mercoledì 9 dicembre 2015

Decreto "salva-banche": chi perde e chi ci guadagna


Articolo da Megachip.info
di Simone Santini

Nel marzo scorso, il governatore della BCE Mario Draghi dichiarò: «l'Italia ha 750 banche [...] Ogni CdA costa una certa cifra e tutto questo sistema è molto costoso [...] Capite che l'argomento per un consolidamento del sistema bancario italiano è forte». Insomma, ci sono troppe banche nel nostro paese. Bisogna semplificare con acquisizioni e fusioni. In parole povere: i pesci grandi devono mangiare i pesci piccoli.

Alcuni giorni fa il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha detto che bisogna: «Tornare a smuovere quella enorme massa di denaro che c'è, il denaro del risparmio privato». L'Italia ha un altissimo debito pubblico ma anche un altissimo risparmio privato. Ora basta fare le formiche anche se di doman non c'è certezza.

Con queste due coordinate va letto e compreso nel profondo il decreto emanato dal Governo lo scorso 22 novembre, cosiddetto "salva-banche", che ha sancito una piccola rivoluzione. Per la prima volta in Italia, e prima dell'entrata in vigore della normativa europea conosciuta come bail-in dal 1° gennaio 2016, al salvataggio di banche in crisi non concorre lo Stato con soldi pubblici ma il sistema bancario e i risparmiatori in possesso di titoli delle banche in oggetto, nello specifico azioni e obbligazioni subordinate.

Così, quattro piccole o medio-piccole banche italiane territoriali, Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti, da tempo in crisi e commissariate da Banca d'Italia, hanno visto trasformare il proprio destino in un quarto d'ora (tanto è durato il Consiglio dei Ministri) di una domenica pomeriggio.

Questi quattro istituti non esistono più. Al loro posto sono nate quattro nuove banche, nuove di zecca, ricapitalizzate con soldi freschi grazie ad un prestito arrivato dai tre maggiori gruppi italiani, Intesa Sanpaolo, Unicredit e UBI, e soprattutto ripulite delle cosiddette "sofferenze", ovvero i crediti  difficilmente esigibili frutto di anni di mala gestione e su cui, in diversi casi, le procure stanno indagando per storie di mazzette e ruberie assortite. Ma dove sono finiti questi crediti sofferenti? Tutti in una bad bank, una banca cattiva separata da quella buona, che avrà il compito di gestirli e soprattutto venderli a società specializzate in recupero crediti.

Tutto bene, quindi, verrebbe da pensare. Ed infatti i media, in coro, avevano osannato a caldo questa operazione del Governo: Banche salve! Correntisti tutelati! Nessun esborso per i contribuenti!


Ma vediamo più da vicino chi ci ha guadagnato (guadagnerà) e chi ci ha perso.


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Fonte: Megachip.info 

Autore: Simone Santini

Licenza: Copyleft 


Articolo tratto interamente da Megachip.info



1 commento:

  1. E' già scritto ..... nelle stelle chi ha guadagnato (guadagnerà) e chi ha perso.
    Ciao Cavaliere

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