giovedì 30 aprile 2015

La disoccupazione torna a salire a marzo: 13%


 
Oggi sono stati diffusi i dati Istat sull'occupazione per il mese di marzo. Il primo dato preoccupante è l'aumento dei disoccupati su base mensile dell'1,6% (+52 mila), attestando il livello di disoccupazione al 13%. Nei dodici mesi il numero di disoccupati è cresciuto del 4,4% (+138 mila) e il tasso di disoccupazione di 0,5 punti.

Cresce anche il tasso di disoccupazione giovanile pari al 43,1%, in crescita di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente.

Voglio ricordare che questi dati sono relativi con l'entrata in vigore del jobs act e dimostra che le nuove norme, servono solo a liberalizzare il precariato e i licenziamenti.

Per maggiori informazione sui dati: Istat


30 aprile 1950 - Eccidio di Celano

Celano 3 maggio 1950 - Veduta della piazza dal palco dove si tenne il comizio

Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

L'eccidio di Celano fa riferimento ad un fatto di sangue avvenuto in Italia la sera del 30 aprile 1950, quando furono esplosi alcuni colpi di arma da fuoco contro un gruppo di braccianti radunati nella piazza di Celano, in provincia dell'Aquila: due uomini caddero morti e diversi furono i feriti.

L’Italia nel 1950 è ancora un paese che fatica a riprendersi dalle ferite della guerra e di vent’anni di dittatura fascista. Sono gli anni del “doppio Stato”, in cui formalmente si costruisce, finalmente, uno Stato di diritto, ma contemporaneamente si cerca di contenere, con la forza, il pericolo di sommosse popolari. L’economia italiana è in ripresa, per la riconversione di molte industrie belliche, la società si è incamminata verso i nuovi consumi e i nuovi costumi del “boom” che arriverà dieci anni più tardi, ma ampie sacche di arretratezza, anche sociale e culturale, persistono nelle zone agricole del centro e in particolare del meridione. In Sicilia, in Calabria, in Puglia e in diverse altre regioni d’Italia i braccianti, coordinati dai partiti della Sinistra, dai sindacati e dalle organizzazioni di categoria, invadono e occupano le terre del latifondo, protetto dal fascismo prima e dalla DC poi. La reazione del governo è ferma e sanguinosa: il VI governo De Gasperi, per opera del ministro degli interni Mario Scelba e dei suoi “celerini”, inasprisce la repressione contro ogni forma di agitazione politica organizzata dalla Sinistra. Prima la strage di Portella della Ginestra, in cui la reazione agraria non esitò ad usare la mafia contro i contadini, poi, alla fine del ’49, le stragi di Melissa e di Torremaggiore. La repressione, però, non ferma la protesta e le rivendicazioni contadine, che costringono il governo a mettere in cantiere quella che poi sarebbe stata la Riforma agraria.

La fine della Seconda guerra mondiale aveva posto l’Italia davanti allo sforzo della ricostruzione e della ripresa economica. Nella Marsica la situazione dei contadini e dei braccianti è disastrosa: il latifondo del Fucino è abbandonato dalla famiglia Torlonia nell’arretratezza economica e sociale e le risorse agricole e finanziarie vengono sfruttate per alimentare lo Zuccherificio e la Banca di proprietà del Principe. Organizzati dalla CGIL e dai partiti della Sinistra, i braccianti portano avanti una protesta che punta ad ottenere l’intervento del governo e rivendica l’imponibile di manodopera. Alla fine del 1949 nasce il Comitato Centrale per la Rinascita della Marsica, che presidia ogni comune del Fucino. Il 6 febbraio 1950 i sindacati organizzano il famoso “sciopero alla rovescia”: i lavoratori scendono dai centri abitati alla piana e lavorano alle opere di manutenzione delle strade e dei canali di irrigazione. Alla lotta partecipa tutto il popolo marsicano, compresi i fittavoli e gli artigiani, anche i bambini e le donne che assolvono ad un ruolo logistico fondamentale. La protesta ha successo e Torlonia è costretto ad impegnarsi a pagare 350 mila giornate di lavoro per la manutenzione dei canali e delle strade del Fucino.

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Proverbio del giorno


La nostra vita consiste in una serie di azioni, le azioni a loro volta creano conseguenze, dunque sii responsabile.


Proverbio curdo
 
 

mercoledì 29 aprile 2015

So che la notte...


"So che la notte non è come il giorno: che tutte le cose sono diverse, che le cose della notte non si possono spiegare nel giorno perché allora non esistono, e la notte può essere un momento terribile per la gente sola quando la loro solitudine è incominciata."

Ernest Hemingway
 
 

Riso amaro: recensione del film



Riso amaro è un film del 1949 diretto da Giuseppe De Santis.

Trama

Maggio 1948. Alla stazione ferroviaria di Torino, mentre sono in formazione i treni delle mondariso, le lavoratrici stagionali che da tutta Italia partono per Vercelli durante la stagione del trapianto e della monda delle piantine in risaia, due poliziotti in borghese sono in attesa. Devono arrestare Walter Granata, un pregiudicato che riesce però a sfuggire alla cattura.
Inseguito dagli agenti, Walter incontra sul binario una ragazza di nome Francesca, le impone di nascondersi sul treno delle mondine. Improvvisa un ballo con un’altra ragazza che in attesa del treno ha messo musica da danza sul giradischi, poi deve fuggire di nuovo perché i poliziotti sono alle sue calcagna.
Francesca sale sul treno e viene avvicinata dalla ragazza del giradischi, che si presenta come Silvana Meliga, di Ferrara. È una veterana della stagione di monda, che si spende con un “caporale” perché Francesca possa essere avviata al lavoro come clandestina, anche senza avere in mano un contratto di lavoro con un padrone.
Al loro arrivo alla cascina di destinazione, le donne vengono ospitate nelle camerate lasciate libere dai militari di leva che vi si trovano acquartierati provvisoriamente. Tra loro, il sergente Marco Galli rimane colpito da Silvana; tra le due donne non è però la bella ferrarese a subire il suo fascino, bensì Francesca. Da quando l’ha vista insieme a Walter alla stazione ferroviaria, Silvana la tiene d’occhio e si rende conto che nasconde qualcosa; approfittando della sua assenza per un momento, trafuga un involto da sotto la coperta del pagliericcio di Francesca.
Già dal primo giorno nascono attriti con il padrone, che non vuole problemi con la Camera del Lavoro e decide quindi di rimandare a casa le clandestine senza contratto. Francesca non può però permettersi di allontanarsi, deve recuperare quello che Silvana le ha trafugato; convince anche le altre irregolari a resistere. Secondo il “caporale”, le donne possono provare a essere assunte dimostrando di lavorare più sodo e più in fretta delle regolari; per questo si scatena in risaia una competizione tra due squadre di mondine, con Francesca e le sue in vantaggio.

Notizie dal web

Invito alla lettura di questi articoli.

“Brutta scimmia, torna nel tuo Paese, ti mando all’ospedale”. Un calcio al basso ventre sferrato dall'autista dell'...
Posted by Pagina di Lotta Attiva alla Discriminazione on Lunedì 27 aprile 2015

Le foreste di Chernobyl sono in fiamme





Le foreste che circondano la centrale di Chernobyl sono in fiamme da alcuni giorni. I vigli del fuoco sono a lavoro per cercare di spegnere questo grosso incendio, a circa 20 km dal reattore nucleare.

Alcuni scienziati norvegesi mesi fa, avevano lanciato un allarme per la troppa presenza al suolo di Cesio-137, che in caso d'incendio potrebbe generare una nuova contaminazione radioattiva di tutta l'Europa.

Le autorità ucraine hanno affermato che il livello di radioattività non è mutato, ma aspettiamo nuove conferme nei prossimi giorni.


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Un giorno a Parigi


PARIS from Conrad Golovac on Vimeo.

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Jutland


Northwest Easter from Morten Koldby on Vimeo.

Photo e video credit Morten Koldby caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


martedì 28 aprile 2015

Come comincia una storia?



"Come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già prima. La prima riga della prima pagina di ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori del libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo."

Italo Calvino
 
 

Oggi Giornata mondiale dedicata alle vittime dell’amianto

Articolo da Wired

Il 28 aprile è la decima Giornata mondiale dedicata alle vittime dell’amianto. Oltre 100 mila persone decedute  in Europa per le malattie asbesto-correlate dal 1999 al 2010, mentre nel nostro Paese, tra il 1993 e il 2008 sono stati registrati ben 15.845 casi di mesotelioma maligno.  Quell’Italia ferita rappresentata nella nostra mappa che dimostra come il dramma  non sia in esaurimento, scandito dalla morte di  8 persone al giorno. Drammi quotidiani che rammentano quanto ancora ci sia da fare per bloccare l’epidemia attraverso le bonifiche. 32 milioni di tonnellate di cemento amianto ancora diffuse tra le centinaia di migliaia di edifici, tubature e altri manufatti, nell’Italia che dopo l’Unione Sovietica, ne è stato il maggior produttore d’Europa.

Una ricorrenza che quest’anno ha un sapore ancora più amaro alla luce della prescrizione del reato di disastro ambientale alla multinazionale Eternit, colei che ha prodotto buona parte dell’amianto che ha causato le morti che piangiamo, e annullato il risarcimento ai familiari delle 2.191 vittime delle fabbriche di cemento amianto presenti, oltre che a Casale Monferrato, a Cavagnolo, Bagnoli e Rubiera. Con la triste consapevolezza, emersa dalla nostra inchiesta Il Prezzo dell’Amianto che la fibra killer può colpire chiunque e ovunque.

Un esempio lampante? Mentre noi denunciavamo la mancanza di trasparenza in merito ai dati di mappatura della regione Piemonte e ARPA, fondamentale per identificare gli edifici che devono essere bonificati con la massima priorità, la Procura di Torino metteva sotto sequestro la sede dell’Università torinese, frequentata da migliaia di studenti ogni giorno, per presenza di amianto. Ed è proprio pensando a quei ragazzi che hanno manifestato con la mascherina sul viso davanti a Palazzo Nuovo e alle centinaia di migliaia di studenti in tutta Italia che ancora frequentano oltre 2000 scuole all’amianto (dati Censis) esposti ogni giorno al rischio asbesto, che i ritardi delle Istituzioni nelle bonifiche, nella mappatura e negli interventi a tutela della salute dei cittadini,   risultano davvero sempre più intollerabili.

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Fonte: Wired

Autore: Rosy Battaglia

Licenza: Licenza Creative Commons
This opera is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License.


Articolo tratto interamente da Wired


 

La civetta di Giovanni Pascoli



La civetta

Stavano neri al lume della luna
gli erti cipressi, guglie di basalto,
quando tra l'ombre svolò rapida una
ombra dall'alto:

orma sognata d'un volar di piume,
orma di un soffio molle di velluto,
che passò l'ombre e scivolò nel lume
pallido e muto;

ed i cipressi sul deserto lido
stavano come un nero colonnato,
rigidi, ognuno con tra i rami un nido
addormentato.

E sopra tanta vita addormentata
dentro i cipressi, in mezzo alla brughiera
sonare, ecco, una stridula risata
di fattucchiera:

una minaccia stridula seguita,
forse, da brevi pigolii sommessi,
dal palpitar di tutta quella vita
dentro i cipressi.

Morte, che passi per il ciel profondo,
passi con ali molli come fiato,
con gli occhi aperti sopra il triste mondo
addormentato;

Morte, lo squillo acuto del tuo riso
unico muove l'ombra che ci occulta
silenzïosa, e, desta all'improvviso
squillo, sussulta;

e quando taci, e par che tutto dorma
nel cipresseto, trema ancora il nido
d'ogni vivente: ancor, nell'aria, l'orma
c'è del tuo grido.

Giovanni Pascoli

Immagine del giorno

'Field's of Umbria,' Italy, Apennine Mountains, Umbria Castelluccio di Norcia

Castelluccio di Norcia

Photo credit Chris Ford caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons

lunedì 27 aprile 2015

Ddl Diffamazione: ci risiamo, vogliono estendere l'obbligo di rettifica ai blog


Articolo da Fanpage.it

Si ritorna a parlare, a distanza di qualche anno, di diffamazione e blog all'interno del disegno di legge in materia di diffamazione. In pratica il deputato del Pd, David Ermini, responsabile Giustizia del partito guidato da Matteo Renzi, vuole estendere le rigide regole della rettifica obbligatoria, da pubblicare entro due giorni anche ai blog, quindi non solo alle testate giornalistiche registrate. Una proposta che sta facendo letteralmente tremare l'intera blogosfera italiana.
Va ricordato che l'obbligo di rettifica va rispettato entro le 48 ore successive dalla richiesta di chi assume di sentirsi diffamato da ciò che è stato scritto e pubblicato, anche sui blog a questo punto. La pena prevista, anche in caso di ritardo, è di sanzioni pecuniarie che potrebbero arrivare fino a 50 mila euro. A quanto pare questa proposta mette sullo stesso piano gli editori e i blogger, centinaia di migliaia in Italia, dove è evidente la disparità dei mezzi a disposizione. Ma sono gli stessi editori che lamentano il fatto che tutta la responsabilità ricada solo su testate registrate, avanzando quindi l'ipotesi di fa ricadere anche questa sui blog.
La legge è ancora in discussione ed è ancora tutto da decidere sia per la questione delle querele temerarie, l'intento sarebbe di estenderle a qualsiasi tipo di contrasto, sia per le sanzioni disciplinari da imporre ai giornalisti che infamano. Però, si trova comunque tempo per tirare, ancora una volta, di mezzo anche i blog. Lo stesso Ermini avrebbe poi proposto una riduzione delle pene pecuniarie da 50 mila a 30 mila euro, ma tale proposta è destinata a non essere accolta.

Continua la lettura su Fanpage.it

Fonte: Fanpage.it

Autore: Francesco Russo
          
Licenza: Licenza Creative Commons
Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.

Articolo tratto interamente da Fanpage.it



Le immagini del terribile terremoto nel Nepal


Oggi pubblico alcuni video provenienti da web, sulla tragedia in corso dovuto al forte terremoto avvenuto in Nepal.

La valanga che ha investito il campo base sull'Everest.



Video credit Jost Kobusch caricato su YouTube

I momenti della scossa.



Video credit Repost 911 caricato su YouTube

Se avessi anch'io fatto il mio dovere...



"Dei fatti maturano nell'ombra, perché mani non sorvegliate da nessun controllo tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora. E quando i fatti che hanno maturato vengono a sfociare, e avvengono grandi sventure storiche, si crede che siano fatalità come i terremoti. Pochi si domandano allora: «se avessi anch'io fatto il mio dovere di uomo, se avessi cercato di far valere la mia voce, il mio parere, la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?»."

Antonio Gramsci
 
 

Monte Fuji e ciliegi in piena fioritura


[4K Ultra HD] World Heritage Mt FUJI & Cherry Trees full bloom from Saha Entertainment on Vimeo.

Photo e video credit Saha Entertainment caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

Sfilata di colori


Parade of Colors II from Yildy Aktas on Vimeo.

Photo e video credit Yildy Aktas caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

domenica 26 aprile 2015

Nepal: ieri un forte terremoto di magnitudo 7,9 ha portato morte e distruzione

Nepal Earthquake

Un forte terremoto di magnitudo 7,9 ha colpito ieri il Nepal. L'epicentro è stato localizzato tra le città di Pokhara e Kathmandu, ma la scossa è stata ben avvertita anche in India, Cina, Pakistan, Bangladesh e Tibet.

Al momento si contano più di 2500 vittime, ma purtroppo il bilancio è destinato a salire con il passare delle ore.

La situazione è veramente difficile e bisogna fare anche i conti con una vera e propria emergenza sanitaria e le forze politiche locali hanno lanciato un sos alla comunità internazionale.

Nella città di Kathmandu, molti edifici storici sono gravemente danneggiati, tra cui la torre Dharahara, costruita nel 1832, che è crollata ed è stata ridotta in macerie.

Proseguono le scosse di assestamento e stamani una nuova forte scossa di magnitudo 6.7, durata per quasi due minuti, ha provocato nuove frane e valanghe sull’Everest.

Photo credit United Nations Development Programme caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons

Proverbio del giorno

 
 
La vita consiste di momenti.
 
 

sabato 25 aprile 2015

Oggi 25 aprile...


Oggi 25 aprile, ricorre il settantesimo anniversario della Liberazione e cioè la fine della guerra nel 45 in Italia e l'inizio di una nuova storia. Le forze della resistenza, dopo due anni di lotta contro il nazifascismo, vincono. La resistenza sorse quando; caduto il regime fascista il 25 luglio 1943 e firmato l'armistizio con gli alleati, in data 8 settembre del 43, le forze politiche antifasciste, che si erano riorganizzate, chiamarono il popolo a raccolta per cacciare i fascisti e i tedeschi.

Costituirono il movimento di Resistenza, forze diverse tra loro per orientamento politico e impostazione ideologica; ma unite nel comune obiettivo di sconfiggere il nazifascismo e conquistare la libertà. E' stato calcolato che i caduti nella Resistenza italiana (in combattimento o eliminati dopo essere finiti nelle mani dei nazifascisti), siano stati complessivamente circa 44.700, altri 21.200 rimasero mutilati o invalidi. Tra partigiani e soldati italiani caddero combattendo almeno 40.000 uomini. Le donne partigiane combattenti furono 35.000 e 70.000 fecero parte dei gruppi di difesa della Donna; 4.653 di loro furono arrestate e torturate, oltre 2.750 vennero deportate in Germania, 2.812 fucilate e impiccate, 1.070 caddero in combattimento e diciannove vennero, nel dopoguerra, decorate con Medaglie d'oro al valor militare.

Ricordiamo anche le vittime civili che furono oltre 10.000. Tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, nella valle tra il Reno e la Setta (Marzabotto, Grinzana e Monzuno), i soldati tedeschi massacrarono sette partigiani e 771 civili e uccisero in quell'area 1.830 persone.

Tutte queste cifre ci dovrebbero far riflettere; anche perché la memoria storica sta lentamente scomparendo e molti giovani non conoscono l'importanza di questa giornata. Ovviamente c'è chi vuol fare revisionismo storico e tutto questo è altamente pericoloso.

Questa giornata è sempre stata vista erroneamente come una festa di un solo colore politico; ma a combattere settant'anni fa c'erano: comunisti, socialisti, cattolici, militari dissidenti, anarchici, perseguitati razziali, preti e tutti quelli che sentivano antifascisti.

La festa di Liberazione, quindi, è di tutti e riguarda tutti gli italiani e non possiamo dimenticare quei mesi sanguinari; ma pieni di passione, orgoglio e coraggio.

Autore e ricerca storica a cura di Mariangela B.

Co-autore
Cavaliere oscuro del web

Ora e sempre resistenza!




"Era giunta l'ora di resistere; era giunta l'ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini."

Piero Calamandrei
 
 

Vignetta del giorno


venerdì 24 aprile 2015

Che cos'è l'ANPI?"

I valori della Resistenza e le ragioni dell'antifascismo concentrati in 4 minuti.

Credits:

Infografica realizzata da Kiné soc. coop. per l'ANPI di Colle Val d'Elsa.




Video credit ANPI Colle Val d'Elsa caricato su YouTube - licenza: Creative Commons

L'ultima lettera di Giacomo Ulivi



Voglio pubblicare l'ultima lettera prima di essere condannato a morte del partigiano Giacomo Ulivi, fucilato per rappresaglia a Modena il 10 novembre 1944.

Articolo da Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana

Cari amici,
vi vorrei confessare innanzi tutto, che tre volte ho strappato e scritto questa
lettera. L’avevo iniziata con uno sguardo in giro, con un sincero rimpianto per le rovine
che ci circondano, ma, nel passare da questo argomento di cui desidero parlarvi, temevo
di apparire "falso", di inzuccherare con un patetico preambolo una pillola propagandistica.
E questa parola temo come un’offesa immeritata: non si tratta di propaganda ma di un esame
che vorrei fare con voi.
Invece dobbiamo guardare ed esaminare insieme: che cosa? Noi stessi. Per abituarci a
vedere in noi la parte di responsabilità che abbiamo dei nostri mali. Per riconoscere quan-
to da parte nostra si è fatto, per giungere ove siamo giunti. Non voglio sembrarvi un Savo-
narola che richiami il flagello. Vorrei che con me conveniste quanto ci sentiamo imprepara-
ti, e gravati di recenti errori, e pensassimo al fatto che tutto noi dobbiamo rifare. Tutto
dalle case alle ferrovie, dai porti alle centrali elettriche, dall’industria ai campi di grano.
Ma soprattutto, vedete, dobbiamo fare noi stessi: è la premessa per tutto il
resto. Mi chiederete: perché rifare noi stessi, in che senso? Ecco per esempio, quanti di
noi sperano nella fine di questi casi tremendi, per iniziare una laboriosa e quieta vita,
dedicata alla famiglia e al lavoro? Benissimo: è un sentimento generale, diffuso e soddi-
sfacente. Ma, credo, lavorare non basterà; e nel desiderio invincibile di "quiete", an-
che se laboriosa è il segno dell’errore. Perché in questo bisogno di quiete è il tentativo di allontanarsi il più possibile da ogni manifestazione politica. È il tremendo, il più
terribile, credetemi, risultato di un’opera di diseducazione ventennale, di diseducazione
o di educazione negativa, che martellando per vent’anni da ogni lato è riuscita ad inchio-
dare in molti di noi dei pregiudizi. Fondamentale quello della "sporcizia" della politica, che mi sembra sia stato ispirato per due vie. Tutti i giorni ci hanno detto che la politica è un lavoro di "specialisti".
Duro lavoro, che ha le sue esigenze: e queste esigenze, come ogni giorno si vedeva, era-
no stranamente consimili a quelle che stanno alla base dell’opera di qualunque ladro e gras-
satore. Teoria e pratica concorsero a distoglierci e ad allontanarci da ogni
attività politica. Comodo, eh? Lasciate fare a chi può e deve; voi lavorate e credete, que-
sto dicevano: e quello che facevano lo vediamo ora, che nella vita politica – se vita poli-
tica vuol dire soprattutto diretta partecipazione ai casi nostri - ci siamo stati scaraventati dagli eventi. Qui sta la nostra colpa, io credo: come mai, noi italiani, con tanti seco-
li di esperienza, usciti da un meraviglioso processo di liberazione, in cui non altri che i
nostri nonni dettero prova di qualità uniche in Europa, di un attaccamento alla cosa pubbli-
ca, il che vuol dire a sé stessi, senza esempio forse, abbiamo abdicato, lasciato ogni dirit-
to, di fronte a qualche vacua, rimbombante parola? Che cosa abbiamo creduto? Creduto gra-
zie al cielo niente ma in ogni modo ci siamo lasciati strappare di mano tutto, da una minoran-
za inadeguata, moralmente e intellettualmente.
Questa ci ha depredato, buttato in un’avventura senza fine; e questo è il lato più
"roseo", io credo: Il brutto è che le parole e gli atti di quella minoranza hanno

[Pagina 2]

L'Agnese va a morire: recensione del film



L'Agnese va a morire è un film del 1976 diretto da Giuliano Montaldo.

Trama

Agnese è una donna di mezza età di Comacchio che vive con suo marito Palita, membro della Resistenza. Un giorno il marito viene deportato in un campo di concentramento, dove morirà; a causa della sua perdita ella vuole aiutare i compagni portando cibo, informazioni, armi e notizie da un paese all'altro. Agnese diventa quindi una staffetta partigiana: la sua vita prosegue così per sei mesi ma un giorno un soldato tedesco uccide per gioco la sua gatta nera e la notte stessa Agnese lo colpisce spaccandogli la testa con il calcio di un mitra e lasciandolo per morto.

Agnese deve scappare e, di conseguenza, entrare a far parte della vita clandestina della Resistenza, divenendo "mamma Agnese": prepara pasti per partigiani, controlla che ci siano provviste per tutti, esegue lavori casalinghi, per non farsi notare dai tedeschi e per non essere uccisa. Quando, nell'ultimo duro inverno, un gruppo di partigiani viene tradito e sterminato da tedeschi appostati lungo il percorso che dovrebbe portarli oltre le linee, Agnese disobbedisce al Capo nascondendo in casa i superstiti.

I partigiani non sono ben visti dalle persone e sottovalutati anche dalle truppe amiche e, dopo la disfatta della battaglia partigiana, Agnese ritorna ad operare come staffetta ma, durante un rastrellamento, viene riconosciuta dall'ufficiale del soldato che lei credeva di aver ucciso e che invece aveva solo ferito e viene da lui uccisa.

Curiosità sul film

Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Renata Viganò.

Questo articolo è pubblicato nei termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Aneddoto di Patricia sulla liberazione

 
Articolo da Myrtilla's house

1945. Asti.
Un ragazzino di circa 13 anni, lungo e patito come troppi italiani del periodo, era in Campo del Palio ad applaudire e osannare i liberatori che stavano entrando in città sporgendosi dai carri armati finalmente silenziosi.
Anche lui correva a fianco di quei soldati e di quei mostri di ferro.
"Americano.... fame...."
Come era riuscito a farsi capire non so. Tra le parole e i gesti, forse. Fatto è che l'americano aveva parlato con un commilitone e poco dopo gli aveva tirato una pagnotta di pane borbottando qualche parola strana.
Quel ragazzino l'aveva preso al volo e nascosta nella  maglia. A casa l'avrebbero divisa in quattro.
Finalmente si mangiava!
Si chiamava Luciano. Era mio padre.


Patricia

Fonte: Myrtilla's house 

Autore: Patricia
 
 
 
Articolo tratto interamente da Myrtilla's house 


Quest’articolo è stato condiviso e segnalato dal suo autore. Se vuoi pubblicare i tuoi post sulla resistenza in questo blog, clicca qui.

 

giovedì 23 aprile 2015

La liberazione raccontata dai partigiani modenesi

La liberazione dal nazifascismo modenese, avvenuta il 22 aprile 1945 raccontata attraverso le storie di quatto partigiani attivi all'epoca dei fatti. Amos Maioli, 90 anni, Ibes Pioli, 86, Dino Sighinolfi, 83, e Renato Gherardini, 82 ovvero i protagonisti di questo racconto.



Video credit Città di Modena caricato su YouTube - licenza: Creative Commons



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Video credit Città di Modena caricato su YouTube - licenza: Creative Commons

Cile: il vulcano Calbuco erutta dopo 43 anni


Il Calbuco ha registrato due violente eruzioni nelle ultime ore, dopo mezzo secolo d’inattività. Il Calbuco è uno stratovulcano e di natura esplosiva, dista mille chilometri a sud di Santiago. Secondo le prime informazioni, la colonna di cenere ha raggiunto i 17 km di altezza e si prevede l'accumulo al suolo in molte città cilene. A scopo precauzionale sono state evacuate circa 5000 persone, perché oltre alla quantità di lava emessa, si temono anche le famose nubi ardenti.



Video credit Rodrigo Barrera caricato su YouTube

Immagine del giorno

Monumento al Partigiano, Parma 4 febbraio 2013

Monumento al Partigiano (Parma)

Photo credit Città di Parma caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons


mercoledì 22 aprile 2015

Comunicazione per tutti



In vista del 25 aprile, rendo disponibile un po' di spazio del mio blog,  pubblicando i vostri post sulla resistenza e la liberazione.

Se qualcuno è interessato alla pubblicazione, basta andare su contatti e inviarmi un e-mail.


Cina: le nuove norme vietano l'uso di pseudonimi e immagini di fantasia nei profili

 

Articolo da Global Voices

Questo è un articolo adattato sulla base dell’intervista [en] a Wu Tun, proprietario di un negozio online su Taobao, costretto a chiudere a novembre 2014. L'intervista é stata realizzata da Yi Que Tang e pubblicata per la prima volta in cinese su pao-pao.net. La versione inglese è stata tradotta da Mandy Wong, rivista e ripubblicata su GV grazie ad un accordo per la condivisione dei contenuti. 

In Cina, le nuove norme legate ad internet rendono illegale l'uso di pseudonimi e immagini di fantasia in quanto violano le leggi in vigore, rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale, annientano l'unità etica o sono considerate diffamatorie.

Pochi giorni prima dell'entrata in vigore della norma, il 1 marzo, più di 60,000 account di utenti sono stati chiusi nei principali social media cinesi. Più di 7,000 sono poi scomparsi a marzo, il primo mese di attuazione della norma.

Il 4 febbraio, l'Ufficio Statale per l'Informazione e Internet in Cina, ha pubblicato il Regolamento sulla Gestione degli Account dei Netizen [zh], che elenca nove restrizioni relative all'uso di pseudonimi. La norma è entrata in vigore come parte di una più ampia serie di leggi sull'identità degli utenti cinesi, a cui è stato richiesto di registrarsi per i servizi online utilizzando i loro veri nomi. Sebbene possano ancora utilizzare avatar o soprannomi, dovranno farlo in conformità alle nuove normative.

Tutto ciò potrebbe creare problemi per molti utenti in Cina. Netizen con una chiara posizione politica spesso utilizzano pseudonimi, avatar o immagini di sfondo per fare dichiarazioni politiche nelle loro pagine sui social media. Ad esempio, gli utenti che credono nei valori universali a volte aggiungono al loro nome la sigla “MZ” (forma abbreviata di 民主 minzhu, cioé democrazia). Durante la fuga dell'attivista per i diritti umani, il cieco Chen Guangcheng [it], che si rifugiò nell'ambasciata americana a Pechino nel 2012, i suoi sostenitori modificarono i loro pseudonimi con “In Cerca di Guang 光 [Luce] e Cheng 诚[Sincerità]”. Anche gli avatar hanno una funzione simile. Durante la recente Rivoluzione degli Ombrelli [it] – l’Umbrella Movement [en] –  ad Hong Kong, i sostenitori provenienti dalla Cina continentale hanno modificato le loro foto profilo con l'icona del movimento: l'ombrello aperto.

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Fonte: Global Voices


Autore: scritto da pao-pao.net · tradotto da Alessandra Travaglini   

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Articolo tratto interamente da
Global Voices

La nostra natura


Our nature - Nuestra naturaleza from AVIS PRODUCTIONS - PRODUCCIONES on Vimeo.

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Un messaggio per tutta l'umanità


Further Up Yonder from Giacomo Sardelli on Vimeo.


Photo e video credit Giacomo Sardelli caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons




Earth Day: l'appello del WWF per salvare le foreste

 
Articolo da WWF Italia 

Le Foreste proteggono noi e per questo dobbiamo difenderle. In occasione dell’Earth Day – Giornata della Terra, il WWF punta il dito contro uno dei fattori principali di distruzione dell’ambiente, la deforestazione.

Abbiamo già perso quasi il 40% della superficie forestale originaria del Pianeta e la gran parte negli ultimissimi decenni. Oggi solo il 31% della superficie del pianeta è ricoperto da foreste, e ne perdiamo ogni anno 13 milioni di ettari: la deforestazione è la principale minaccia per la vita dell’uomo sulla terra. Secondo il World Resource Institute perdiamo 50 campi da calcio di foreste ogni minuto  (http://www.wri.org) .

Con la Giornata della Terra prende anche il via una grande Campagna per salvare le foreste del pianeta e una raccolta fondi http://www.wwf.it/foreste che culminerà domenica  24 maggio con la Giornata delle Oasi.
In alcune regioni il WWF ha festeggiato la Giornata della Terra domenica scorsa con iniziative di volontariato ed escursioni alla scoperta di habitat e specie protette:  in Brianza, nell’area dell’Orrido di Inverigo o nel Parco nazionale della Majella dove, grazie alla collaborazione del Corpo Forestale, sono state svolte attività di pulizia delle nostre foreste.

Tagliando alberi in ogni angolo della terra abbiamo superato  un altro ‘confine ’ planetario considerato rischioso per la nostra sopravvivenza: oggi la percentuale di area forestata globale, rispetto alla copertura forestale originale,  è di appena del 62%.

Abbiamo tagliato dal 2000 ad oggi circa 230 milioni di ettari di foresta originale e se non si interviene, ne scompariranno altrettanti entro il 2050.

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Fonte: WWF Italia

Autore: WWF Italia

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Articolo tratto interamente da WWF Italia


Citazione del giorno


"La Terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l'avidità di poche persone."

Mahatma Gandhi
 
 

martedì 21 aprile 2015

Comunicazione di servizio




A partire da oggi Google ha modificato il suo algoritmo di ricerca, favorendo i siti mobile friendly.
L’intento del motore di ricerca è evitare che gli utenti, che fanno ricerche tramite dispositivo mobile, finiscano su pagine web che sono visualizzate male.

Voglio ricordare che questo blog è ottimizzato per i dispositivi mobili.

Se qualcuno di voi, vuol fare un test anche per il proprio spazio, ecco il link ufficiale:

 

Gli emigranti di Edmondo De Amicis



Gli emigranti

Cogli occhi spenti, con lo guancie cave,
Pallidi, in atto addolorato e grave,
Sorreggendo le donne affrante e smorte,
Ascendono la nave
Come s’ascende il palco de la morte.

E ognun sul petto trepido si serra
Tutto quel che possiede su la terra.
Altri un misero involto, altri un patito
Bimbo, che gli s’afferra
Al collo, dalle immense acque atterrito.

Salgono in lunga fila, umili e muti,
E sopra i volti appar bruni e sparuti
Umido ancora il desolato affanno
Degli estremi saluti
Dati ai monti che più non rivedranno.

Salgono, e ognuno la pupilla mesta
Sulla ricca e gentil Genova arresta,
Intento in atto di stupor profondo,
Come sopra una festa
Fisserebbe lo sguardo un moribondo.

Ammonticchiati là come giumenti
Sulla gelida prua morsa dai venti,
Migrano a terre inospiti e lontane;
Laceri e macilenti,
Varcano i mari per cercar del pane.

Traditi da un mercante menzognero,
Vanno, oggetto di scherno allo straniero,
Bestie da soma, dispregiati iloti,
Carne da cimitero,
Vanno a campar d’angoscia in lidi ignoti.

Vanno, ignari di tutto, ove li porta
La fame, in terre ove altra gente è morta;
Come il pezzente cieco o vagabondo
Erra di porta in porta,
Essi così vanno di mondo in mondo.

Vanno coi figli come un gran tesoro
Celando in petto una moneta d’oro,
Frutto segreto d’infiniti stonti,
E le donne con loro,
Istupidite martiri piangenti.

Pur nell’angoscia di quell’ultim’ora
Il suol che li rifiuta amano ancora;
L’amano ancora il maledetto suolo
Che i figli suoi divora,
Dove sudano mille e campa un solo.

E li han nel core in quei solenni istanti
I bei clivi di allegre acque sonanti,
E le chiesette candide, e i pacati
Laghi cinti di piante,
E i villaggi tranquilli ove son nati!

E ognuno forse sprigionando un grido,
Se lo potesse, tornerebbe al lido;
Tornerebbe a morir sopra i nativi
Monti, nel triste nido
Dove piangono i suoi vecchi malvivi.

Addio, poveri vecchi! In men d’un anno
Rosi dalla miseria e dall’affanno,
Forse morrete là senza compianto,
E i figli nol sapranno,
E andrete ignudi e soli al camposanto.

Poveri vecchi, addio! Forse a quest’ora
Dai muti clivi che il tramonto indora
La man levate i figli a benedire....
Benediteli ancora:
Tutti vanno a soffrir, molti a morire.

Ecco il naviglio maestoso e lento
Salpa, Genova gira, alita il vento.
Sul vago lido si distende un velo,
E il drappello sgomento
Solleva un grido desolato al cielo.

Chi al lido che dispar tende le braccia.
Chi nell’involto suo china la faccia,
Chi versando un’amara onda dagli occhi
La sua compagna abbraccia,
Chi supplicando Iddio piega i ginocchi.

E il naviglio s’affretta, e il giorno muore,
E un suon di pianti e d’urli di dolore
Vagamente confuso al suon dell’onda
Viene a morir nel core
De la folla che guarda da la sponda.

Addio, fratelli! Addio, turba dolente!
Vi sia pietoso il cielo e il mar clemente,
V’allieti il sole il misero viaggio;
Addio, povera gente,
Datevi pace e fatevi coraggio.

Stringete il nodo dei fraterni affetti.
Riparate dal freddo i fanciulletti ,
Dividetevi i cenci, i soldi, il pane,
Sfidate uniti e stretti
L’imperversar de le sciagure umane.

E Iddio vi faccia rivarcar quei mari,
E tornare ai villaggi umili e cari,
E ritrovare ancor de le deserte
Case sui limitari
I vostri vecchi con le braccia aperte.

Edmondo De Amicis


Oggi mobilitazione nazionale per fermare le stragi in mare

Comunicato da Cronache Di Ordinario Razzismo

Moltissime realtà stanno aderendo alla mobilitazione nazionale prevista per oggi, alle ore 17.00 a piazza Montecitorio....
Posted by Cronache Di Ordinario Razzismo on Martedì 21 aprile 2015

Se uno di noi...

Gino Strada #3


"Se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi."

Gino Strada
 
Photo credit masophoto caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons


Post originale pubblicato il 16 ottobre 2012
 
 
 

Il partigiano Johnny: recensione del film



Il partigiano Johnny è un film del 2000 diretto da Guido Chiesa.

Trama

Johnny, studente universitario appassionato di letteratura inglese, dopo l'8 settembre 1943 diserta dall'esercito a Roma e ritorna a casa, ad Alba. Inizialmente rifugiatosi in una villa in collina, dove si dedica ai suoi studi, dopo la morte di un amico decide di agire in prima persona, lascia quindi la città e si aggrega alla prima formazione partigiana che incontra, i "rossi" guidati dal Biondo, dei quali non condivide l'ideologia comunista, ma solo il desiderio di combattere i fascisti.

Rimasto solo dopo che il gruppo si è sbandato sotto l'attacco tedesco, riesce a raggiungere la formazione autonoma degli "azzurri", guidati dal carismatico Comandante Nord, in contatto con gli alleati angloamericani, meglio equipaggiati ed organizzati. Tra di loro ritrova il suo caro amico Ettore e insieme partecipano alla temporanea, simbolica occupazione di Alba.

Ma tanti, piccoli scontri decimano e disperdono le loro forze, Ettore viene catturato e condannato a morte, Johnny si ritrova ad affrontare il duro inverno del 1944 di nuovo solo. In primavera, Nord riunisce gli uomini e riprendono le attività di guerriglia. Il film si chiude su un'immagine fissa di Johnny impegnato in combattimento, forse sopraffatto dai nemici, seguita dalla scritta "Due mesi dopo la guerra era finita".

Curiosità sul film

Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Beppe Fenoglio.

Questo articolo è pubblicato nei termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Casualità


Randomness from Jyri on Vimeo.

Photo e video credit  caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons



Islanda in timelapse


Iceland – Lumix LX100 Edition from Kai Gradert on Vimeo.

Photo e video credit Kai Gradert caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

lunedì 20 aprile 2015

Proverbio del giorno


Non v'è debole che non si possa aiutare.
 
 

Oltre 700 vittime nel Canale di Sicilia

lampedusa

Articolo da Progetto Melting Pot Europa 

Un peschereccio proveniente dall’Egitto con a bordo circa 700 migranti si è capovolto nella notte tra sabato e domenica nel Canale di Sicilia, a circa 60 miglia a nord della Libia. Un mercantile dirottato nella zona ha recuperato solo 28 superstiti, per cui si teme che il bilancio del naufragio all’incirca di 700 vittime. I cadaveri recuperati finora sono 24. «Si stanno cercando letteralmente le persone superstiti tra i cadaveri che galleggiano in acqua» testimonia il premier maltese, Joseph Muscat. Intanto l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati parla di «un’ecatombe senza precedenti».
L’appello scritto prima della tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013 e ripreso subito dopo, resta tragicamente oggi ancora valido, in quanto - ora più che mai - vi è la necessità di :
  • aprire dei percorsi autorizzati e sicuri di ingresso per chi fugge dalle persecuzioni
  • una degna accoglienza a partire dal riconoscimento del titolo di soggiorno oltre che di percorsi di inserimento nel territorio
  • un’immediata apertura dei confini interni all’Europa che privano migliaia di persone del diritto di scegliere dove arrivare.
Il canale umanitario è l’unica risposta degna che si può dare a questo immane dramma, il fatto di denunciarlo a gran voce da anni non rende meno dolorosa la morte di tanti uomini e donne. E’ una strage talmente dolorosa da diventare insopportabile, perché è evidente che anche in questo caso , come in tanti altri, si sarebbe potuta evitare.
I 700 morti di questa notte si vanno ad aggiungere ai 950 dei primi mesi del 2015 (dati ufficiali ma sicuramente superiori) e qui non si elencano numeri, ma si parla di ragazzi, donne e bambini il cui loro ultimo respiro è stato soffocato dall’acqua del Mar Mediterraneo. Sognavano una vita migliore, ma l’Europa invece di allungare la mano ha girato ancora una volta le spalle.

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Fonte: Progetto Melting Pot Europa

Autore: redazione Progetto Melting Pot Europa


Licenza: Creative Commons (non specificata la versione)


Articolo tratto interamente da Progetto Melting Pot Europa

Photo credit Noborder Network caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons