sabato 30 gennaio 2016

Vuoi condividere un tuo articolo in questo blog? Ecco come fare






"Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee."

George Bernard Shaw




Per pubblicare e condividere un proprio articolo su questo blog, esiste il servizio "Segnala e condividi". Per maggiori informazioni andate su:

Contatti e mandatemi un e-mail



Linee guida per la pubblicazione di guest post clicca qui


Proverbio del giorno


Ci sono soltanto due uomini perfetti: uno è morto e l’altro non è mai nato.

Proverbio cinese


venerdì 29 gennaio 2016

Vivi!



"Sono sempre felice, sai perché? Perché io non mi aspetto niente da nessuno, l'attesa fa sempre male. I problemi non sono eterni e hanno sempre una soluzione. L'unica cosa che non ha soluzione è la morte.
Non permettere a nessuno di offenderti, di umiliarti. Non devi assolutamente farti abbassare l'autostima. Le urla sono l'arma dei vigliacchi, di coloro che non hanno ragione.
Troverai sempre persone che ti vogliono dare la colpa del loro fallimento ma ognuno avrà ciò che merita.
Goditi la vita perché è molto breve, amala pienamente e sii sempre felice e sorridente, vivi la tua vita intensamente. E ricorda: prima di discutere, respira; prima di parlare, ascolta; prima di criticare, esaminati; prima di scrivere, pensa; prima di far male, senti; prima di arrenderti, prova; prima di morire, vivi."



Anonimo

Frase attribuita erroneamente a William Shakespeare e di autore ignoto


Zika virus e microencefalia


Articolo da Scientificast.it

In questi giorni i media riportano diverse notizie riguardanti Zika virus. Che cos’è? Dobbiamo averne paura? Cosa causa?

Il virus Zika è un virus della famiglia dei flavivirus a cui appartengono anche Dengue e West nile di cui abbiamo già parlato, e che come questi, è trasmesso dalle zanzare.


Il virus è stato isolato la prima volta nel 1947 in Uganda, nella foresta di Zika, da cui prende il nome. Solo recentemente ha raggiunto il continente americano, e in particolare si registrano casi in Sud America. Dal febbraio 2014 al gennaio 2016 la presenza del virus circolante è stata confermata in 18 paesi tra cui il Brasile.

Dopo 2-7 giorni dal morso delle zanzare, il virus causa nel 25% dei casi dolore articolare, congiuntivite, rash cutanei, mal di testa e febbre lieve, mentre nel 75% dei casi è asintomatico.

Solo raramente si possono verificare complicanze: nella Polinesia francese, in Brasile e a El Salvador si è osservata una correlazione tra pazienti che manifestavano sintomi neurologici simili alla sindrome di Guillain-Barré e pazienti positivi allo Zika Virus.


Ma Zika è diventato famoso in questi giorni, in quanto si ritiene che sia la causa dell’aumento dei casi di microencefalia nei neonati del Brasile. Prima dell’epidemia di Zika, infatti, i casi di questa patologia, che corrisponde a un ridotto sviluppo cerebrale, erano circa 163 per anno, mentre in quest’ultimo anno, in cui Zika si è diffuso nel paese, il numero è salito a 3530 casi. Inoltre è stata riscontrata la positività al virus del liquido amniotico di due madri che avevano partorito figli con microencefalie. Da dati epidemiologici preliminari emerge come il rischio di microencefalie aumenti se il contagio avviene nel primo trimestre della gravidanza.

I dati appena riportati evidenziano una correlazione, tuttavia manca a oggi una dimostrazione del nesso causale, cioè nessuno ha dimostrato che il virus possa avere la capacità di ritardare lo sviluppo cerebrale. Ma, considerando che Zika può dare complicanze neurologiche (come nel caso della Guillain Barré), e che è nota la capacità di alcuni virus (tra cui Citomegalovirus, Varicella, Rosolia) di attraversare la placenta e causare malformazioni del feto, i paesi interessati dall’epidemia hanno suggerito precauzioni aggiuntive alle donne incinte, arrivando anche a sconsigliare di rimanere incinta. L’OMS invece suggerisce alle donne in gravidanza di non viaggiare nei paesi interessati dall’epidemia o quantomeno di adottare opportune precauzioni e consultare il personale medico. Inoltre ha alzato il livello di controllo anche sulle trasfusioni nelle zone soggette all’epidemia.

Continua la lettura su Scientificast.it 

Fonte: Scientificast.it


Autore: 


Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.


Articolo tratto interamente da 
Scientificast.it




USA, l’acqua al piombo di Flint


Articolo da Altrenotizie.org

Da qualche settimana una gravissima emergenza legata alla fornitura di acqua potabile nella città di Flint, nello stato americano del Michigan, sta provocando una crisi politica che ha colpito in particolare l’amministrazione del governatore Repubblicano, Rick Snyder, anche se le implicazioni e le responsabilità dell’accaduto appaiono ben più ampie.

Le origini della vicenda vanno fatte risalire almeno all’estate del 2014, quando una residente di una delle città più degradate d’America, LeeAnne Walters, aveva notato l’apparire di insolite eruzioni cutanee sulla pelle di uno dei suoi quattro figli dopo ogni bagno nella piscina di casa. La donna aveva allora richiesto un’analisi chimica dell’acqua erogata dai miscelatori della sua abitazione alle autorità municipali, le quali hanno infatti riscontrato la presenza di piombo ad un livello di 104 parti per miliardo (ppb). Le linee guida dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente americana (EPA) indicano la presenza di rischi per la salute già al di sopra di 15 ppb.

Test effettuati nei mesi successivi, e condotti sempre dal comune di Flint, hanno dato poi risultati ben superiori, spesso vicini a 400 ppb. Già questi livelli indicavano una situazione molto pericolosa per i circa 100 mila abitanti della città del Michigan, ma la realtà era di gran lunga peggiore.

Un team di ricercatori dell’università Virginia Tech ha infatti condotto in seguito centinaia di esami in condizioni diverse, riscontrando livelli di piombo sbalorditivi. La rilevazione più preoccupante indicava nell’acqua, bevuta o utilizzata per lavarsi e per cucinare da decine di migliaia di residenti, un livello di oltre 13.000 parti per miliardo. Sempre l’EPA classifica qualsiasi sostanza con un livello di piombo superiore a 5.000 ppb come “rifiuto tossico”.

La differenza dei dati rilevati, secondo i ricercatori della Virginia Tech, era dovuta al fatto che le autorità cittadine avevano adottato - deliberatamente - sistemi per la raccolta dei campioni di acqua che garantivano risultati inferiori. Ad esempio, la quantità di piombo diminuisce se si lascia scorrere l’acqua per alcuni minuti oppure se la raccolta viene fatta mantenendo bassa la pressione del rubinetto.

L’accumulo di piombo nel corpo umano può avere effetti catastrofici e irreversibili, soprattutto nei bambini. Il Centro per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie americano (CDC) spiega come “non si conosca un livello misurabile di piombo nel sangue che non abbia effetti nocivi”. L’EPA, inoltre, ricorda che il livello ideale di piombo in acqua potabile dovrebbe essere pari a “zero”.

In bambini e neonati, l’esposizione al piombo per periodi relativamente lunghi può causare danni fisici e cognitivi irreparabili. Vari studi hanno anche messo in evidenza come il piombo nel corpo umano sia responsabile, tra l’altro, di danni al cervello e al sistema nervoso, ma anche ai reni e al sistema cardiovascolare.

Gli oltre ottomila residenti di Flint al di sotto dei cinque anni hanno con ogni probabilità in gran parte assunto quantità estremamente pericolose di piombo, come ha confermato uno studio medico del settembre scorso che ha confrontato i livelli di questa sostanza nel sangue di centinaia di bambini della città con altri che vivono altrove, riscontrando numeri molto più alti nel caso dei primi.

La causa dell’inquinamento di piombo nell’acqua potabile erogata agli abitanti di Flint, ad ogni modo, è dovuta esclusivamente alle decisioni prese dalla classe politica dello stato del Michigan, a cominciare dal governatore repubblicano Snyder.

L’iniziativa che ha provocato la crisi è datata aprile 2014 ed è dovuta al “commissario speciale” di Flint, Darnell Earley, nominato poco prima dal governatore Snyder per la città in crisi finanziaria. Earley aveva autorizzato l’abbandono del sistema idrico di Detroit per l’approvvigionamento di acqua perché diventato troppo costoso dopo il processo seguito alla bancarotta della metropoli del Michigan. Detroit ottiene la propria acqua dal lago Huron e da qui erano giunte per un secolo anche le forniture idriche destinate a Flint.

Nella primavera del 2014, dunque, Flint optò per le acque dell’omonimo fiume, nonostante fossero ben noti i problemi di inquinamento di questo corso d’acqua, utilizzato per anni come discarica da compagnie come General Motors (GM). Soprattutto, le acque del fiume Flint sono altamente corrosive, così che, non appena hanno iniziato a passare attraverso le vecchie tubature del sistema idrico del Michigan, hanno provocato il distacco del piombo che è appunto finito nelle forniture destinate ai residenti della città.

Questi ultimi si sono venuti poi a trovare in una situazione paradossale, con il gestore della distribuzione dell’acqua che ha continuato a inviare bollette agli utenti di Flint, spesso per centinaia di dollari, nonostante la presenza documentata di piombo e la conseguente minaccia alla loro salute.

La crisi in corso è stata da molti collegata, oltre che ai danni descritti in precedenza a causa dell’esposizione al piombo, a svariati casi di Legionella, un’infezione dell’apparato respiratorio e trasmissibile anche attraverso l’acqua. Nelle scorse settimane, nella sola città di Flint sono stati registrati almeno dieci decessi per questa malattia.

Continua la lettura su Altrenotizie.org


Fonte: Altrenotizie.org 


Autore: 
Michele Paris

Licenza: Creative Commons (non specificata la versione


Articolo tratto interamente da Altrenotizie.org 



Immagine del giorno

https://www.flickr.com/photos/loic80l/24550005331/in/explore-2016-01-26/


Museo del Louvre

Photo credit Loïc Lagarde caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons


Islanda dal cielo

Himneskur from Matthieu VAUTRIN on Vimeo.


Photo e video credit Matthieu VAUTRIN caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Tempesta Jonas a New York

GOTHAM RUN | Storm Jonas in NYC from BROOKLYN AERIALS on Vimeo.


Photo e video credit BROOKLYN AERIALS caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


L'odore dell'inverno di Anton Cechov


L'odore dell'inverno

Il tempo dapprincipio fu bello,
calmo. Schiamazzavano i
tordi, e nelle paludi qualcosa di vivo
faceva un brusio, come se
soffiasse in una bottiglia vuota.
Passò a volo una beccaccia e
nell'aria con allegri rimbombi.
Ma quando nel bosco si fece
buio e soffiò da oriente un vento
freddo e penetrante, tutto tacque.
Sulle pozzanghere si allungarono
degli aghetti di ghiaccio.
Il bosco divenne squallido, solitario.
Si senti l'odore dell'inverno.


Anton Cechov


Pollice su e giù della settimana


La caffeina non fa male al cuore, anzi lo protegge tratto da AGI - Agenzia Giornalistica Italia












giovedì 28 gennaio 2016

Madelyniris - Ghost

Oggi presento un brano di un'artista americana; buon ascolto.

Il brano scelto è rilasciato con licenza Creative Commons.

Credits:

Facebook: https://www.facebook.com/madelyniris.music 

Twitter: https://twitter.com/madelyniris

Bandcamp: http://madelyniris.bandcamp.com/

Soundcloud: https://soundcloud.com/madelyniris

Jamendo: https://www.jamendo.com/artist/457898/madelyniris



Video credit JamendoTV caricato su YouTube - licenza: Creative Commons  


Questo blog sostiene il Copyleft e quindi anche la musica libera, se sei un artista e vuoi pubblicare il tuo video, basta contattarmi via e-mail.


Il Wwf contro l’ipotesi di abbattere i lupi


Articolo da WWF Italia 

Il WWF ribadisce la propria contrarietà all’ipotesi che si sta affacciando negli ultimi tempi di abbattere individui di alcune  popolazioni locali di lupo, così come previsto dal Piano d’azione nazionale della specie in via d’approvazione, ipotesi che viene giustificata dalla ricerca di un "equilibrio" tra la specie selvatica e l'attività umana. L’ultima volta se ne è parlato, ad esempio, nel corso del Convegno del progetto LIFE Wolfalps tenutosi a Cuneo lo scorso 22 gennaio, in cui i partecipanti hanno discusso tale opzione.

E’ vero che la ricolonizzazione di aree rurali da parte del lupo può costituire un problema per gli allevatori e i cacciatori, ma l’Associazione è comunque fortemente contraria alla concessione da parte del Ministero dell’Ambiente di deroghe alle norme che proteggono la specie per la sua conservazione di lungo periodo.  Sebbene la popolazione nazionale del lupo possa essere in rapida ripresa, non esistono ancora dati scientificamente robusti sulla distribuzione ed abbondanza del carnivoro in Italia che attestino il raggiungimento di una sua condizione sicuramente favorevole nel lungo periodo. Nel Piano del Ministero si parla di due popolazioni arbitrariamente distinte, Alpina ed Appenninica, solo ai fini gestionali e, grazie ad un monitoraggio svolto secondo un protocollo condiviso dagli esperti, solo recentemente è stato confermato che sulle Alpi il lupo è ancora lungi da essere fuori pericolo. Ciò è dovuto anche al pesante impatto del bracconaggio e di altre cause di morte come  le collisioni con autoveicoli.

Continua la lettura su WWF Italia

Fonte: WWF Italia

Autore: WWF Italia

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Condividi allo stesso modo 3.0 Unported


Articolo tratto interamente da WWF Italia 



mercoledì 27 gennaio 2016

Allora per la prima volta ci siamo accorti...



"Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest'offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più già di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è, e non è pensabile. Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga." 

 Primo Levi 


 Tratto da | Se questo è un uomo di Primo Levi


martedì 26 gennaio 2016

Ravensbrück: l’inferno delle donne

Bundesarchiv Bild 183-1985-0417-15, Ravensbrück, Konzentrationslager

Articolo da NarrAzioni Differenti

La storia di Ravensbrück è la storia di un campo di concentramento –dimenticato dai più e dalla storia– destinato, almeno nominalmente, alla rieducazione delle prigioniere, e trasformato poi in campo di sterminio dove morirono novantaduemila donne.

Le porte di Ravensbrück si aprirono il 15 maggio del 1939 e, a differenza della maggior parte dei campi di concentramento, era destinato perlopiù alle donne.

Ma al suo interno non erano presenti solo ebree che, infatti, costituivano il 15% circa delle internate. Il progetto di Hitler era quello di eliminare le donne non conformi, giudicate inutili dal regime: oppositrici politiche, lesbiche, rom, prostitute, disabili e donne con problemi psichici e sociali.

Sin da subito vennero internate duemila donne. Le prime deportate furono: comuniste, socialdemocratiche, antinaziste –seppur “ariane”– accusate del grave reato di aver violato alcune leggi sulla “purezza razziale”, avendo avuto rapporti sessuali con una “razza” inferiore a quella tedesca.

Lo scopo del campo, all’inizio, è quello di rieducare le antinaziste. La rieducazione si otteneva, secondo loro, attraverso ordine, disciplina, pulizia e lavoro, che diventano i primi strumenti di tortura per le deportate.

A Ravensbrück le giornate iniziavano con il fischio sinistro della sirena alle quattro del mattino e terminavano alle diciotto, dopo quattordici interminabili ore di duro lavoro, fame, angherie e atroci punizioni. I turni erano massacranti e alienanti. Mezz’ora di tempo per scendere dal letto, vestirsi di stracci, rifare il letto alla perfezione secondo il regolamento (altrimenti erano guai –e spesso la vita era appesa a un filo, anche solo per sciocchezze simili). Poi sùbito in coda alla latrina, schierandosi davanti al blocco per l’appello mattutino.

In piedi per ore e ore, in posizione di attenti, sotto la pioggia, la neve, senza muoversi, né lamentarsi, impossibilitate anche di coprirsi dal freddo. In quelle zone le temperature scendevano di parecchi gradi sotto lo zero, e dopo qualche minuto restare anche solo in piedi diventava un’impresa impossibile.

Questo è ciò che toccava alle donne più forti fisicamente, perché le più gracili venivano immediatamente sterminate.

Ad altre ancora invece aspettò un’altra, amara, sorte: furono impiegate nei bordelli interni ai campi di concentramento.

Per disposizione delle SS di Heinrich Himmler, Ravensbrück fornì tutti i principali lager, escluso quello di Auschwitz, di ragazze da impiegare nei bordelli interni ai campi di concentramento con l’intento di incrementarne la produttività. Ai suddetti bordelli avevano accesso: il personale di guardia al campo, gli internati criminali comuni (contraddistinti dal triangolo verde) e, più in generale, i prominenti di razza “ariana”.

Molte donne si offrirono volontarie per sfuggire alle terribili condizioni del campo.
Le prostitute impiegate nei bordelli dei campi ricevevano qualche beneficio in più rispetto alle altre donne che lavoravano nei capannoni delle fabbriche o fuori, al freddo, a fare lavori spesso inutili –come, ad esempio, trascinare enormi sassi da una parte all’altra del campo per poi risistemarli come prima.

Le donne che si prostituivano nei bordelli potevano riposare la mattina, avevano giorni liberi, ricevevano vestiti e cibo, potevano lavarsi e venivano generalmente trattate meglio; ma la maggior parte di esse tornarono a Ravensbrück dopo pochi mesi affette da malattie veneree.

Il paradosso risiedeva nell’internare prostitute per rieducarle, per poi impiegarle come prostitute nei bordelli dei campi di concentramento. Una delle tante, stupide, contraddizioni dei nazisti.

Donne disperate, sfruttate, affamate, calpestate, violentate. A Ravensbrück non c’era molta scelta e, come in tutti i campi di concentramento, si poteva morire per un sì o per no, per uno sguardo, per un gesto considerato oltraggioso o sbagliato, per un sospiro di troppo.

Continua la lettura su NarrAzioni Differenti

Fonte: 
NarrAzioni Differenti  


Autore: 
 

Licenza:Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale. 


Articolo tratto interamente da 
NarrAzioni Differenti

Photo credit Bundesarchiv, Bild 183-1985-0417-15 / CC-BY-SA 3.0 [CC BY-SA 3.0 de], via Wikimedia Commons


La farfalla di Pavel Friedman

La farfalla

L'ultima, proprio l'ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
L'ultima
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell'altra volta fu l'ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

Pavel Friedman


lunedì 25 gennaio 2016

Il business che spreme le arance


Articolo da Comune-info 
di El Salmón Contracorriente

I risultati della ricerca Exprimidos – Lo que hay detrás del negocio del zumo de naranja [Quel che c’è dietro l’affare del succo d’arancia], realizzata dalla campagna europea Supply Cha!nge della quale fa parte la rete di attivisti Col•lectiu RETS e che è stata condotta in Brasile e in Europa, fanno luce su qualcosa che i supermercati di generi alimentari sono soliti occultare: la dipendenza e lo sfruttamento dei lavoratori nelle aziende e nelle piantagioni, così come la distruzione dell’ambiente, in particolare attraverso il massiccio utilizzo di pesticidi.

Negli ultimi 30 anni si è avuto un enorme incremento della produttività del succo di arancia, anche a seguito dell’aumento della densità delle piantagioni. Dovendo sopravvivere in un mercato altamente competitivo, si è verificato un processo di concentrazione in tutti i settori della catena di produzione del succo di arancia.

Oggi, le imprese Sucocítrico Cutrale Ltda (Cutrale) [1], Citrosuco S/A (Citrosuco) [2] e Louis Dreyfus Commodities Agroindustrial S/A (LDC) controllano in Brasile tutta l’attività di produzione ed esportazione del succo d’arancia. Queste tre società controllano in maniera effettiva il mercato globale, fornendo alle più grandi aziende di imbottigliamento più del 50 per cento del succo prodotto.

Il danno ambientale del succo d’arancia: i pesticidi

L’arancia è uno dei frutti ai quali si applicano più pesticidi in forma intensiva poiché tra tutti i prodotti esportati dal Brasile è quella che richiede la maggior quantità di pesticidi per ettaro. Dal 2008, il Brasile è leader mondiale nel consumo di pesticidi, avendo incrementato molto velocemente il loro uso nell’ultimo decennio (il 190% rispetto alla crescita complessiva del consumo degli stessi, contro un incremento globale di consumo che è stato del 93%). Il settore relativo alla vendita di pesticidi in Brasile costituisce un grande affare dominato da una manciata di multinazionali. Inoltre, i tipi di pesticidi utilizzati e venduti in Brasile sono particolarmente nocivi tant’è che in altri paesi molti di essi sono stati ritirati dal mercato per motivi legati all’ambiente.

Dal 2007 il numero di intossicazioni dovute ai pesticidi è raddoppiato arrivando a 4.537 casi segnalati. Gli incidenti correlati con l’uso dei pesticidi sono aumentati del 67% e la cifra ufficiale dei morti è passata da 132 a 206. Si stima che il numero dei casi che non sono stati ufficialmente comunicati farebbe aumentare queste cifre in maniera considerevole.

Inoltre, all’inizio dell’ultimo decennio si è scoperta in Brasile la cosiddetta “enfermedad verde”, un’infezione batterica delle coltivazioni di arancia. Questa scoperta ha portato all’impiego massiccio di insetticidi neonicotinoidi che si ritiene mettano in pericolo le colonie di api, sia selvatiche che domestiche. Questi pesticidi vengono usati per ammazzare le api poiché queste vengono considerate responsabili della trasmissione della “enfermedad verde” attraverso l’impollinazione. Tuttavia, ciò che in definitiva accade, è che i pesticidi finiscono per uccidere le api utilizzate per l’impollinazione degli aranceti destinati al commercio.

Continua la lettura su Comune-info 

Fonte: Comune-info  


Autore: 
El Salmón Contracorriente , l’articolo è stato pubblicato anche su Diagonal - traduzione per Comune-info: Daniela Cavallo

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Italia

Articolo tratto interamente da 
Comune-info



Forte terremoto tra Spagna e Marocco


Un terremoto di magnitudo 6.3 della scala Richter è stato registrato questa mattina nel mare di Alboran (Mediterraneo) ed è stato avvertito nel sud della Spagna e nel Marocco settentrionale.

Secondo il National Geographic Institute di Spagna, il sisma si è verificato alle 04.22 ore locali, in acque vicine ad Al Hoceima (Marocco) a una profondità di dieci chilometri.

Almeno ventisei persone sono rimaste ferite a Melilla, dove sono state sospesele lezioni nelle scuole e ci sono problemi nelle comunicazioni.


Si segnalano anche alcuni crolli e danni agli edifici e in queste ore continuano le scosse.


domenica 24 gennaio 2016

Voglio ricordare i profili sociali di questo blog

Queste sono le pagine sociali del blog in diversi servizi web. Trovate Web sul blog ai seguenti link (cliccate su per accedere):









Se vi piace questo blog aiutatelo a crescere, diffondete anche ai vostri amici i miei link. Grazie a tutti per la vostra fiducia.

Gli italiani secondo l'Istat


Articolo da Associazione Consumatori - AECI

Roma - 08 gennaio 2016  Roma - 08 gennaio 2016  

Dal 1878 l’Annuario statistico italiano accompagna il percorso della statistica ufficiale, offrendo un patrimonio di dati statistici solido e strutturato e molte chiavi di lettura sui principali temi ambientali, sociali ed economici che interessano il Paese. Questa edizione, la seconda nella nuova veste con contenuti, grafica e modalità di diffusione fortemente rinnovati, propone in apertura di ogni capitolo una sintesi dei dati più rilevanti, oltre a grafici e indicatori che guidano il lettore nell’interpretazione dei fenomeni.  I dati presentati nei 24 capitoli, con dettaglio regionale e generalmente riferiti al 2014, sono accompagnati da un confronto sintetico con i quattro anni precedenti e da un ampio set di metadati, glossario e note metodologiche.

Ritorno in città

La distribuzione della popolazione fra comuni capoluogo e comuni compresi nelle cinture urbane sta nuovamente cambiando. Dopo la fuga dalle grandi città dei primi anni duemila, che ha fatto crescere in misura significativa i residenti dei comuni della prima e seconda cintura, fra il 2011 e il 2014 la direzione si è invertita e, pur con alcune piccole eccezioni, gli spostamenti dalla prima e dalla seconda corona sono ora diretti verso il centro capoluogo.

Ancora in crescita la raccolta differenziata, restano le differenze lungo la Penisola

Nel 2014 la quantità di rifiuti urbani raccolti si attesta a 29,7 milioni di tonnellate (488 chilogrammi per abitante), lo 0,3% in più dell’anno precedente, con una modesta inversione di tendenza rispetto al periodo 2010-2013. La raccolta differenziata raggiunge il 45,2%, dal 40% del 2012; a livello territoriale i valori più alti si registrano in Trentino-Alto Adige (67,0%) e in Veneto (67,6%); quelli più bassi in Sicilia (12,5%) e Calabria (18,6%). Nel Settentrione, ad eccezione di Valle d’Aosta e Liguria, tutte le regioni differenziano più della metà dei propri rifiuti.

Sempre più energie rinnovabili 

Negli ultimi cinque anni si è ridotto in misura consistente l’apporto delle fonti tradizionali alla produzione di energia elettrica, da 76,6% del 2010 a 63,0% del 2014. Al contempo è cresciuto il contributo delle fonti rinnovabili, nel 2014 si attestano al 43,1% della produzione lorda totale.  


Continua la lettura su Associazione Consumatori - AECI


Fonte: Associazione Consumatori - AECI


Autore: Associazione Consumatori - AECI

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.



Articolo tratto interamente da 
Associazione Consumatori - AECI


Proverbio del giorno

 

Chi nasce tondo non muore mai quadro.


Fukushima oggi

Measurement Station of the real-time radiation level measurement system

Articolo da ComeDonChisciotte 

DI ROBERT HUNZIKER
counterpunch.org

In tutto il mondo il termine “Fukushima” è diventato sinonimo di disastro nucleare e di assenza di soluzione dei problemi. Ai giorni nostri Fukushima è probabilmente una delle catastrofi meno comprese poiché nessuno sa né come riparare al danno né la vera entità del problema stesso. Essa si trova infatti  in un territorio pressoché inesplorato dove la fusione del nocciolo regna  indisturbata. Come un genitore eccessivamente premuroso la TEPCO si limita a monitorare la situazione continuando però a compiere errori.


Col passare del tempo emergono  lentamente frammenti d'informazione dalla prefettura di Fukushima. Recentemente, per esempio, la città fu visitata da Arkadiusz Podniesinski, il noto fotografo documentarista di Chernobyl e le immagini da lui scattate ritraggono uno scenario di distruzione preoccupante che non lascia alcuna speranza per il futuro.

La fatiscente centrale nucleare di Fukushima Daiichi si staglia sinistramente sullo sfondo delle nostre vite al pari dell'immagine della distruzione impersonificata da Godzilla col suo “soffio atomico.”

Nel commento di Podniesinski sono evidenti le responsabilità dell'incidente nucleare “non sono né i terremoti né gli tzunami i responsabili del disastro alla  centrale nucleare di Fukushima Daiichi, l'errore è umano. Il rapporto redatto dal comitato eletto dal parlamento giapponese incaricato di investigare sul disastro non lascia dubbi a riguardo. L'incidente si poteva prevedere ed evitare. Come nel caso di Chernobyl è stato principalmente un errore umano la causa della devastazione,” fotografo e regista Arkadiusz Podniesinski visita Fukushima, Axis of Logic, 27 dicembre 2015.

Quattro anni dopo l'incidente oltre 120.000 residenti non possono ancora tornare alle loro case. Le aree radioattive sono contrassegnate dal colore rosso che indica il più alto livello di contaminazione, la zona rossa  >50mSv/y, alll'interno di essa non c'è in atto nessun' opera di decontaminazione. E' impensabile che i vecchi abitanti della città possano mai ritornarvi, anche se il governo lascia intendere diversamente.

Le radiazioni si accumulano. In linea di massima un essere umano è in grado di sopravvivere per un'ora all'esposizione di 1 Sv/h o 1000 mSv/h. Il livello di radiazioni massimo raccomandato agli esseri umani è inferiore a 500 mSv. Una radiografia al torace per intenderci  produce 0,10 mSv. Il limite standard mondiale per coloro che operano nel nucleare è di 20mSv/annui (fonte: manuale di sopravvivenza alle radiazioni). Eppure  a Fukushima, a causa dell'emergenza, i lavoratori sono esposti fino a 100 mSv prima di abbandonare il sito.

Nelle zone contrassegnate dal colore arancione i livelli di radiazioni sono compresi tra i 20 e 50mSv/annui, valori troppo alti per ripopolare la zona, anche se un'opera di decontaminazione è già in corso. Agli antichi residenti è permesso visitare le proprie case per qualche ora, rigorosamente di giorno, ma di gente non se ne vede poi molta. Parte dei suoi vecchi abitanti non intende farvi ritorno e gran parte delle case in legno  di città e villaggi sono totalmente abbandonate a loro stesse.

Le aree meno contaminate sono contrassegnate dalla zona verde (<20mSv/annui). Qui l'opera di decontaminazione è stata ultimata e l'ordine di evacuazione verrà presto revocato.
Circa 20.000 lavoratori ripuliscono  terreno e strade, strofinano manualmente le pareti, i tetti e le grondaie casa per casa e il materiale radioattivo e contaminato viene stoccato in grossi sacchi neri accatastati nella campagna circostante.

I sacchi neri radioattivi vengono caricati sui camion e scaricati nei sobborghi dove si aggiungono ad altre migliaia e migliaia di sacchi neri impilati. Vista dall'alto questa distesa temporanea di rettangoli neri geometricamente disposti a perdita d'occhio appare come la trapunta di un gigante. Il governo afferma che entro trent'anni i sacchi radioattivi verranno smaltiti, ma come?

Quest'imponente processo di decontaminazione non escluderebbe potenziali rischi. Le prime aree ad essere decontaminate saranno le zone intorno alle abitazioni, alle campagne e una fascia di dieci metri in corrispondenza delle strade. Altre aree come montagne e foreste non saranno invece toccate e questo potrebbe costituire un problema perché incendi e piogge pesanti  potrebbero trasportare gli isotopi radioattivi verso le zone decontaminate. Secondo Podniesinski l'anno scorso una cosa simile è già successa due volte a Chernobyl.

Per poter visitare le città all'interno della zona vietata e della zona rossa è necessario un permesso per ciascuna città. I richiedenti devono avere motivi legittimi per potervi  accedere e le strade sono  rigorosamente sorvegliate. Podniesinski passò due settimane a Fukushima nel tentativo di trovare il giusto contatto per ottenere il permesso. Infine date le sue numerose visite a Chernobyl e le sue esperienze pregresse riuscì ad  ottenere l'autorizzazione.

Con un camice semitrasparente di protezione, copriscarpe  blu, maschera e dosimetro il fotografo visitò la città di Futaba all'interno della zona vietata. Con una popolazione di 6.113 abitanti la città di Futaba confinava con la centrale di Fukushima ed è una delle aree maggiormente colpite dalle radiazioni per cui la decontaminazione è da considerarsi impensabile al momento e, probabilmente, per sempre.

La città era un importante centro di attività commerciali legate alla pesca e all'agricoltura, in particolare il commercio di garofani era la sua maggiore risorsa. La mattina del 12 marzo 2011 la cittadina venne fatta evacuare in massa. E' interessante notare che, secondo le foto scattate, il municipio di Futaba era una struttura di mattoni rossi a quattro piani, moderna, con ampie finestre e decorazioni nere e slanciate che ci aspetteremmo di vedere in una qualsiasi città media d'America piuttosto che in un'antica cittadina giapponese, un tempo centro dell'antico distretto di Futaba (periodo Edo tra il 1603 e il 1868).

Uno slogan appeso sulle strade principali recita “Energia nucleare per un futuro radioso.” Podniesinski fu invitato a visitare Futaba con Mitsuru e Kikuyo Tani, rispettivamente di 74 e 71 anni. L'hanno portato a quella che una volta era la loro casa, alla quale tornano una volta al mese ,per qualche ora, per controllare se il soffitto  ha  crepe e se reggono gli infissi ed eventualmente effettuare qualche piccola riparazione. La loro gita mensile è puramente sentimentale, Futaba è la città delle loro origini, ma nei loro cuori sanno che ormai non è altro che un ricordo del passato che indugia, ma che non tornerà mai più.

A Futaba all'improvviso il tempo si è fermato e non è cambiato più niente da quel fatidico giorno. Le foto mostrano edifici in lento declino e macchine ricoperte di arbusti e piante rampicanti. Sembra di vedere una scena della serie televisiva “The Walking Dead,” dove a terrorizzare la città sono gli zombie e non le radiazioni. L'immagine è quella senza vita di una città  tetra e infestata, immortalata  come se il mondo intero si fosse all'improvviso fermato.

Con un lungo camice bianco simile a quello di un chirurgo, copriscarpe blu, guanti aderenti,, cuffia sui capelli e mascherina,Kikuyo Tani è ritratta seduta sui talloni all'entrata della sua vecchia casa. Nei suoi occhi un'espressione di profonda rassegnazione e,mentre il suo sguardo assente e inespressivo si guarda intorno, emerge una desolazione che solo la fotografia è in grado di ritrarre. La sua fronte e i suoi occhi  penetranti sono l'unica cosa viva dentro un'altra immagine infestata e senza vita.

Un'altra foto interessante mostra un tridimensionale Colonnello Sanders a grandezza umana con il suo caratteristico vestito bianco, fiero,in piedi vicino a un KFC in un centro commerciale vuoto. Anche qui è stato catturato l'attimo: una quiete sinistra, un carrello della spesa abbandonato e liquidi riversati sul pavimento a testimonianza del fatto che la gente lasciò tutto quello che stava facendo per scappare via, abbandonando  la spesa negli anni.

L'imponente opera di pulizia della prefettura di Fukushima include 105 tra città, paesi e villaggi. A differenza di Chernobyl dove le autorità hanno dichiarato una zona con divieto di abitazione di 1000kmq e spostato 350.000 persone, permettendo così alle radiazioni di disperdersi col tempo, il Giappone sta cercando di riportare Fukushima a quello che era un tempo. Ma il materiale radioattivo raccolto nei sacchi neri sarà un problema esasperante che si protrarrà per anni.

A tal proposito le autorità giapponesi hanno commissionato la costruzione di un'imponente  discarica all'esterno della centrale nucleare di Fukushima Daiichi che dovrebbe contenere tra i 16 e i 22 milioni di sacchi di detriti, pari a riempire 15 stadi da baseball. Sfortunatamente i sacchi pieni di materiale radioattivo sono diventati più di un semplice mal di testa, sono una forte emicrania. Un camion ne riesce a trasportare 6-8 alla volta, questo significa che ci vogliono decenni per spostare tutto il materiale. A questo si aggiunge il fatto che il trasporto  e lo stoccaggio dei detriti potrebbe col tempo deteriorare i sacchi che dovrebbero essere quindi sostituiti con sacchi nuovi dando così vita a un ciclo infinito.

Il lavoro con le macerie radioattive potrebbe diventare in Giappone un impiego generazionale, così come fu per la seconda e terza generazione di lavoratori che completarono le grandi cattedrali d'Europa come Notre Dame di Parigi dove le fondamenta vennero gettate nel 1163 e l'opera di costruzione terminò nel 1250.

32 milioni di giapponesi vittime di Fukushima

Secondo il rapporto Fukushima  redatto l' 11 marzo 2015 dalla Croce Verde di Ginevra, fondata dall'ex presidente sovietico Mikhail Gorbachev, sono 32 milioni i giapponesi  vittime del disastro nucleare.

I criteri della Croce Verde si basano sull'esposizione diretta alle radiazioni così come sui fattori di stress avvertiti dalla popolazione in seguito all'incidente, con gravi conseguenze a breve e lungo temine, come disturbi neuropsicologici e tumori.

Continua la lettura su  ComeDonChisciotte 


Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/2015/12/29/fukushima-today/
29.12.2015


Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MAYA D'AMICO

Fonte: ComeDonChisciotte 


Autore: 
Robert Hunziker - tradotto per www.ComeDonChisciotte.org da Maya D'amico

Licenza: Copyleft 


Articolo tratto interamente da ComeDonChisciotte  


Photo credit English: Abasaa日本語: あばさー (Own work) [Public domain], via Wikimedia Commons


sabato 23 gennaio 2016

Lo so, non sono perfetto!



“Lo so, non sono perfetto. Ma chi se ne frega! Nemmeno la luna è perfetta. È piena di crateri. E il mare? Nemmeno lui! Troppo salato. E il cielo? Sempre così infinito. Insomma, le cose più belle non sono perfette. Sono speciali.”


Bob Marley


Sussurri di morte celeste di Walt Whitman



Sussurri di morte celeste

Sussurri di morte celeste odo sommessi,
labiali dicerie della notte, sibilanti corali,
passi che gentilmente salgono, mistiche brezze dall'alito mite e soave,
gorgoglii di fiumi invisibili, flussi d'una corrente che scorre, eternamente
scorre
(o è sciaguattio di lacrime? le smisurate acque delle lacrime umane?).
Vedo, vedo appena verso il cielo, grandi masse di nuvole,
malinconicamente lente ruotano, silenziose si espandono, si fondono
con qualche stella ogni tanto che mesta appare e scompare,
velata, lontanissima.
(o forse un parto, qualche solenne nascita immortale;
ai confini impenetrabili alla vista,
un'anima che passa).

Walt Whitman


Avviso importante sui post




Voglio avvisare tutti i lettori di questo blog, che i post non dell'autore sono tutti con licenza Copyleft, quindi condivisibili e ripubblicabili in rete. In ogni singolo articolo saranno sempre segnalati sito/blog, autore e licenza.
Se, involontariamente, è stato pubblicato materiale soggetto a copyright, si prega di comunicarlo e si provvederà immediatamente alla rimozione.



Manifestazioni a sostegno delle unioni civili: diretta testuale


Oggi in oltre cento città italiane, si manifesterà a favore del ddl Cirinnà, il disegno di legge sulle unioni civili. Le associazioni nazionali Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Mit – Movimento Identità Transessuale e con l’appoggio di altre importanti associazioni come Cgil, Uil, Amnesty, Arci e Legambiente hanno promosso diverse manifestazioni, che seguiremo in diretta testuale su questo post.

Ore 14.30:

In rete ho trovato un video che fa il riassunto sulle unioni civili in Europa.



Video credit Chiara Piatti caricato su YouTube

Ore 14.50:

Se siete in qualche piazza, sarò ben lieto di pubblicare la vostra testimonianza.

Ore 15.00:

Una bella citazione di John Lennon per riflettere:

"Viviamo in un mondo in cui ci nascondiamo per fare l’amore, mentre la violenza e l’odio si diffondono alla luce del sole."

Ore 15.10: 

Piazza del Pantheon a Roma e piazza della Scala a Milano, risultano piene.

Ore 15.30:

Buona adesione anche a Firenze.

Ore 15.58:

Alcune stime parlano di circa cinquemila persone in piazza a Milano.

Ore 16.05:

Ottima adesione anche a Bologna.

Ore 16.35:

Una buona affluenza si registra anche in altre città.

Ore 16.42:

Un flash mob arcobaleno per i diritti, clicca qui per il video.


Ore 17.10:

"Dove c'è amore, c'è famiglia", la risposta di Mika alle luci del Pirellone tratto da Adnkronos

Ore 17.30:

Chiudo la diretta testuale di questo post.

Craco - La città abbandonata

Craco - The abandoned town from Walter Molfese on Vimeo.

Photo e video credit Walter Molfese caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons