheggiata lì fuori.
L’attacco è avvenuto mentre in ospedale stavano arrivano i feriti di un precedente attacco aereo, che circa un’ora prima aveva colpito il mercato principale di Saraqab, uccidendo 11 persone, sempre secondo il direttore dell’ospedale. L’attacco all’ospedale avrebbe provocato almeno 5 morti tra cui un bambino, e almeno sei feriti tra cui tre membri del personale medico.
Quest’ultimo incidente dimostra la brutalità con cui l’azione medica si trova sotto attacco in Siria. Il fatto che questo attacco abbia colpito una struttura medica mentre stava ricevendo pazienti da curare è particolarmente grave ed è una chiara violazione del diritto internazionale umanitario”, ha detto Luis Montiel, capo missione di MSF in Siria settentrionale.
Gli attacchi aerei del 29 gennaio sono il secondo incidente ad aver colpito l’ospedale negli ultimi 10 giorni. Il 21 gennaio un altro attacco aereo aveva colpito l’area davanti all’entrata. L’esplosione ha fatto scoppiare i vetri dell’edificio e ha danneggiato i generatori di elettricità, costringendo l’ospedale a chiudere per tre giorni.
Ora l’ospedale di Owdai è stato chiuso per un tempo indefinito. L’attacco arriva in un momento in cui i bisogni sanitari nell’area stanno per aumentare a causa dello sfollamento di massa dei siriani in fuga dai nuovi combattimenti scoppiati nelle aree rurali orientali di Idlib e nell’area nordorientale di Hama. Decine di migliaia di famiglie sono fuggite a nord verso il confine con la Turchia, i distretti a nord di Idlib e nelle aree rurali di Aleppo ovest. Vivono in tende sovraffollate o in ripari di fortuna esposti alle rigide temperature invernali.
La popolazione in questa zona sta subendo nuove difficoltà e i bisogni medici verosimilmente aumenteranno. La chiusura dell’ospedale di Owdai avrà un serio impatto su persone già vulnerabili, ha aggiunto Montiel di MSF.
L’ospedale da 18 posti letto di Owdai è l’unico ospedale pubblico nel distretto di Saraqab e serviva una popolazione di 50.000 persone. Prima dell’attacco aveva un pronto soccorso e un ambulatorio e forniva chirurgia generale e traumatologica. L’ospedale forniva una media di 3.800 consultazioni mediche al mese.
Anche se sono chiaramente proibiti dal diritto internazionale umanitario, gli attacchi contro le strutture mediche restano comuni in Siria e i servizi sanitari subiscono conseguenze gravissime, ha detto Montiel di MSF.
Nel 2016, 32 strutture mediche supportate da MSF sono state bombardate in 71 diversi episodi. Nel 2015 abbiamo documentato 94 attacchi contro 63 ospedali e strutture sanitarie supportati da MSF in Siria.
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Catalogna

Catalunya from Oliver Astrologo on Vimeo.

Photo e video credit Oliver Astrologo caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


Zagabria in timelapse & hyperlapse

Zagreb - The city with a million hearts. Timelapse & Hyperlapse from Kirill Neiezhmakov on Vimeo.

Photo e video credit Kirill Neiezhmakov caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

Mattino d'inverno di Aleksandr Puskin



Mattino d'inverno

Gelo e sole; giornata mirabile!
E tu sonnecchi, o mia adorabile -
su, bella, di svegliarsi e' ora:
dischiudi gli occhi di piacere,
stella del nord fatti vedere
incontro alla nordica aurora!

Ieri sera era tormenta,
e fosco il cielo, buia tenda;
la luna, pallida chiazza,
ingialliva fra nuvole gravi
e tutta mesta tu sedevi -
ma adesso... guarda alla finestra:

sotto quel cielo azzurrissimo
stesa la neve, al sole splende;
soltanto il bosco nereggia,
l'abete alla brina verdeggia,
di ghiaccio il ruscello lucente.

Una luce ambrata si posa
su tutta la stanza. E' festosa
la stufa che accesa scricchia.
Al caldo bello meditare.
Ma perche' non far attaccare
la morellina alla slitta?

Sulla neve del mattino,
con l'impaziente cavallino,
Mia cara, svelti scivolando
vedremo i campi sterminati,
i boschi, da poco spogliati,
e quella riva che amo tanto.

Aleksandr Puskin


martedì 30 gennaio 2018

Ricorda!



"Ricorda, non iniziò subito con le camere a gas e i campi di sterminio. Iniziò con i politici che dividevano le persone tra «noi e voi».
Iniziò con l’intolleranza e l’odio verbale e quando le persone iniziarono a non interessarsi più, divennero prima insensibili e poi chiusero gli occhi davanti all'orrore."


Anonimo


Anpi: le leggi razziali in Italia

In occasione del Giorno della Memoria l'ANPI, ha realizzato cinque mini documentari sulle leggi razziali in Italia.

Importanti le parole della presidente nazionale Anpi, Carla Nespolo:

“Le leggi razziali rappresentano il volto vero del fascismo – e c’è un bisogno enorme di farle conoscere in particolare alle giovani generazioni. L’Anpi lo sente come un dovere e ha così realizzato questi cinque video con l’auspicio di una larghissima diffusione. Dobbiamo contrastare culturalmente la novella del fascismo ‘buono’ che offende il Paese intero”.

Negli ultimi tempi vedo troppa esaltazione destroide e fascista in Italia, forse molti hanno problemi di memoria storica.

Invito tutti a guardare questi video, sono fatti e non bufale, come le tante che fanno girare i razzisti in rete e non solo.

Credits:

Anpi

1 SCUOLA leggi razziali


1 SCUOLA leggi razziali from ANPI on Vimeo.

Video credit ANPI caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

2 PROFESSIONI leggi razziali


2 PROFESSIONI leggi razziali from ANPI on Vimeo.

Video credit ANPI caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

3 FAMIGLIA leggi razziali


3 FAMIGLIA leggi razziali from ANPI on Vimeo.

Video credit ANPI caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

4 SPETTACOLO leggi razziali


4 SPETTACOLO leggi razziali from ANPI on Vimeo.

Video credit ANPI caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

5 DIVIETI leggi razziali


5 DIVIETI leggi razziali from ANPI on Vimeo.

Video credit ANPI caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


30 gennaio 1972 – Irlanda del Nord: a Derry i paracadutisti britannici aprono il fuoco sui manifestanti cattolici che protestano contro la reclusione preventiva senza termini temporali per il processo. È il Bloody Sunday, le vittime sono 13



Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Bloody Sunday (in gaelico: Domhnach na Fola), letteralmente "Domenica di sangue", è il termine con cui si indicano gli eventi accaduti nella città di Derry, Irlanda del Nord, il 30 gennaio del 1972, quando il 1º Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell'esercito britannico aprì il fuoco contro una folla di manifestanti per i diritti civili, colpendone 26.

Tredici persone, la maggior parte delle quali molto giovani (di cui sei minorenni), furono colpite a morte, mentre una quattordicesima morì quattro mesi più tardi per le ferite riportate. Due manifestanti rimasero feriti in seguito all'investimento da parte di veicoli militari. Molti testimoni, compresi alcuni giornalisti (tra i quali l'italiano Fulvio Grimaldi), affermarono che i manifestanti colpiti erano disarmati. Cinque vittime inoltre furono colpite alle spalle. Nel 2003 un ex paracadutista inglese confessò di aver sparato a Bernard McGuigan, che sollevava un fazzoletto bianco, uccidendolo.

Il Governo Britannico condusse due inchieste:

  • Il "Widgery Tribunal", tenutosi in seguito al verificarsi dei fatti, prosciolse largamente l'autorità ed i soldati britannici da ogni colpa, ma fu da più parti criticato come un "insabbiamento", compreso l'ex capo di gabinetto di Tony Blair, Jonathan Powell.
  • La "Saville Inquiry", stabilita nel 1998 per gettare nuova luce sui fatti (presieduta da Lord Saville di Newdigate). Il documento - composto da migliaia di pagine - fu fornito al governo inglese a giugno 2010 dopo molti ritardi. Il 15 giugno 2010 il primo ministro del Regno Unito David Cameronha presentato le conclusioni del rapporto a firma di Lord Saville di Newdigate commissionato alcuni anni prima dal Governo britannico, che condanna senza alcuna giustificazione la condotta tenuta in quelle circostanze dall'esercito inglese. Il primo ministro del Regno Unito ha così concluso: «Sono patriottico e non voglio mai credere a niente di cattivo sul nostro Paese, ma le conclusioni di questo rapporto sono prive di equivoci: ciò che è successo il giorno di Bloody Sunday è stato ingiusto e ingiustificabile. È stato sbagliato».


  • La campagna dell'IRA contro l'occupazione britannica dell'Irlanda del Nord era in corso già da due anni, e l'eco dell'evento incoraggiò l'arruolamento nell'organizzazione. La Domenica di sangue resta tra gli eventi più significativi della storia recente dell'Irlanda del Nord, probabilmente anche perché avvenuta sotto gli occhi di telecamere e giornalisti.

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    Questo articolo è pubblicato nei termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


    Polonia: le donne tornano in piazza per il diritto d'aborto

    20180117 DÉJÀ VU! Ogólnopolski Strajk Kobiet - Kraków 0191 DxO

    Articolo da East Journal

    Dopo poco più di un anno dalle imponenti manifestazioni note come Czarny Protest, “protesta in nero“, contro la criminalizzazione e il divieto totale d’aborto proposto dal partito di governo Diritto e Giustizia (PiS), le donne polacche sono tornate in piazza sfilando nelle principali città del paese col sostegno del piccolo “Podemos polacco”, il movimento Partia Razem.

    Il tentativo di liberalizzare l’aborto

    Stavolta, però, a scatenare la rabbia dei manifestanti è stata proprio l’opposizione in Parlamento per non aver assicurato sufficienti voti alla proposta di liberalizzare la legge sull’aborto, alla Camera per una prima lettura il 10 gennaio. Infatti, 29 deputati di Piattaforma Civica (PO), il principale partito d’opposizione, si sono astenuti e tre hanno votato contro incorrendo nell’espulsione dal partito come capitato a altri tre parlamentari del liberale Nowoczesna. Ha sorpreso, invece, il voto a favore di 58 deputati di PiS. L’oggetto della disputa è stata la proposta chiamata “Salviamo le donne” che prevedeva tra altre ipotesi per così dire “minori” (introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, vendita della pillola del giorno dopo senza prescrizione medica) il diritto d’aborto senza restrizioni fino alla 12° settimana. Secondo quanto stabilito da una legge in vigore dal 1993, questa pratica ad oggi è esercitata solo nei casi in cui la vita della madre sia a rischio, la gravidanza sia frutto di stupro o incesto, oppure il feto sia gravemente malformato.

    L’opposizione in parlamento lascia sole le donne


    L’opposizione ci ha abbandonato e ha perso fiducia e credibilità ai nostri occhi” ha dichiarato a East Journal Zofia Marcinek, studentessa di Varsavia e attivista su questo fronte dal 2016. “Mentre Razem condivide le nostre battaglie e ci ha sempre sostenuto nonostante gli sforzi siano limitati in quanto forza extra-parlamentare, il comportamento di PO e Nowoczesna è indicativo della distanza tra i partiti e i cittadini. Una volta eletti, i politici, abituati alla deferenza e a critiche blande, non si sentono più responsabili delle loro azioni e alcuni non ne prevedono nemmeno le conseguenze visto che conserveranno sempre la poltrona, almeno per questa legislatura. Nowoczesna, però, sta tentando di correre ai ripari promuovendo una proposta di legge simile alla nostra. Non è perfetta ma è già qualcosa. Non ci ha stupito invece il comportamento di PiS. Già in campagna avevano promesso che non avrebbero mai rigettato un’iniziativa cittadina al primo colpo e così è stato. Inoltre, anche se il loro obiettivo è un divieto totale, sanno che molti polacchi non sono d’accordo. A metà mandato assumersi un rischio del genere non sarebbe saggio. Anche in passato hanno fatto così: quando le elezioni si avvicinano, le loro misure si fanno meno drastiche e cambiano alcune personalità chiave, mentre altre si defilano”.

    Ulteriori restrizioni in arrivo?

    Nella stessa seduta del 10 gennaio, mentre la proposta “Save the Women” veniva rigettata, è avvenuta la prima lettura del progetto “Stop Abortion”, presentato dalla Fondazione “Vita e Famiglia” e approvato per un ulteriore riesame. Il disegno prevede la proibizione dell’aborto in caso di malformazioni fetali. I medici che non rispetteranno il divieto incorreranno in sanzioni penali.

    Secondo le statistiche ufficiali del governo, nel 2016 sono stati effettuati 1088 aborti legali in Polonia, di cui 1042 dovuti a insufficienza irreversibile o malattia fetale incurabile. Ciò significa che alla luce dei cambiamenti che potrebbero arrivare, circa il 95% di queste donne lo farebbe illegalmente, e i medici che hanno eseguito questa procedura sarebbero esposti a accuse penali. “Già oggi le restrizioni all’aborto sono più severe che sulla carta” ci dice Zofia. “Molti dottori sono obiettori, altri pensano che praticandolo si farebbero brutta pubblicità. Così, in molti Voivodati diventa veramente impossibile esercitarlo. Alcune donne non vengono nemmeno informate sulle patologie fetali per evitare che ricorrano all’aborto”


    In base alle le stime di varie organizzazioni non governative, il numero di aborti clandestini è compreso tra gli 80 e i 190 mila l’anno. Se la legge venisse approvata, questi numeri non farebbero che aumentare. Secondo un reportage del The Guardian, in Polonia l’aborto illegale costa quasi 895 dollari e per questa ragione sono molte le donne che decidono di recarsi all’estero, specie in Slovacchia dove la cifra media si aggira attorno ai 380 euro.

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    Fonte: East Journal


    Autore: 
    Paola Di Marzo

    Licenza: Licenza Creative Commons
    Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.



    Articolo tratto interamente da East Journal


    Photo credit Jakub Hałun (Own work) [CC BY-SA 4.0], via Wikimedia Commons



    Comunicazione di servizio



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    Citazione del giorno


    "Il futuro dipende da ciò che facciamo nel presente."


    Mahatma Gandhi


    lunedì 29 gennaio 2018

    L'Orologio dell'Apocalisse a 2 minuti dalla mezzanotte


    Articolo da Pressenza

    L’intelligenza superiore è un errore dell’evoluzione, incapace di sopravvivere per più di un breve attimo nella storia evolutiva.

    [Ernst Mayr (1904-2005), genetista evoluzionista]

    La vita attuale è inquinata alle radici. L’uomo s’è messo al posto degli alberi e delle bestie e ha inquinata l’aria, ha impedito il libero spazio. Può avvenire di peggio. […] l’occhialuto uomo […] inventa gli ordigni fuori del suo corpo […] Forse attraverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, di fronte al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.

    [Italo Svevo, La Coscienza di Zeno, 1923].

    Scrivo con un nodo alla gola. Le vittime, l’ecatombe nucleare di Hiroshima e Nagasaki non sono servite a niente, non hanno insegnato nulla? È mai concepibile che l’essere umano soffra di amnesia cronica, non sia capace di conservare e tramandare la memoria, la sola guida che può evitarci di ricadere negli stessi errori del passato?

    Si, l’Apocalisse nucleare non è mai stata così vicina dal 1945. È un allarme, l’avvertimento che costantemente ci lancia il comitato scientifico dei maggiori esperti mondiali del Bulletin of the Atomic Scientists, che dal 1947 ha introdotto un messaggio visivo immediato ed efficace con il Doomsday Clock (Orologio dell’Apocalisse), che segna quanti minuti ci separano, secondo le loro valutazioni, dalla Mezzanotte dell’olocausto nucleare. Si tratta naturalmente di una valutazione, che gli esperti multidisciplinari del Bulletin fanno valutando tutti i fattori geopolitici che aggravano e avvicinano il rischio della guerra nucleare. È un messaggio a tutte le donne e gli uomini del Pianeta, perché un guerra nucleare metterebbe seriamente a rischio l’esistenza stessa del società umana: quando ad Einstein fu chiesto con quali armi sarebbe stata combattuta le Terza guerra mondiale, egli rispose “Non lo so, ma la Quarta sarà combattuta con la clava”!

    Che i potenti della Terra accecati da calcoli di potere e logiche miopi giochino col fuoco (in questo caso atomico!) non stupisce più di tanto: ma che il genere umano non prenda consapevolezza della catastrofe che incombe e non alzi la voce e si mobiliti globalmente per fermarli è una cosa che rasenta l’assurdo! Un’umanità votata al suicidio? Tutti noi viviamo ogni giorno in mezzo a una umanità immersa nel migliore dei casi nelle preoccupazioni quotidiane, dalle “cose importanti”, presa alla guida frenetica dell’automobile, incurante degli altri se non nevrotica; spesso assorbita dagli “affari”, da questioni di soldi, magari per la sopravvivenza ma spesso per smanie di arricchirsi. Un’esigua minoranza ha preso consapevolezza del rischio incombente che tutto questo possa scomparire da un attimo all'altro, vaporizzarsi in un fungo atomico.

    Una umanità meschina e incosciente. Se questa Terra si vaporizzasse, sarebbe un evento impercettibile, assolutamente insignificante fra i miliardi di galassie, ciascuna con miliardi di stelle, e migliaia di miliardi di pianeti, tanti di essi con forme di vita, anche superiore.

    Mi scuso per la retorica, ma un richiamo alla modestia, al senso dei limiti delle nostre vite, dello stesso genere umano, dovrebbe richiamare molti alla realtà e promuovere la volontà incrollabile di fermare questa follia. Che cosa insegniamo ai ragazzi a scuola? Io sono ormai in pensione, altrimenti domattina aprirei la lezione con questo argomento, illustrerei brevemente il problema, e darei la parola ai ragazzi.

    Qualche fatto

    Dopo la retorica vorrei riassumere più sinteticamente possibile i fatti.

    Gli esperti del Bulletin valutano due questioni: “il futuro della civiltà è più sicuro o più a rischio rispetto all'anno scorso? E rispetto ai più di sette decenni da quando poniamo questa questione?”

    Oggi essi denunciano la “minaccia nucleare insostenibile”! Il pericolo senza precedenti che le armi nucleari possano essere usate, sia intenzionalmente che involontariamente o accidentalmente. Ci sono migliaia di testate nucleari pronte al lancio immediato su allarme: le potenze nucleari tengono il dito sul grilletto della pistola, una irresponsabile ricetta per il disastro! Gli allarmi nucleari per errore abbondano nella storia dell’era nucleare: un crampo, o un attimo di distrazione può premere il dito sul grilletto! Noam Chomsky ha detto che l’umanità è viva per miracolo.

    Lungi dal pensare ad eliminare le armi nucleari, i potenti della Terra hanno programmato il loro ammodernamento e perfezionamento per i prossimi decenni, armi “più utilizzabili” (more usable), investendo migliaia di miliardi! Sottratti ovviamente a quelle spese che potrebbero eliminare la fame e la povertà dal mondo, rimuovendo o riducendo le scandalose disuguaglianze, che anzi si allargano sempre più.

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    Fonte: Pressenza


    Autore: 
    Angelo Baracca

    Licenza: Licenza Creative Commons
    Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.


    Articolo tratto interamente da Pressenza


    Vignetta del giorno



    Photo credit Rouge caricata su Vermi di Rouge – Una società che striscia - licenza: Creative Commons 


    Allarme smog: 39 capoluoghi di provincia oltre i limiti


    Emergenza smog sempre più cronica in Italia.

    Link diretto: https://www.legambiente.it/contenuti/dossier/malaria-2018

     


    La vera storia dei giorni della merla


    Articolo da L’Undici

    Sapete quali sono i giorni più freddi dell’anno? 29, 30 e 31 gennaio. Ma non è stato sempre così: tanto tempo fa gennaio aveva 28 giorni poi una volta i merli, che allora erano bianchi, sottovalutarono la potenza del Generale Inverno. E quello si arrabbiò davvero.

    C’era una volta …

    … prima che le leggi della natura fossero spiegate dagli scienziati a farla da padrone era il terribile Generale Inverno che mandava neve e gelo sull’intero globo terracqueo. Il suo potere era concentrato nei mesi di dicembre e gennaio mentre già in febbraio il vecchio Generale era influenzato dalla giovane primavera e si faceva più mite. Anche i mesi non erano uguali a quelli di oggi, infatti gennaio aveva solo 28 giorni e febbraio 31.

    In uno di quei freddissimi mesi di gennaio la terra era ricoperta da una coltre bianca e anche i merli erano bianchi, ma proprio tutti bianchi tranne, come oggi,  il becco giallo.

    Fu così che un anno il 28 gennaio i merli uscirono dai loro nidi contenti che il periodo per loro più difficile stesse per finire. Già si vedeva qualche filo d’erba spuntare da sotto la neve e sotto i primi pallidi raggi di sole cominciarono a prendersi giuoco del buon vecchio Generale Inverno. 

    Soprattutto le merle femmine che, come nella gran parte delle specie animali, avevano la lingua più lunga inziarono a vantarsi dello scampato pericolo: “anche quest’anno ce l’abbiamo fatta”, “il Genarale inverno non fa più paura a nessuno”, “ha appena la forza di rinfrescare per un paio di mesi”, “domani sarà febbraio e il vecchio Generale non sarà più capace di fare niente”…

    L’orgoglioso Generale tollerò per un po’, ma poi sentendosi sbeffeggiato da quegli insignificanti uccellini (al suo cospetto erano effettivamente piccoli e indifesi) montò su tutte le furie e sbottò: “voi bianchi pennuti mi avete stancato, vi farò pentire di avere preso in giro il potentissimo Generale Inverno! Avete voluto scherzare, ma adesso la pagherete!” Ciò detto raccolse tutte le sue forze, gonfiò il petto e con le sue grosse manone strappò tre giorni a febbraio e li attaccò alla fine di gennaio. Quindi scatenò la più grande bufera di tutto l’inverno: vento gelido e neve per tre giorni come non si era mai visto.

    I merli che stavano festeggiando in anticipo la fine dell’inverno smisero subito di ridere e scherzare e cercarono conforto nei loro nidi. Ma il vento era troppo potente e il gelo arrivò anche lì. Allora cercarono riparo tra gli alberi o sotto le tettoie ma il freddo li raggiunse implacabile. Alla fine per trovare un po’ di tepore si rifugiarono nei camini delle case. Passò quindi il 29 gennaio e il freddo aumentò, passò anche il 30 gennaio e continuò a nevicare, arrivò il 31 gennaio e fu il giorno più freddo di tutto l’anno.

    I merli si salvarono restando appollaiati per tre giorni nei tiepidi camini in cui si erano rifugiati. La sera del 31 gennaio la tempesta si placò e la temperatura iniziò a risalire, il Generale Inverno aveva terminato la sua prova di forza e, soddisfatto, poteva lasciare spazio a un febbraio in cui avrebbe condiviso il tempo con la fresca primavera.

    Finalmente i merli poterono uscire dai loro ripari di fortuna. Iniziarono a becchettare i primi fili d’erba che già spuntavano per placare i morsi della fame. Appena furono più tranquilli finalmente alzarono gli occhi e guardandosi gli uni con gli altri videro che qualcosa era cambiato: le loro bianche piume dopo i tre giorni trascorsi nei camini si erano impregnate di fuliggine ed erano diventate tutte nere. Provarono a lavarsi in qualche pozza di neve sciolta, si strisciarono le piume nelle prime foglioline verdi,  si becchettarono le penne l’un l’altro … non ci fu niente da fare: il nero non se ne andò e il loro piumaggio bianco fu perso per sempre.


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    Fonte: 
    L’Undici



    Articolo tratto interamente da 
    L’Undici


    Il Corvo di Edgar Allan Poe


    The Raven - Il Corvo

    "Siano queste parole d'addio" alzandomi gridai
    "uccello o creatura del male, ritorna alla tempesta,
    Alle plutonie rive e non lasciare una sola piuma in segno
    Della tua menzogna. Intatta lascia la mia solitudine,
    Togli il becco dal mio cuore e la tua figura dalla porta"
    Disse il Corvo: "Mai più
    E quel Corvo senza un volo siede ancora, siede ancora
    Sul pallido busto di Pallade sulla mia porta.
    E sembrano i suoi occhi quelli di un diavolo sognante
    E la luce della lampada getta a terra la sua ombra.
    E l'anima mia dall'ombra che galleggia sul pavimento
    Non si solleverà "Mai più" mai più.

    Edgar Allan Poe


    Proverbio del giorno


    La calunnia non distrugge l'uomo onesto, poiché passata l'inondazione la pietra riappare.


    Proverbio cinese


    domenica 28 gennaio 2018

    Momenti



    "Ciò che nella vita rimane, non sono i doni materiali, ma i ricordi dei momenti che hai vissuto e ti hanno fatto felice. La tua ricchezza non è chiusa in una cassaforte, ma nella tua mente.
    È nelle emozioni che hai provato dentro la tua anima."

    Alda Merini 


    Positano e Paestum in 4K

    Positano 4K from tripartiste on Vimeo.

    Photo e video credit tripartiste caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


    Russia

    Russia from Pete R. on Vimeo.

    Photo e video credit Pete R. caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


    sabato 27 gennaio 2018

    Giorno della memoria: passato e presente


    Articolo da Pressenza

    Sono stato ad Auschwitz nell’agosto del 1990. Non c’erano ancora i Viaggi della memoria ne’ il Giorno della memoria (che sarà istituito dalle Nazioni Unite solo nel 2005), il muro di Berlino era stato abbattuto nel novembre dell’anno precedente, Tadeusz Mozowiecki era stato nominato da pochi mesi primo capo del governo polacco non comunista ed io ero uno studente di filosofia dell’Università di Messina. Con un gruppo di amici e compagni, con i quali avevamo partecipato durante qull’anno accademico al movimento studentesco della Pantera – approfittando di una convenzione tra l’università siciliana e le università polacche, che ci consentiva di dormire nelle sovietiche case dello studente – decidemmo di fare un viaggio estivo nella Polonia che muoveva i primissimi passi nella democrazia post-sovietica e nell’economia capitalista. La attraversammo per un mese da sud a nord, da Cracovia a Danzica, in treno con un biglietto interail. E, naturalmente, facemmo tappa anche al campo di sterminio che rese noto al mondo il paese di Oswiecim, Auschwitz in tedesco.

    Il campo di concentramento e sterminio di Auschwitz – il più grande di tutti i lager nazisti, con i suoi campi satelliti – fu liberato dagli increduli soldati dall’Armata Rossa il 27 gennaio del 1945. Ad essi si palesò, per la prima volta, un’autentica fabbrica della tortura e della morte. L’assurda messa in pratica tecnologica della follia della “soluzione finale”, dell’annientamento di un popolo, lo sterminio degli ebrei. E, insieme ad essi, di tutti coloro che il regime considerava alieni: omosessuali, zingari, testimoni di geova, antifascisti e dissidenti. Si calcola che nei lager nazisti morirono circa 17 milioni di persone, tra i quali 6 milioni di religione ebraica.


    Un genocidio. Ma non l’unico, ne’ il primo, ne’ quello che ha realizzato il maggior numero di morti nella storia degli stermini dei popoli. La modernità occidentale si fonda su un altro genocidio, ormai praticamente dimenticato: quello dei nativi americani, 80 milioni di persone sterminate dalle armi e dalle malattie dei conquistatori europei, a partire dal 1492. E poi ci furono gli stermini e i campi di concentramento della colonizzazione bianca in Africa, il genocidio degli armeni perpetrato dall’impero ottomano… e via elencando, fino ai giorni nostri. Eppure, i lager nazisti sono stati la più scientifica ed efficace organizzazione per la distruzione di massa delle persone e della loro umanità: la pianificazione della fabbrica della disumanità, l’esplorazione di tutte le possibilità della riduzione delle persone a cosa, il paradigma del male. Questa è l’impressione che ne ebbi anch’io, visitando Auschwitz, senza aver ancora letto Primo Levi.

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    Fonte: Pressenza


    Autore: 
    Pasquale Pugliese -  articolo originale pubblicato su 

    Licenza: Licenza Creative Commons
    Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.


    Articolo tratto interamente da Pressenza


    venerdì 26 gennaio 2018

    Mai dimenticherò...

     
    "Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
    Mai dimenticherò quel fumo.
    Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
    Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
    Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
    Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
    Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai."



    Elie Wiesel

    Tratto dal libro "La notte" di Elie Wiesel



    Storie di deportazione e resistenza


    Articolo da Cronache di ordinario razzismo

    A ottant’anni dalla promulgazione delle cosiddette leggi “razziali”, l’Associazione Salam, ente attuatore dello Sprar di Martina Franca, organizza lunedì 29 gennaio un incontro di “storie e riflessione”  dedicate alla Giornata della Memoria, al fine di sviluppare una coscienza critica e quegli  anticorpi essenziali a combattere il razzismo, l’intolleranza e l’antisemitismo, in un presente in cui si assiste a fenomeni di recrudescenza di movimenti che si ispirano al fascismo. Per l’occasione l’Associazione, in collaborazione con la Coop Al Fallah organizza alle ore 19 presso il Caffè Letterario Undercover di Martina Franca (via Pacinotti 1) l’incontro di presentazione del libro “Partigiani e Antifascisti di Terra d’Otranto” di Ippazio Antonio Luceri, detto Pati che dialogherà con l’educatore Salam Cataldo Mignogna. 

    L’opera è dedicata a tutti coloro che hanno pagato in tanti modi, spesso con il sacrificio della vita: alle centinaia di partigiani e antifascisti, figli della Terra d’Otranto, comprendente le attuali Province di Lecce, Brindisi e Taranto: una terra – come afferma l’autore – che “non è stata soltanto quella degli Starace (segretario del fascio), ma anche degli Stampacchia, dei Pandiani, dei Mellone, dei Sozzo, dei Gigante, dei Refolo, degli Arditi del popolo di Taranto vecchia, degli eroici lavoratori della repubblica popolare neretina”. 

    Durante l’iniziativa dunque si ripercorreranno le tristi pagine della nostra storia: quella della deportazione e dello sterminio nei campi di concentramento nazisti di milioni di ebrei, zingari, omosessuali e non solo…. Tra i deportati infatti ci furono circa 30 mila  partigiani e antifascisti.

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    Fonte: Cronache di ordinario razzismo

    Autore: redazione Cronache di ordinario razzismo

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    Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.


    Articolo tratto interamente da Cronache di ordinario razzismo  



    Pollice su e giù della settimana


    Via libera in Italia al farmaco contro la cecità nato dalla ricerca di Rita Levi Montalcini tratto da L'HuffPost





    Cantù, donna rifiuta di farsi visitare da un medico perché “negro”. Lui: “Grazie, ho il tempo per un caffè” tratto da Fanpage







    giovedì 25 gennaio 2018

    Filo spinato di Peter


    Filo spinato

    Su un acceso rosso tramonto,
    sotto gl'ippocastani fioriti,
    sul piazzale giallo di sabbia,
    ieri i giorni sono tutti uguali,
    belli come gli alberi fioriti.
    E' il mondo che sorride
    e io vorrei volare. Ma dove?
    Un filo spinato impedisce
    che qui dentro sboccino fiori.
    Non posso volare.
    Non voglio morire.

    Peter (bambino ebreo ucciso dai nazisti nel ghetto di Terezin)

    Treno deraglia a Milano, vittime e feriti


    Articolo da Radio Onda d’Urto

    Un regionale è deragliato intorno alle 7 di stamattina, giovedì 25 gennaio, a Seggiano di Pioltello, alla porte orientali di . A bordo c’erano 350 persone, in massima parte student* e lavoratrici-tori pendolari.

    Al momento le vittime accertate e confermate sono tre, tre donne pendolari e lavoratrici lombarde.

    Almeno 5 i feriti gravi in codice rosso, 8 in codice giallo, 100 invece in codice verde. Il treno 10452, proveniente da Cremona e diretto a Milano Porta Garibaldi, è deragliato fra Treviglio e Pioltello. La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta per disastro ferroviario colposo.
    La Cremona – Milano è una di quelle linee segnalate, pochi giorni fa, dal rapporto Pendolaria di Legambiente come tra le peggiori d’Italia, con 10mila pendolari al giorno, stipati, su treni lenti e sovraffollati dall’età media di 17 anni.

    INCHIESTA – Il treno è della società lombarda (joint venture tra Trenitalia e da FNM – Ferrovie Nord Milano) mentre dei binari è responsabile Rete Ferroviaria Italiana, RFI, che in una nota parla di “cedimento strutturale di circa 20 centimetri di binario, due chilometri più indietro rispetto al luogo del deragliamento”. RFI ha quindi negato le prime voci relative a possibili problemi agli scambi nel tratto precedente al deragliamento.

    Quel che è certo è che tre vetture del treno regionale 10452 Cremona – Treviglio – Milano Porta Garibaldi sono uscite dai binari ad alcuni chilometri dalla stazione di Pioltello, in località Seggiano. Il treno – sempre secondo Rete Ferroviaria Italiana – ha percorso con alcune ruote fuori dalle rotaie circa due chilometri prima che una delle tre vetture impattasse un palo della trazione elettrica e si accartocciasse. A quel punto il treno si è scomposto.


    Sul fronte dei , chiusa la Brescia – Milano. Il traffico sulle lunghe percorrenze è deviato su Verona e Bologna, con ritardi di circa due ore. Sul trasporto regionale invece disposti autobus sostitutivi. Rabbia invece, per il tweet di Trenord che parla solo di uno…”svio” e di inconveniente tecnico che interrompe la linea, senza cenno al deragliamento e ai morti. Decine i messaggi di risposta, e di insulti, a Trenord per la totale mancanza di attenzione e sensibilità mostrata dopo la tragedia.

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    Intervento audio su Radio Onda d’Urto 


    Fonte: Radio Onda d’Urto 

    Autore: redazione Radio Onda d’Urto

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    Articolo tratto interamente da Radio Onda d’Urto 

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