mercoledì 2 dicembre 2015

Gli ultimi tre rinoceronti bianchi settentrionali


Articolo da OggiScienza

APPROFONDIMENTO – Negli anni Sessanta ce n’erano 2000 esemplari, negli anni Settanta 500, nel 1984 15. Oggi sono solo tre.

Pochi giorni fa è morta Nola, una femmina di 41 anni di rinoceronte bianco settentrionale (Ceratotherium simum ssp. cottoni, una delle due sottospecie del rinoceronte bianco) che viveva al Safari Park dello zoo di San Diego ormai dal 1989. Dopo lunghe terapie per trattare una serie di patologie che l’avevano colpita insieme a un’infezione batterica, le sue condizioni sono andate peggiorando e i veterinari hanno deciso di mettere fine alle sue sofferenze e sopprimerla. Ora di rinoceronti bianchi settentrionali ne rimangono solamente tre in tutto il mondo e quest’ultima novità rende sempre più concreta l’idea che presto la sottospecie sarà estinta. In natura e in cattività.

Questo triste conto alla rovescia verso un drammatico “extinct” sulla Lista Rossa IUCN ha avuto inizio l’anno scorso a ottobre con la morte di Suni, 34 anni, poi nel dicembre 2014 allo stesso zoo di San Diego quando se n’è andato anche il penultimo maschio in vita, Angalifu. Quest’estate, era luglio, è stata la volta di Nabiré, una femmina di 31 anni morta a causa di complicazioni dopo la rottura di una ciste. Non era in grado di riprodursi naturalmente e viveva dalla nascita allo zoo Dvur Kralove in Repubblica Ceca, che è anche l’unica struttura in tutto il mondo a essere riuscita a far riprodurre questi rinoceronti in cattività.
Tutti e tre gli ultimi superstiti della sottospecie provengono da Dvur Kralove e vivono oggi in Kenya, alla Ol Pejeta Conservancy, dove ci sono guardie armate a sorvegliarli e proteggerli (sostenute da un crowdfunding di successo) a ogni ora del giorno e della notte, in particolare dalla sempre presente minaccia dei bracconieri. Si tratta di Sudan, l’ultimo maschio, la femmina Naji (25 anni) e sua figlia Fatu (15 anni).

La loro reintroduzione in natura aveva fatto sperare nella possibilità di creare una nuova popolazione nella riserva, in un ambiente più naturale per loro pur trattandosi di un’area circoscritta. Una speranza sempre più vana ora che gli animali sono invecchiati, mentre gli scienziati esperti in salute riproduttiva cercano di portare a termine un ultimo tentativo di fecondazione artificiale.


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Fonte: OggiScienza


Autore: Eleonora Degano

Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da OggiScienza



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