giovedì 13 ottobre 2016

13 ottobre 1972 – Disastro aereo delle Ande


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Con l'espressione "disastro aereo delle Ande" ci si riferisce all'incidente aereo avvenuto sulla Cordigliera delle Ande il 13 ottobre 1972 e ai drammatici avvenimenti che ne conseguirono, conclusi con il salvataggio dei sopravvissuti entro la vigilia di Natale dello stesso anno. Nell'incidente e nelle settimane seguenti persero la vita 29 persone, mentre ne sopravvissero 16.

Negli anni 1970 l'aeronautica militare uruguayana (Fuerza Aérea Uruguaya), per incrementare i propri introiti, affittava alcuni dei propri aeroplani ed equipaggi per operare voli charter su diverse rotte nel Sudamerica

Tra questi voli vi era anche il numero 571, decollato la mattina del 12 ottobre 1972 dall'aeroporto "Carrasco" di Montevideo, in Uruguay, diretto all'aeroporto "Arturo Merino Benitez" di Santiago del Cile. A bordo si trovava l'intera squadra di rugby degli Old Christians Club del Collegio Universitario "Stella Maris" di Montevideo, che si stava recando con i rispettivi allenatori, parenti e amici a disputare un incontro al di là della Cordigliera delle Ande; ad essi si era aggiunta una persona estranea (la signora Graciela Mariani, che si doveva recare a Santiago per il matrimonio della figlia), la quale si era imbarcata sull'unico posto rimasto libero. Il volo era operato con un Fokker Fairchild FH-227D, pilotato dal copilota, tenente colonnello Dante Héctor Lagurara, sotto la supervisione del comandante, colonnello Julio César Ferradas.

La nebbia fitta e le perturbazioni che interessavano le Ande in quelle ore costrinsero però l'aereo ad atterrare in serata all'aeroporto "El Plumerillo" di Mendoza, in Argentina; i passeggeri dovettero quindi pernottare nella città argentina, per concludere il viaggio il giorno successivo.

L'indomani, 13 ottobre, le condizioni meteo non erano ancora migliorate a sufficienza; in aggiunta, i regolamenti aeronautici argentini vietavano agli aerei militari stranieri di rimanere più di 24 ore sul territorio nazionale, sicché i piloti si trovavano nella necessità di dover partire, col rischio di essere costretti a rientrare a Montevideo. Tuttavia, dopo essersi consultati con altri piloti provenienti dal Cile, si risolsero a partire.

La quota di tangenza del Fokker (28 000 piedi/8 540 m) non permetteva all'aereo di attraversare con margine di sicurezza le Ande (che in quel tratto raggiungono altezze superiori ai 6000 metri) direttamente ad alta quota; l'aereo doveva quindi necessariamente attraversare la catena in corrispondenza di un passo tra i monti. In quella zona, si potevano seguire due rotte: la prima, più veloce, prevedeva l'attraversamento del passo Juncal, situato in linea d'aria circa 200 km a ovest di Mendoza, per poi raggiungere San Felipe e virare a sud verso Santiago; la seconda prevedeva una lunga discesa verso sud fino a Malargue, seguita da una deviazione verso ovest per superare le Ande in corrispondenza del passo Planchón, seguita infine da una deviazione verso nord, una volta raggiunta la città di Curicó, in direzione di Santiago. Il tenente colonnello Lagurara, sebbene fosse stato rassicurato sulla praticabilità di ambo le rotte, optò per quest'ultima, più lunga ma più sicura, giacché presentava montagne di quota più bassa e la copertura del sistema di navigazione VOR (assente al Juncal).

Le prime fasi del volo si svolsero regolarmente, fino a quando l'aereo si accinse all'attraversamento del passo Planchón; dopo aver raggiunto Chilechito ed essersi immesso nella rotta Amber 26, alle 15.08 (circa due minuti in ritardo rispetto alla tabella di viaggio stilata prima del decollo) l'aereo arrivò a Malargue e virò verso ovest, in direzione del passo del Planchón, seguendo la rotta Green 17. Il Fokker viaggiava a un'altitudine di 18 000 piedi (5 486 metri), dove il cielo era sgombro di nubi, mentre al disotto le montagne erano coperte, a parte alcuni picchi più alti, da un tappeto uniforme. Ciò significava che l'equipaggio poteva rendersi conto di aver oltrepassato il passo solo mediante un calcolo che tenesse conto della velocità stimata dell'aereo (in rapporto al vento) e del tempo trascorso dalla deviazione su Malargue, oltre che tramite il controllo degli strumenti di navigazione del velivolo.

Alle 15.21, 13 minuti dopo il passaggio su Malargue, Lagurara comunicò a Santiago che si trovava sul passo del Planchón, a circa 5 400 metri di quota, e che secondo i suoi calcoli sarebbe arrivato su Curicó dopo 11 minuti, cioè alle 15.32. Probabilmente anche questa valutazione di Lagurara era errata: poiché il vento soffiava verso est a una velocità superiore ai 60 km/h la velocità effettiva dell'aereo era minore e probabilmente sarebbero occorsi altri tre minuti al Fokker per raggiungere il passo.

A questo punto avvenne l'errore fatale da parte del pilota: infatti, inspiegabilmente, alle 15.24 Lagurara chiamò la torre di controllo di Santiago, comunicando di essere arrivato sopra Curicó, che avrebbe deviato verso nord lungo la rotta Amber 3 e poi iniziato l'avvicinamento all'aeroporto di Santiago del Cile per atterrare. Santiago autorizzò la deviazione verso nord per iniziare la discesa.

Ma erano passati solo tre minuti, invece degli undici previsti dal momento in cui Lagurara aveva comunicato (erroneamente, tra l'altro) di essere sopra il passo, cioè un tempo insufficiente non solo per raggiungere Curicó, ma anche per il completamento del tratto di rotta comprendente l'attraversamento delle montagne. Pertanto, al momento della deviazione verso nord, l'aereo si trovava all'incirca sopra il passo del Planchón: siffatta virata fece quindi infilare il velivolo dritto nel mezzo della Cordigliera.

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