martedì 9 febbraio 2016

La Terra dei fuochi brucia ancora nell’indifferenza di tutti

Pascarola-Caivano-RogodiRifiuti-18-06-2012

Articolo da Internazionale

A Caivano non è cambiato nulla, e così a Orta di Atella, a Giugliano e negli altri 52 comuni che fanno ufficialmente parte della cosiddetta Terra dei fuochi. Nonostante i proclami degli scorsi anni, la mappatura dei terreni inquinati e i duecento milioni annunciati dal governo Renzi per le bonifiche, il sistema dello smaltimento illecito dei rifiuti non si è fermato. Lo smaltimento segue la stagionalità delle produzioni coinvolte: ora è il tempo dei copertoni delle automobili e degli scarti del tessile, poi arriverà il turno del calzaturiero e delle plastiche per le serre.

Gli attivisti che si battono contro i roghi e gli interramenti dei rifiuti tossici conoscono le discariche abusive una per una. Sono sempre le stesse di qualche anno fa, a testimoniare che in quest’area a nord di Napoli che sconfina nel casertano l’industria dello smaltimento illecito funziona a pieno regime e ha poco a che vedere con cattive abitudine o scarsa coscienza civica.

“Le gomme delle auto sono abbandonate dagli autodemolitori e non dai gommisti, ce ne accorgiamo dal modo in cui sono tagliate. Vuol dire che si tratta degli scarti di un sistema di riciclaggio di automobili che vengono smontate e almeno in parte rottamate”, spiega Enzo Tosti, un operatore sociosanitario che da anni setaccia ogni palmo del territorio ed è convinto che, per capire di cosa si sta parlando, la monnezza va osservata da vicino, esaminata scarto per scarto. Da buon entomologo della monnezza, da anni setaccia le discariche abusive.

È così che ha intuito che i sacchetti d’immondizia accatastati uno sull’altro non sono altro che uno specchietto per le allodole. Servono a coprire il ben peggio che c’è sotto: gli scarti dell’industria della contraffazione, ma pure delle grandi griffe che affidano la cucitura delle scarpe a un consolidato sistema low cost di lavoro informale casalingo, lo smaltimento selvaggio dell’eternit senza passare attraverso le complesse operazioni di bonifica.

Alla fine, si è convinto che le discariche abusive siano nient’altro che il sintomo di un “sistema industriale malato”, e che se si volesse eliminarle davvero bisognerebbe agire a monte, colpendo i mandanti. Ma, sostiene, “come ai può pensare di eliminare il lavoro nero senza preparare misure economiche per contenere l’impatto sociale che avrebbe lo smantellamento di un sistema che dà lavoro a migliaia di persone?”

L’ultima volta che ero stato da queste parti, in un viaggio sulle strade della crisi nel sud Italia che sarebbe diventato poi un libro, Il paese del sole, Tosti mi aveva portato a vedere una discarica a cielo aperto nelle campagne di Orta di Atella. C’erano residui della lavorazione di scarpe ovunque, taniche di collanti, ritagli delle tomaie. Tosti li aveva raccontati così: “Quest’area è da sempre un polo calzaturiero importante. Ora le grandi griffe parcellizzano il lavoro, affidando l’assemblaggio dei prodotti a centinaia di persone che lo fanno a casa loro. Una volta si premuravano loro di smaltire gli scarti, ora invece lo fanno fare a questi ultimi, perché non si possa risalire a loro in nessun caso”.

Le ecoballe sono ancora lì

Nella Terra dei fuochi l’emergenza si è trasformata in uno stato di fatto che ormai impressiona pochi. Il sistema degli sversamenti è rimasto quello di prima: la forestale ha censito 52 “buche” in cui sono stati interrati rifiuti tossici, in genere scarti di grandi industrie, ma nessuno tira fuori i soldi per bonificarle. Persino le poche aree ripulite rischiano di tornare come prima, se non vengono riconvertite e rimangono consegnate all’incuria.

Anche le piramidi di ecoballe della megadiscarica di Taverna del Re, avvolte nella plastica e accatastate una sull’altra tra il 2001 e il 2008 senza distinguere tra i rifiuti, sono ancora lì. Doveva essere un sito di stoccaggio provvisorio ed è diventata una città della monnezza imballata recintata con un muro alto tre metri e sorvegliata giorno e notte.

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Fonte: Internazionale


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Articolo tratto interamente da Internazionale


Photo credit Associazione Culturale Voce per Tutti (https://www.youtube.com/watch?v=W0lpeOtT9_8) [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons


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