mercoledì 20 dicembre 2017

AAA cercasi umanità disperatamente



Articolo da la Sinistra quotidiana

Il “decoro urbano”. Chi sarebbe costui? Parafrasando malamente il Manzoni, noi siamo quei tanti Don Abbondio che si interrogano su un Carneade dei nostri tempi, impersonale, un concetto di rappresentazione visiva delle nostre città che deve corrispondere al perbenismo dal sapore un po’ retrò, di quella vecchia piccola borghesia d’un tempo, per l’appunto, che male si adatta alla faciloneria di una classe media odierna che vive di odio alimentato da un pregiudizio dettato da sentimenti esclusivamente di pancia.

Di ragione, infatti, di buon senso e di umanità vi è molto poco, anzi non ve ne è proprio traccia nella richiesta fatta al sindaco di Como da parte di alcuni cittadini di non consentire l’aiuto con un pasto caldo e un bicchiere di vino o di the ai barboni e a quanti vivono all’addiaccio.

Aiutarli, sostengono costoro, significherebbe incentivare il degrado della città, farla apparire “accattona” (che Pasolini vi perdoni e ci perdoni) e sminuire quindi la bellezza che si confà alle feste natalizie.

La “sporcizia”, dunque, sotto il tappeto e sopra tutti belli e sorridenti, inghirlandati e pieni di vischio a cantare gli stornelli della vigilia, a scambiarsi regali e a fare buoni propositi ascoltando la benedizione papale della messa non più di mezzanotte ma delle ventuno e venti su Rai Uno.

La sporcizia… così, come qualcosa di brutto, da nascondere, da allontanare dalla vista; così sono vissute le persone che vivono dormendo su una panchina con tre gradi di temperatura intorno: il perbenismo egoistico vince sul messaggio del Natale, ma vince forse ancora di più su un senso laico di umanità che dovrebbe portare i cittadini di Como (e tutte e tutti noi, chiunque indistintamente) a considerare i diversi da noi come esseri umani proprio come noi.

Nel bellissimo film di Luigi Magni “L’anno del Signore”, un integerrimo cardinale Rivarola, cacciatore di briganti e difensore dell’integrità statuale del regno pontificio, parlando con un umile ciabattino presuntamente analfabeta, segretamente alfabetizzato, gli si rivolge per consolarlo dell’abbandono della sua donna, una “giudia”: “Eh, caro Cornacchia, ti rivelerò una cosa che al mondo ancora nessuno sa: io credo che questi giudei siano persone proprio come noi.”.

C’è sempre uno stupore da parte del mondo nello scoprire che siamo tutti uguali, che non vi sono differenze anche se noi le percepiamo grazie al pregiudizio che è insito nell’animo umano come una specie di malefico anticorpo che ci dovrebbe tutelare dalla minaccia rappresentata dall’incosciuto ma anche dal diverso, da chi non accetta una medesima comportamentalità nella vita di tutti i giorni, da chi fuoriesce dai canoni della maggioranza.

E la minoranza, così, per guadagnarsi il diritto ad essere considerata quanto meno tale, quanto meno “dignitosa”, deve lottare per decenni, per secoli, a volte anche per millenni per affermare una banalità, una semplicità – brechtianamente parlando – che “è difficile a farsi”.

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Autore: Marco Sferini


Licenza: Copyleft 


Articolo tratto interamente da la Sinistra quotidiana 


2 commenti:

  1. Dov'è finita la "pietas cristiana"? Questa è proprio cattiveria e il degrado è nei cervelli di chi pensa di avere diritto di impedire un gesto di umanità.

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