martedì 13 marzo 2012

Il Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) e il Meccanismo europeo di stabilità (MES) contro i popoli d’Europa


Articolo da Tlaxcala

In reazione alla crisi greca e di fronte al rischio rappresentato dal contagio delle crisi del debito sovrano, gli Stati membri dell’Eurozona, invece di aggredire il problema alle sue radici, nel maggio 2010 hanno istituito con grande urgenza il Fondo europeo di stabilità finanziaria(FESF).
Costituito in Lussemburgo, questo Fondo temporaneo (era previsto che doveva vedere la sua fine nel luglio 2013) [1], è stato concepito per rassicurare i mercati finanziari.
Il Fondo ha come obiettivo quello di assicurare la stabilità finanziaria dell’Eurozona, fornendo l’aiuto di urgenza a quei paesi della zona euro in preda a difficoltà finanziarie.

In buona sostanza, il FESF può fornire capitali freschi ai paesi che si rivolgono al Fondo per ottenere aiuto. Inoltre, ha la possibilità di acquistare i nuovi titoli del debito pubblico emessi sul mercato primario, a condizione che il paese in oggetto metta in opera un programma di austerità molto rigoroso e severo, che fa ricordare il sapore amaro della “salsa Fondo Monetario Internazionale” servita ai paesi del terzo mondo dopo gli anni ’80. [2]
Il FESF può anche intervenire sul mercato secondario, cosa che gli permette di alleggerire del carico le banche che possiedono titoli del debito pubblico dei paesi “a rischio”.
Come si finanzia il FESF? Il Fondo emette obbligazioni che sono garantite dagli Stati membri dell’Eurozona in proporzione della loro partecipazione al capitale della Banca Centrale Europea. Sulla carta, inizialmente la sua capacità di intervento consisteva in 250 miliardi di euro, poi si è arrivati ai 440 miliardi di euro, prima di arrivare ai 1.000 miliardi di euro, il 27 ottobre 2011.



Malgrado tutti questi sforzi, gli Stati membri della zona euro non sono riusciti a riassicurare i mercati, che esigono sempre di più: “Proprio quando doveva essere designato a raccogliere centinaia di miliardi di euro dai mercati per far fronte alla crisi dei debiti sovrani, da quel momento il Fondo suscita la diffidenza degli investitori. Il FESF ha dovuto fare doppia fatica per scovare 3 miliardi di euro per andare in aiuto dell’Irlanda. E ha dovuto concedere un tasso di interesse decisamente elevato. In cinque mesi, il differenziale con i tassi tedeschi si è più che triplicato.[3]!”
In realtà, al di là degli effetti propagandistici dei diversi vertici europei, nel dicembre 2011 il FESF aveva a disposizione solo 20 miliardi di euro, che era riuscito con grande fatica a raccogliere sui mercati finanziari attraverso la via traversa della vendita di obbligazioni. [4] Si trattava di una somma proprio inadeguata rispetto alle necessità.
Inoltre, dal momento in cui il FESF aveva per missione quella di andare in aiuto degli Stati più indebitati dell’Eurozona e delle banche private sull’orlo dell’abisso del fallimento, il Fondo rischia di aggravare ancor di più l’indebitamento dell’Europa (particolarmente se entrano in gioco le garanzie degli Stati membri dell’Eurozona), contribuendo quindi all’esplosione della zona euro.

D’altra parte, la Commissione europea, completamente presa in contropiede dagli avvenimenti e messa a confronto con lo scacco del FESF, all’inizio del novembre 2011 ha chiesto un’accelerazione dei lavori con l’obiettivo di rinforzare la capacità di intervento di questo Fondo, ma tutto ciò non è servito a nulla.
Il mese successivo, il Consiglio europeo decideva di anticipare di un anno l’entrata in funzione dell’istituto successore del FESF, il Meccanismo europeo di stabilità (MES) [5], che a sua volta doveva costituire un’effettiva istituzione finanziaria internazionale, il cui paniere di intervento doveva essere fissato sui 500 miliardi di euro, comprensivi dei 250 del FESF.
Ben fornito in parte dagli Stati, nei fatti il MES sarà uno strumento permanente del trasferimento di ricchezza dai popoli alle banche. A dimostrazione di ciò, il quadro legale del MES sottometteva i popoli a fornire garanzie e fideiussioni alle banche.

Per istituire il MES, il Consiglio di Europa del marzo 2011 ha modificato l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea con il seguente collegato: “Gli Stati membri che usufruiscono dell’euro come moneta possono attuare un meccanismo di stabilità che sarà attivato quando si renderà necessario ed indispensabile per preservare la stabilità dell’Eurozona nel suo complesso. La concessione, a titolo del meccanismo, di tutta l’assistenza finanziaria necessaria sarà subordinata ad una stretta e rigorosa condizionalità. [6]”
L’articolo 9 del Trattato che istituisce il MES precisa: “ I membri del MES si impegnano in maniera irrevocabile e incondizionata a versare su richiesta il fondi esigibili dal direttore generale in virtù del presente paragrafo entro i sette giorni successivi alla ricevuta della suddetta domanda. [7]”
Gli articoli 27 e 30 accordano personalità giuridica al MES, che potrà intentare procedimenti giudiziari (per esempio, contro uno Stato che non versa le somme richiestegli), ma godrà (come pure i membri della direzione e del suo personale) di immunità diplomatica.
Per di più, i documenti del MES non saranno assolutamente a disposizione per essere resi pubblici: “gli archivi del MES e tutta la documentazione che gli appartiene o che detiene sono inviolabili.”
(articolo 27)

Dopo gli accordi del dicembre 2011, il MES verrà governato secondo la regola della maggioranza qualificata: per essere valida, una decisione dovrà raccogliere almeno il parere favorevole dell’85 % di coloro che hanno diritto al voto; in precedenza era prevista l’unanimità. Questo conferisce un diritto di veto di fatto a tre paesi che detengono più del 15% dei voti: la Germania (27,1 %), la Francia (20,4 %) e l’ Italia (17,9 %).
Qualsiasi altro paese non potrà da solo opporsi ad una decisione del MES, come è avvenuto nell’autunno del 2011 nel caso della Finlandia o della Slovacchia.
In conclusione, ecco una istituzione che sarà permanente, antidemocratica, inattaccabile sul piano giuridico, occulta, e che potrà esigere, non importa quale sia il paese dell’Eurozona, con una scadenza di una settimana, miliardi di euro “in maniera irrevocabile e incondizionata”!

Questi sono segnali che non ingannano: l’Europa della finanza utilizza la crisi e la questione del debito pubblico per assumere i pieni poteri. Il suo credo è “austerità per i popoli!”
Note :

[1] Il Consiglio europeo di dicembre 2011 ha anticipato di un anno la sostituzione del FESF con il MES, nel luglio 2012.

[2] Damien Millet e Éric Toussaint, “60 domande, 60 risposte sul debito, il FMI e la Banca mondiale”, Bruxelles-Genève, CADTM-Syllepse, 2008.

[3] Marianne, 12-18 novembre 2011.

[4] Pierre-Henri Thomas, “L’Europa non tira fuori il suo bazooka », Le Soir, 10-11 dicembre 2011.

[5] Vedere il sito http://www.interpellation-mes.be

[6] http://www.european-council.europa....

[7] Per il testo del Trattato in inglese, vedere http://consilium.europa.eu/media/12...




Per concessione di Tlaxcala
Fonte: http://www.cadtm.org/Le-FESF-et-MES-contre-les-peuples
Data dell'articolo originale: 01/03/2012
URL dell'articolo:
http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=6957



Fonte: Tlaxcala

Autore: Damien Millet, Éric Toussaint, François Sana tradotto da Curzio Bettio  

Licenza: Copyleft

Articolo tratto interamente da Tlaxcala 



4 commenti:

  1. Ho sentito alla TV di questo fondo, io a dirti il vero con tutte queste manovre continue non vedo chiarezza in niente, temo che quando sarà risanata la Grecia avremo altri stati in quelle condizioni. Che dio ce la mandi buona.
    Buona serata caro Cavaliere.
    Tomaso

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  2. Ho seguito tutto il tuo discorso e non fa una grinza. Ma mi pare che siamo ormai in un processo irreversibile.

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  3. Penso che siano istituzioni ambigue...
    Un saluto ed un grazie.

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