martedì 13 novembre 2012

Dalla "beat" alla "neet" generation

così.

Oggi vi presento un dossier sui giovani e sul precariato. Ringrazio l'autore Gaspare Serra, per avermi contattato via e-mail e pubblico volentieri questo interessante saggio.

Articolo da Panta Rei

Introduzione dell'autore

Di tutto e di più si è detto sui giovani italiani(bamboccioni, sfigati, fannulloni…) ma “choosy”, francamente, nessuno se lo sarebbe aspettato, nemmeno dalla “verve” del miglior Brunetta!
Lo sport nazionale preferito da certi politici -ultimamente praticato con successo anche dai tecnici- sembra il “tiro al bersaglio dei giovani”, una gara senza regole ad offendere, umiliare, bistrattare un’intera generazione (ieri sconsideratamente cresciuta a“pane e televisione”, oggi maldestramente rabbonita con“bastoni e carote”!).
 
In questo surreale climami sono spinto adanalizzare un po’ più a fondo le cause ricorrenti del disagio giovanile, di quella cd. “generazione Y” frettolosamente liquidata dal premier Monti come“perduta”.
 
Gaspare Serra
 
Sommario:

1. L’ITALIA? NON UN PAESE PER GIOVANI…
2. ITALIA, REPUBBLICA “AFFONDATA” SUL LAVORO: L’ALLARME DISOCCUPAZIONE
3. GENERAZIONE PERDUTA: IL DRAMMA DELLA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE
4. GIOVANI IN“STAND-BY”: IL FENOMENO DEI “NEET”
5. ETERNI MAMMONI? IL FENOMENO DEI “BAMBOCCIONI”
6. I“DIVERSAMENTE OCCUPATI”: GLI STAGISTI
7. VITE PRECARIE: “GENERAZIONE 1.000 EURO”
8. L’ULTIMA SPIAGGIA: LA FUGA DEI“CERVELLI”
9. L’“EQUAZIONE PERFETTA” PER USCIRE DALLA CRISI
 
 
L’ITALIA? NON UN PAESE PER GIOVANI…

Saranno forse “non + disposti a tutto” -ricalcando un noto slogan sindacale- ma i giovani italiani dovranno al più presto farsi le ossa per crescere in un Paese di “lupi travestiti d’agnello”, pronti a sbatterli sommariamente sul banco degli accusati.
Vivete coi genitori? “Ma che bamboccioni!” (le parole paterne dell’ex ministro Padoa Schioppa);
Siete dei “Neet”? “Ma che lazzaroni!” (il pensiero tagliente di Vittorio Feltri, firma storica del giornalismo italiano);
Non siete ancora laureati? “Ma che sfigati!” (il commento pungente del viceministro Martone);
Siete alla ricerca di prima occupazione? “Ma andate ai mercati a scaricare cassette!” (l’invito fraterno dell’ex ministro Brunetta);
Cercate un lavoro? “Non siate choosy, per carità!” (l’esortazione spocchiosa del ministroFornero);
Volete un consiglio? “L’agricoltura rende le persone sempre giovani…” (altro suggerimento materno di Elsa Fornero);
Non trovate lavoro? “È ovvio, lo cercate accanto a mammà!” (lo sfogo seccato del ministro Cancellieri);
Ancora non lavorate? “Che poveri disgraziati!” (sempre parole di Renato Brunetta);
Siete precari? “Semplicemente l’Italia peggiore!” (altra perla di saggezza dell’on. Brunetta);
Guadagnate appena 500 euro al mese? “Ma quanto siete sfigati…” (la chiosa dell’on. Straquadagno);
Cercate un posto fisso? “Ma che monotonia…” (il pensiero borioso del premier Monti);
Lo avete trovato, ma nel pubblico impiego? “I soliti fannulloni!” (la sintesi ideale del Brunetta-pensiero);
Lo state ancora cercando, non più giovanissimi? “Che generazione perduta…” (la conclusione pilatesca del senatorMonti…).

Al bando ogni senilismo demagogico o giovanilismo di comodo, è solare che sia facile scovare, nel mucchio dell’intera “generazione Y” nata a cavallo tra gli anni ‘80 e ’90, adolescenti viziati e menefreghisti, pronti a prendersela col mondo intero pur di non assumersi le proprie responsabilità; studenti parcheggiati all’università, che preferiscono vivere di rendita piuttosto che cercarsi un lavoro; giovani fannulloni impiegati nella pubblica amministrazione i quali, conquistato il “posto fisso”, ripongono il minimo impegno nel proprio lavoro.
Di“mele marce” se ne trovano in qualsiasi paniere: chi fa politica, anzi, ha meno autorità di chicchessia nel dare lezioni di morale…
Esiste, però, un’Italia “per bene” di cui andare fieri: una “meglio gioventù”, silenziosa ma pur sempre maggioritaria, che tutti i giorni si fa in quattro per formarsial meglio nelle nostre università, per mantenersi in qualche modo negli studi o per farsi strada nel mondo del lavoro puntando sulle proprie forze.
È accettabile, allora, che lo sport nazionale preferito da certi politici -ultimamente praticato con successo anche dai tecnici- sia divenuto il “tiro al bersaglio dei giovani”, una gara senza regole ad offendere, umiliare, bistrattare un’intera generazione (ieri sconsideratamente cresciuta a “pane e televisione”, oggi maldestramente rabbonita con “bastoni e carote”)?

Il ministro del Lavoro ha esortato i giovani ad “accontentarsi” nella ricerca di prima occupazione.
Il vero problema, semmai, è che ci si accontenta fin troppo: i più non sono affatto “schizzinosi”, né nella ricerca del primo né del secondo, terzo od ennesimo lavoro!
Il 71% dei giovani under 35 è disponibile ad accettare qualsiasi lavoro, purché remunerato: solo il 20% preferisce aspettare il posto che lo soddisfi al meglio (fonte Cisl).
Chiedere quantomeno d’essere pagati, fosse anche per il più umile mestiere,vuol forse dire esser “choosy”?
Un recentissimo studio di Bankitalia, inoltre, ha rivelato che, tra i giovani entrati nel mondo del lavoro tra il 2009 e il 2011:
il 25% dei laureati si è adatto benissimo a svolgere un’occupazione con bassa o nessuna qualifica, più dei propri coetanei tedeschi (in Germania il dato scende al 18%);
oltre il 30%, invece, svolge un’occupazione del tutto diversa da quella per la quale ha studiato.
Forse il mondo reale assume tutt’altro aspetto dall’alto di una cattedra…
Prendersela con Elsa Fornero, però, è come sparare sulla croce rossa, avendo il Ministro già abbondantemente dato prova -dopo le sue prime “lacrime di coccodrillo” - di aver la stessa sensibilità di un procione in calore!
Non si tratta forse della medesima persona che si è rivolta ai malati di Sla con queste parole: Anche la vita da ministro è dura…?!

Liquidare il problema dei giovani senza lavoro con un “vadano a scaricare la frutta al mercato”, poi, è quanto di più banale e demagogico si possa affermare.
Qual è la funzione della Politica?
Prepararesommessamente i giovani “al peggio” oppure tentare di offrir loro opportunità, ricercando qualsiasi soluzione per sciogliere i nodi e lacciuoli che legano il mercato del lavoro e bloccano l’economia?
Qua è il compito di un ministro del Lavoro?
Invitare i ragazzi a competere con la manodopera rumena e la manovalanza tunisina o stimolarli a misurarsi con i giovani ingegneri indiani e i nuovi imprenditori cinesi?
Se s’inculca nei giovani la convinzione che il lavoro serva soltanto a guadagnarsi da vivere e “portare a casa lo stipendio”, non anche a realizzarsi e mettere in campo le proprie capacità, come stupirsi del fatto che i laureati diminuiscono sempre di più, mentre crescono gli inattivi e gli sfiduciati?
Se s’inibisce nei giovani finanche la capacità di sognare un futuro migliore, che ne sarà di loro?

L’impressione è che, dietro queste ripetute“gaffe”, si celi una strategia ben mirata: la ricerca dell’“alibi perfetto” per sottacere le gravi responsabilità di un’intera classe dirigente nell’affrontare i problemi della mancanza di occupazione, crescita e sviluppo, che certo non dipendono solo da fattori esogeni (l’assenza di un’Europa politica, la crisi finanziaria internazionale o la congiuntura economica sfavorevole).
Un esempio chiarificatore?
Tra il 1999 ed il 2007 l’Italia ha beneficiato del c.d. “dividendo dell’euro”, ovvero di bassi tassi d’interesse sul debito pubblico che hanno consentito di risparmiare centinaia di miliardi (secondo alcuni economisti, addirittura “100 miliardi” di euro all’anno).
Un enorme “tesoretto”che, se oculatamente speso in politiche d’investimento e affiancato da riforme strutturali, avrebbe consentito all’Italia di essere tra i paesi più virtuosi d’Europa, piuttosto che tra gli stati “pigs” citati come modello negativo persino nella campagna elettorale americana.
Di chi la responsabilità se l’Italia negli anni Duemila ha “dilapidato” queste risorse?
Se in capo ad ogni italiano grava un debito pubblico di oltre 30.000 euro, in termini assoluti il terzo al mondo (tra il 1950 e il 1969 la media del debito pubblico in rapporto al Pil era del 30%, oggi ha sfondato quota 126%)?
Se la spesa pubblica è lievitata a dismisura (nel 1950 si attestava sotto il 25% in rapporto al Pil, oggi supera il 50%)?
Se la pubblica amministrazione è divenuta un ente erogatore di stipendi, piuttosto che di servizi (Sicilia docet)?
Se il nostro regime tributario è il più opprimente al mondo (nel 1951 la pressione fiscale era del 18,2%, oggi supera il 55%)?
Se i costi del lavoro e dell’energia sono nettamente più alti della media europea?
Se le ultime grandi imprese italiane (vedi la Fiat) e le poche multinazionali straniere presenti (vedi l’Alcoa) pagherebbero penali pur di delocalizzare?
Se la corruzione ci costa “60 miliardi” di euro l’anno, mentre l’evasione fiscale il doppio?

Di chi la responsabilità se l’Italia si è ridotta ad un Paese “a corto di futuro”, con il cappio al collo del debito e la pistola dei mercati alla tempia?
Tutto questo è forse imputabile ai giovani che solo oggi si affacciano sul mercato del lavoro, magari illusi che il mondo reale non fosse poi così distante da quello rappresentato da “mamma Tv”?
È colpa dei giovani italiani se un loro coetaneo su tre è senza lavoro?
Se la loro generazione è divenuta “precaria” per antonomasia?
Se l’ingresso nel mercato del lavoro solitamente passa attraverso la scorciatoia obbligata di un’occupazione in nero e senza tutele?
Se il mondo delle professioni è chiuso a camera stagna da caste autoreferenziali, mentre il mercato del lavoro è drogato dal precariato?
Se gli stipendi degli italiani sono in media i più bassi d’Europa, per molti insufficienti a garantire una piena indipendenza economica dalla famiglia d’origine?
Se molti di loro -i migliori o i più audaci- preferiscono scappare all’estero piuttosto che accontentarsi di un lavoro tanto dequalificato quanto malpagato?
Su un punto ha perfettamente ragione il viceministro Martone: essere giovani in Italia vuol dire aver ricevuto in dote dalla sorte una “sfiga” pazzesca!

A chi il compito di indicare una qualche via d’uscita, “una luce in fondo al tunnel”?
A una classe politica “novecentesca”, la stessa che fin oggi ha scavato la fossa sotto i piedi dei propri figli?
Ad un governo tecnico -il più sobrio degli ultimi 150 anni- che, definendo “perduta” la generazione dei 30/40enni, ha già giudicato spacciati un quinto dei cittadini che rappresenta?
Che futuro può avere un Paese che, piuttosto che riconoscere i giovani come un “organo vitale” del Sistema, li liquida sbrigativamente come un “arto in cancrena” da amputare per salvare il resto del Corpo sociale?

 
 
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Fonte: Panta Rei


Autore: Gaspare Serra
 

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Articolo tratto interamente da Panta Rei


Photo credit Luxie Lisbon caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons

 

12 commenti:

  1. Caro Cavaliere veramente un interessante post.
    Leggendo tutto attentamente è chiaro che stiamo andando alla deriva, la generazione di oggi si trova davanti ad una difficoltà che non lascia tanto spazio, speriamo che presto la politica diventi la politica vera dei lavoratore!!! e non solo parole. Ciao e buon pomeriggio.
    Tomaso

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  2. ho letto tutto....sono triste,la mia amata Italia è come una nave nel mare in tempesta...spero solo che si riprenda...

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  3. Perfettamente d'accordo con il commento di Tomaso :(
    Buona serata.
    Miky

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  4. Sono ben d'accordo che questa astiosa campagna contro i giovani può arrecare danni morali immensi, suscettibili a loro volta di ulteriori drammi sociali.

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  5. Da ragazzo ero convinto che "i grandi" allora impersonificati da mio padre o dai professori etc. non capissero quelli della mia età, perchè troppo legati ad un'idea di società antiquata e pragmatica. Oggi che sono "dall'altra parte" mi accorgo di non aver cambiato opinione e che la realtà è purtroppo sempre quella di allora.
    Un caro saluto

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  6. Purtroppo credo che sia cosi anche il prossimo anno!! buona giornata...ciao

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  7. Ciao Cavaliere, ma tutti questi spocchiosi sono stati giovani anche loro ed hanno scelto di fare il politico che è il miglior modo per lavorare poco e prendere tanti soldi avendo anche dei benfit di non poca entità. Io credo che, al contrario, che i nostri giovani abbiano voglia di riuscire. Mio figlio è riuscito ad installare con un socio due aziende e, se ora hanno delle dificoltà, è perché i suddetti spocchiosi hanno rovinato le piccole industrie ed hanno aumentato tasse ed IVA. Bisognerebbe espropriali di tutti i loro beni e mandarli a scaricare cassette. Sinceramente non vedo dove si possa avere un po' di speranza. A presto.

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  8. Mi piacerebbe sapere come se la cavano i figli di questi arroganti spocchiosi. Dubito che debbano cercare a lungo un lavoro appena laureati e sono certa che il lavoro che trovano è quello che piace a loro. Almeno i loro padri e le loro madri tenessero la bocca chiusa.

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  9. Peccato potevano invidiarci tutti..
    per colpa di questi....non so come definirli.

    Ci hanno smontato non si ha piu' voglia di costruire, dobbiamo tornare a zappare la terra ma io la zappa gliela darei in testa.
    Scusate lo sfogo sono arrabbiata, ho tre figli e che futuro sarà per loro.
    Buona serata.
    Inco




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  10. il post e' interessantissimo............ grazie di avercelo fatto leggere, molte cose dette dai politici non le sapevo...........

    la situazione del lavoro e' gravissima, il mio e' un pensiero che si attiene ai fatti....credo che andremo alla totale deriva........... spero tanto di sbagliarmi!! Lo spero tanto!!

    ciao cavaliere, buona giornata !

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  11. Ringrazio tutti per l'attenzione che avete dedicato a questo dossier, che comprendo benissimo non essere di facile lettura ma che ho voluto il più completo possibile per realizzare una fotografia veritiera, senza slogan e ideologie, della nostra realtà.

    Sentivo il bisogno di "urlare" il mio disappunto, ma -purtroppo, o per fortuna- non riesco mai a far parlare la pancia piuttosto che la testa...

    Un saluto

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    1. Ti ringrazio per avermi fatto condividere questo tuo dossier, che rispecchia l'attuale realtà.

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