giovedì 4 maggio 2017

Un mondo di muri

Villamiseria5


Articolo da The Bottom up

Lo costruiamo un nuovo muro? Perché non estendere il muro tra Messico e Stati Uniti? Quando si parla di barriere che dividono uno stato dall’altro è bene non attribuire ai vari Orban o Trump che in questo momento spopolano nel mondo un ruolo da pionieri. Perché, oggigiorno, sono centinaia i muri divisori presenti sulla terra. E non stiamo parlando solo di muri che separano un paese da un altro, tra i quali i più famosi sono sicuramente quello tra Messico e Stati Uniti e quello tra Israele e i territori palestinesi, ma anche di muri urbani, che dividono all’interno delle stesse città i quartieri benestanti da quelli più poveri. Non se ne parla, ma in America Latina ne sono stati costruiti a decine negli ultimi trent’anni. Ce ne sono a Buenos Aires, a San Paolo, a Lima, a Caracas, a Città del Messico e in molte altre città.

A Lima, in Perù, il muro è lungo più di dieci km e divide il lussuoso quartiere di Las Casuarinas, dove una casa può costare fino a due milioni e mezzo di dollari, e il quartiere povero di Pamplona alta. Per entrare a Las Casuarinas viene richiesto il documento d’identità ed eludere i controlli è impossibile. La cresta del colle è il confine tra due mondi: da una parte del muro ci si trova davanti a lussuosi appartamenti e ville con piscina, dall’altra a piccole case, se così le si può definire, di lamiera e senza servizi igienici, in cui l’acqua potabile manca e viene venduta dalle poche autocisterne che vi arrivano due volte a settimana e dove non c’è illuminazione pubblica. E indovinate un po’ da chi è stato costruito questo muro, da molti definito “della vergogna”? Da nessun politico di destra, come potremmo immaginando, ma dai gesuiti. Infatti, a iniziare la costruzione del muro nel 1985 fu il Collegio La inmaculada de las Casuarinas, per proteggere i propri alunni. Poi, dal 1990, altri hanno continuato quel muro fino a fargli raggiungere le dimensioni attuali.

Una realtà simile è quella di Buenos Aires, dove una recinzione di metallo isola la Villa 31 all’interno del quartiere Retiro (qui si chiamano “villa” quelle che in Brasile sono “favelas”). Villa 31 è una delle zone più povere dell’Argentina e, paradossalmente, si trova proprio nel Retiro che è, inveceuno dei distretti residenziali più costosi dell’America Latina. La Villa è nata negli anni ’30 e ci vivono circa 45.000 persone. Durante il primo decennio del 2000 alcune migliorie sono state fatte con l’obiettivo di fornire acqua potabile ed elettricità ad un maggior numero di case. Nel 2007 però Mauricio Macri, attuale presidente dell’Argentina, divenne governatore della provincia di Buenos Aires. Proprio durante la sua amministrazione un recinzione di metallo è stata costruita affinché coloro che percorrono l’autostrada Illia non possano vedere cosa si nasconde nella Villa 31.

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Fonte: 
The Bottom up

Autore: Sabrina Mansutti



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Articolo tratto interamente da 
The Bottom up


Photo credit Aleposta (Own work) [GFDL or CC BY-SA 4.0-3.0-2.5-2.0-1.0], via Wikimedia Commons


6 commenti:

  1. I muri sono dappertutto, pure sui blog che monitorano...

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  2. Abbiamo giustamente gioito quando hanno abbattuto il muro di Berlino, ma il mondo è pieno di muri della vergogna e ne nascono sempre di nuovi, siano essi muri mentali, di cemento, o di filo spinato.
    Ciao buon week end
    enrico

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    1. I muri mentali sono i più pericolosi, difficili da demolire.

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