mercoledì 9 gennaio 2013

L'infinito di Giacomo Leopardi


L'infinito

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.

Giacomo Leopardi

8 commenti:

  1. ...e il naufragar m'è dolce in questo mare.
    E' la frase che più sentivo mia quando recitavo questa poesia, studiata a memoria alle scuole medie. Apprezzai Leopardi e tutte le sue opere. Ancor oggi mi fanno emozionare.
    Felice pomeriggio Cavaliere

    RispondiElimina
  2. Fin dai tempi della scuola ho molto amato Leopardi e e sue poesie soffuse di dolce malinconia, forse perché lo percepivo molto affine al mio sentire.
    Che grande poeta!

    RispondiElimina
  3. In assoluto , a mia parere, la poesia più bella che sia mai stata scritta! " Così tra questa immensità s'annega il pensier mio:
    e il naufragar mi è dolce in questo mare" .
    Questo verso lo avevo fatto stampare sul mio annuncio di nozze ed è tutta la vita che mi accompagna.
    Antonella

    RispondiElimina
  4. Mi emoziona sempre.
    E' l'unica poesia che ricordo a memoria per intero.
    Buon anno, Cavaliere. :-)

    RispondiElimina
  5. Ho visto ultimamente la trasposazione in prosa di questo "Infinito" al teatro di Trieste ma non ricordo il registra ne gli interpreti per memoria di nomi sono una frana ma visiva non mi batte nessuno.

    RispondiElimina
  6. Quando facevo quarta ginnasio ( ne sono passati di decenni!)
    sono stato in gita scolastica a Recanati.
    Ricordo di aver visto, di fronte al palazzo del Leopardi la famosa sedia di Silvia, e di essere andato al colle dell'Infinito.
    Molto bella Recanati.

    RispondiElimina
  7. Un trionfo di armonia, di suoni, sensazioni e immagini, una eco universale ed estremamente melodica che lo rende così affine a chiunque possa dirsi sensibile -
    anima del Romanticismo Leopardi padroneggiava tutte le parole che caratterizzavano il periodo, ricordo, lo ricordate voi? Lo Sturm und Drang, e l'infinito nelle grandezze e nell'io, di lì a poco la nascita della psicologia; dello spazio, e del tempo (l'eterno) l'infinito che attrae e fa paura, (ove per poco il cor non si spaura.....) la religione e la negazione di Dio, regno delle profonde contraddizioni umane.
    Se fossi stata a Recanati avrei anche io percorso le sue strade e sono certa avrei sentito nelle orecchie il sussurro delle sue rime educate, avrei immaginato la donzelletta con il suo mazzo di fiori di campo, colto la stanca e soddisfatta malinconia della sera di un dì di festa; pensato a Silvia e al suo giovane inesperto sguardo. E invece sono quasi caduta dalla sedia guardando un noto programma televisivo, quiz semi-culturale del pre-serale... perchè alla domanda con quattro opzioni "com'erano gli occhi della Silvia di Leopardi?" in tre, compreso il conduttore...., non conoscevano la risposta.
    Mi fa tristezza pensare che si possano dimenticare certi incipit, certe poesie "cromosomiche", non so tutta A Silvia a memoria, ma parola dopo parola molte di esse mi si srotolano davanti l'una a richiamo dell'altra, in un'ovvia scala musicale e ritmata. Silvia, rimembri ancor quel tempo di tua vita mortale quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, e tu, lieta e pensosa il limitar di gioventù salivi? Sonavan le quiete stanze, e le vie d'intorno, allor che all'opre femminili intenta, sedevi assai contenta di quel vago avvenir che in mente avevi. Era il maggio odoroso, e tu solevi così, menare il giorno.
    Un ritmo perfetto, studiato, rifinito, frutto di un incessante e capace labor limae di cui oggi non so se siamo ancora capaci.
    Forse si è capito, mi piaceva Leopardi, la sua sofferenza simile alla mia, e peggiore, così da farmi sentire più forte. Insieme a lui le eco che mi restano vive senza più bisogno di coltivarle, ormai parte delle mie cellule, sono Catullo, Orazio, Montale, Ungaretti. Ed alcuni versi in ordine sparso.
    Grazie per questo piccolo infinito dono.

    RispondiElimina
  8. La poesia é indimenticabile, ma in questa occasione devo anche esprimere ammirazione per il profondo commento di @Sasha alessandra.

    RispondiElimina

I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.