martedì 10 gennaio 2012

Verso una carestia planetaria?



Articolo da ComeDonChisciotte

DI GERMÁN GORRAIZ LOPEZ
Syr y Sur

Ogni anno il mondo fagocita la metà delle riserve di un paese petrolifero importante e le energie alternative ancora hanno bisogno di enormi sussidi come poter essere utilizzate nei paesi in via di sviluppo.

Tutto ciò, insieme al fatto che la tecnologia dell'idrogeno (una sorta di pietra filosofale che risolverà i problemi energetici dell'Umanità) è ancora agli inizi e che l'inerzia delle ricchezze petroliere non permetterà che le grandi compagnie abbandonino i propri investimenti e l’infrastruttura attuale, farà sì che l'economia mondiale continui a essere dipendente dal petrolio.

Il gas si presenta come l'unico sostituto che possa contrastare una presunta scarsità di petrolio, ma anche questa risorsa segue lo stesso percorso di instabilità e il suo declino avverrà solamente con alcuni anni di ritardo rispetto al petrolio, visto che alcuni paesi stanno già consumando le proprie riserve strategiche - da destinare esclusivamente alle situazioni critiche - per garantire il consumo interno di un paio di mesi, e altri hanno appena introdotte timide misure per il risparmio energetico.


Così, il presidente statunitense Barack Obama ha annunciato che il governo nordamericano ridurrà le emissioni di gas serra del 28 per cento entro il 2020 (raggiungendo l’obbiettivo prefissato, si dovrebbero risparmiare 250 milioni di barili di petrolio) e in Cina è stato introdotto il Piano Energetico Quinquennale che nel 2012 vuole ridurre la dipendenza dal carbone e dal petrolio, anche se, secondo Greenpeace, con un "insufficiente incremento delle energie rinnovabili pari all’1%” in un paese dove il carbone copre il 70 per cento dei bisogni energetici e dove, se dovesse proseguire la tendenza attuale, il consumo attuale di carbone verrà raddoppiato nel giro di 15 anni.

In Russia, secondo Reuters, la produzione petrolifera è salita dell’1,2% nel 2011 per raggiungere 10,27 milioni di barili al giorno (bpd) e il principale impulso a questo rialzo è dato dal nuovo campo petrolifero di Vankor sviluppato da Rosneft, il maggiore produttore del paese, dove l'anno scorso è stata raggiunta una produzione di 15 milioni di tonnellate (300.000 bpd), facendolo diventare la principale fonte dell’export russo tramite oleodotti verso la Cina, grazie al collegamento Siberia-Oceano Pacifico (ESPO) (300.000 bpd di petrolio da Skovorodino a Daqing); per questo motivo l'UE - che consuma il 30 per cento del petrolio russo - dovrà abituarsi al ricatto energetico di Putin.

In quanto all’Iran, possiede, secondo gli esperti, le terze riserve certificate di petrolio e di gas dietro Arabia Saudita e Iraq, ma apparentemente non ha la tecnologia sufficiente per estrarre il gas dai giacimenti più profondi. Inoltre, l'industria petrolifera iraniana ha bisogno di un urgente investimento multimiliardario dato che corre il rischio di dover subire una contrazione di produzione irreversibile e, in accordo al quinto piano quinquennale (2010 –2015) introdotto dal regime, il Governo è obbligato a investire circa 155 miliardi di dollari per lo sviluppo dell'industria industria petrolifera e gasistica, ma il contenzioso nucleare con gli Stati Uniti e le possibili sanzioni sotto forma di stretta finanziaria dall’estero potrebbero far diventare obsoleto questo piano.

Le esportazioni di greggio e di prodotti petroliferi dell'OPEC verso gli Stati Uniti rappresentano il 38% del totale degli acquisti effettuati da questo paese e il Venezuela ne fornisce il 21,6% (1,5 milioni bpd), portandolo al secondo posto tra i fornitori membri dell'OPEC per ragioni di vicinanza geografica (la navigazione delle petroliere verso gli USA dura cinque giorni, quella verso l’Europa 14 e verso l’Estremo Oriente 45, e per questa ragione i noli diventano proibitivi) a dispetto della drammatica diminuzione del volume totale delle esportazioni (secondo i dati pubblicati dal Ministero dell’Energia e del Petrolio, le vendite del paese sono calate del 6,3% e nel 2011 sono stati venduti 2,3 milioni di barili al giorno).


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Fonte: ¿Hacia la hambruna mundial?

06.01.2012

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE


Fonte: ComeDonChisciotte

Autore: Germàn Gorraiz Lopez  tradotto da SUPERVICE

Licenza: Copyleft

Articolo tratto interamente da ComeDonChisciotte


7 commenti:

  1. ti invitiamo a partecipare al nostro primo giveaway gustoso! Staff di Cà Versa!

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  2. ogni tanto passo per un saluto .....Buona serata

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  3. Caro Cavaliere mi pare che pensi che la terra non avrà un avvenire roseo.
    Tomaso

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  4. Questo è uno dei tanti, tantissimi problemi che riguardano la sopravvivenza della Terra e dell'uomo. Non riesco a immaginare un futuro se non catastrofico e se non a breve, almeno a medio o lungo termine.

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  5. oh Cavaliere, te sempre post per star tranquilli, eh? scherzi a parte, il rischio evidentemente c'è.

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  6. Mha.. all'orizzonte si vedono molte nubi nere, speriamo che alla fine qualcuno se ne accorga, la speranza è questa.
    Un caro saluto Cavaliere
    PS se vuoi passa dal mio blog, cè un post a sostegno di Wikipedia.

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  7. Sempre utili e interessanti i tuoi post, lo dico io che stavamo meglio prima, progresso=regresso! più si va avanti è più abbiamo bisogno di tornare indietro, abbiamo sfruttato troppo il nostro territorio.. e pure ritorneremo alle candele in casa e a lavare i panni al fiume :D ciao Cavaliere!

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