lunedì 3 marzo 2014

La grande bellezza: recensione del film

Ancient Roman Forum by Night

La grande bellezza è un film del 2013, diretto e sceneggiato da Paolo Sorrentino.

Trama 

Jep Gambardella è un giornalista di costume e critico teatrale navigato, dal fascino innegabile, impegnato a districarsi tra gli eventi mondani di una Roma così immersa nella bellezza del passato, che tanto più risalta rispetto allo squallore del presente. Cimentatosi in gioventù anche nella scrittura, ha scritto un solo libro, L'apparato umano. Non ha più scritto altri libri - nonostante questa sua prima opera fosse stata apprezzata - per la sua pigrizia ma soprattutto perché sente che nella sua vita non c'è più nulla in cui credere e da comunicare ad altri che vivono come lui. Lo scopo della sua esistenza è stato quello di divenire non solo "un" mondano ma il primo dei mondani, come lui stesso confessa:

«Quando sono arrivato a Roma, a 26 anni, sono precipitato abbastanza presto, quasi senza rendermene conto, in quello che potrebbe essere definito "il vortice della mondanità". Ma io non volevo essere semplicemente un mondano. Volevo diventare il re dei mondani. Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire».

Frequenta ogni notte un siparietto confuso e statico di amici intimi e compagni di sventure («Siamo tutti sull'orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che farci compagnia, prenderci un po' in giro»), tra cui Romano, scrittore teatrale mai realizzato e perennemente al guinzaglio di una giovane donna che lo sfrutta; Lello, ricco venditore all'ingrosso di giocattoli dalla parlantina sciolta e marito infedele di Trumeau; Viola, facoltosa borghese con un figlio pazzo; Stefania, egocentrica scrittrice radical chic; Dadina, la direttrice nana del giornale su cui Jep scrive.
Una mattina, tornando da uno di quegli insipidi salotti, incontra il marito di Elisa, il suo primo (e probabilmente unico) amore, che lo attende davanti alla porta di casa. Sua moglie è morta, lasciandosi dietro solo un diario dove narra dell'amore, mai perduto, verso Jep, di cui il marito è stato semplice surrogato per 35 anni, nient'altro che "un buon compagno" che ben presto però troverà consolazione al suo dolore nell'accoglienza affettuosa della sua domestica straniera.
Quest'episodio, unito al compimento del suo 65° compleanno, spingono Jep a una profonda e laconica rivisitazione della sua vita, a una lunga meditazione su se stesso e sul mondo che lo circonda. E, soprattutto, innescano in lui un pensiero che, probabilmente, albergava nascosto in lui da molto tempo:

 «Ho una mezza idea di riprendere a scrivere».
Roma diventa così teatro onirico di feste, vignette, presagi e incontri casuali, da Ramona spogliarellista dai segreti dolorosi al cardinale Bellucci che si intende più di cucina che di fede; ma, soprattutto, diventa il vero palcoscenico di Jep, sempre più convinto della futilità e dell'inutilità della sua esistenza. Il sogno di recuperare la sua identità di scrittore e letterato, di ritornare a quell'innocente bellezza del primo amore adolescenziale, sembrano infrangersi di fronte allo spettacolo aberrante e miserabile con cui Jep ogni sera deve e vuole confrontarsi.
Ben presto anche il suo "circolo vizioso" si rompe: Ramona, con cui aveva instaurato un rapporto innocente e profondo, muore per un male incurabile; Romano, deluso dall'ingannevole attraenza di Roma, lascia la città salutando solo Jep; Stefania, umiliata da Jep che le aveva rivelato i suoi scheletri nell'armadio e le sue menzogne in faccia, abbandona la vita mondana della città (rincontrando Jep in seguito, mostrandosi caratterialmente cambiata); Viola invece, dopo la morte del figlio, dona tutti i suoi beni alla Chiesa cattolica e diventa una missionaria in Africa. Solo Lello, Trumeau e Dadina continuano a darsi alla mondanità, illudendosi di vivere una vita felice ed esclusiva.
La povertà di contenuti che scorge in queste feste trash e volgari lo induce, in un momento di ebbrezza, a un'amara confessione a cuore aperto:

 «Mi chiedono perché non ho più scritto un libro. Ma guarda qua attorno. Queste facce. Questa città, questa gente. Questa è la mia vita: il nulla. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul nulla e non ci è riuscito: dovrei riuscirci io?». Sembra il segno di un fallimento durato un'intera vita.

Ma proprio nel momento in cui le speranze sembrano abbandonarlo definitivamente, ecco che l'illuminazione arriva: dopo un incontro, spinto da Dadina che vuole ottenere un'intervista, con una "Santa", una missionaria cattolica nel terzo mondo, Jep si reca all'Isola del Giglio per un reportage sul naufragio della Costa Concordia. E proprio qui, ricordandosi del suo primo incontro con Elisa in un flashback, si riaccende in lui un barlume di speranza: il suo prossimo romanzo è finalmente pronto per venire alla luce.
Sullo sguardo finalmente sereno di Jep, che osserva sorridente l'alba romana, si chiude il film, sulle note di The Beatitudes dei Kronos Quartet.

Curiosità sul film
Le riprese del film sono iniziate a Roma il 9 agosto 2012. Le scene ambientate al mare sono state girate invece nei primi di settembre all'Isola del Giglio, presso il faro di Capel Rosso, visibile nel film.

Il 12 gennaio 2014 vince il Golden Globe come miglior film straniero.

Il 16 febbraio 2014 vince ai BAFTA come miglior film in lingua straniera.

Il 2 marzo 2014 vince il Premio Oscar come miglior film straniero.

Questo articolo è pubblicato nei termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Photo credit Trey Ratcliff caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons


5 commenti:

  1. Aspetto domani con ansia per vederlo....
    Un abbraccio e grazie per le tue preziose informazioni

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  2. Voglio essere sincera: a me non era piaciuto!
    Evidentemente non l'ho capito...

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  3. Mi richiama alla mente Otto e mezzo di Federico Fellini, dova appunto il protagonista Guido Anselmi famoso regista attraversa una profonda crisi artistica (che poi si trattava proprio di Fellini)... speriamo che La grande bellezza sia all'altezza di Otto e mezzo.
    Un saluto
    Xavier

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  4. Non avevo prestato la giusta attenzione,la prima volta:non mi aveva entusiasmato,colpa mia?Ma ora,a rivederlo ho quasi timore di essere influenzata dal premio dalla critica quasi unanimemente entusiasta.Grazie per la recensione,aiuta.

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  5. Stasera lo rivedrò in tv. Quando l'ho visto al cinema, sono rimasta CATTURATA, immobile. Quando inizio ad agitarmi sulla poltrona della sala e non trovo pace, significa che il film non mi prende. Questo sì, moltissimo.
    Bellissima recensione hai postato.
    Ciao

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