venerdì 25 novembre 2011

Lettera da una figlia di un operaio


 
Oggi pubblico una lettera trovata in vari blog e profili scritta da Manuela Cibellis, figlia di un operaio. Le sue parole sono molto significative e anch'io sono parte in causa; essendo un operaio turnista in un ciclo continuo. La mia solidarietà va a tutti i lavoratori  Fiat di Termini Imerese che hanno perso il lavoro ieri. Purtroppo un manager che intasca milioni di euro giocando sulla pelle di molte famiglie, non potrà mai capire cosa significa perdere il lavoro. Come al solito, la crisi è pagata dai meno colpevoli e i veri autori sono sempre ai loro posti; vergognatevi!

Lettera:

"Per anni ho visto mio papà soltanto nei fine settimana. Per anni, la domenica pomeriggio ho visto mia mamma preparargli con cura e amore la valigia per una settimana. Per anni, la domenica sera si accompagnava il papà a prendere l’autobus. E lo si vedeva rientrare il venerdì sera. Distrutto da ore di lavoro e alienato dal lavoro sempre uguale.
Per anni non ho capito perché il mio papà era costretto a partire tutte le domeniche per poter lavorare. E farsi centinaia di chilometri ogni domenica ed ogni venerdì.
“Qui non c’è lavoro” – mi spiegava mia mamma quando mi vedeva appiccicata al finestrino della macchina mentre guardavo l’autobus che portava via mio papà insieme ad altri tanti operai - “Il papà deve andar via per forza, lavorare è importante per mangiare, vestirsi, andare a scuola” – spiegava mia mamma a me e al mio piccolo fratellino.
Ma il venerdì, a casa mia era una festa, e quando il papà rientrava la mamma preparava sempre delle cene buonissime e si passava la serata davanti al camino, tutti insieme.

Per anni, mio papà, dedito al lavoro ha sacrificato la possibilità di stare tutte le sere con noi, a casa. E l’ha fatto – mi ha spiegato più tardi – perché ha sempre creduto nel valore del lavoro. Valore così poco rispettato in Meridione. E non è mai voluto scendere a compromessi. Per questo motivo piuttosto che accettare condizioni di lavoro pessime e piuttosto che vedere i propri diritti calpestati, ha sempre rinunciato al tempo da condividere con noi. Per anni. Per 25 anni. Per un salario minimo, ma garantito. Quando la crisi lavorativa riguardava più il Sud che il Nord dell’Italia.
L’ho visto soffrire, quando si è trovato nelle condizioni di dirmi che il suo stipendio non gli permetteva di concedermi le vacanze, d’estate.
L’ho visto soffrire quando ci doveva spiegare che il suo stipendio non ci permetteva di andare a mangiare fuori il sabato sera ma che forse la pizza era meglio prenderla e mangiarla a casa.
L’ho visto soffrire quando ha dovuto dirmi qualche anno fa: “La laurea specialistica magari si può rimandare di qualche anno, eh? Tuo fratello è ancora al liceo e il mio stipendio non basta per tutto”.
L’ho visto soffrire quando ho comprato la macchina e ho dovuto fare un finanziamento con la mia prima busta paga perché i risparmi dei miei genitori erano stati utilizzati per i miei tre anni di università.

L’ho visto preoccupato quando la crisi stava diffondendosi anche al Nord. E i primi a pagarne le spese erano gli operai, tra cui lui. Mio padre.
L’ho visto amareggiato, quando è arrivata la cassa integrazione. E l’ho visto ancora più afflitto quando è arrivata la mobilità perché a differenza della cassa integrazione che illude gli operai del fatto che potrebbero essere re-integrati a lavoro, la mobilità non è alternativa al licenziamento, lo presuppone.
L’ho visto sentirsi sconfitto quando un giorno mi ha detto: “Nemmeno il sindacato in cantiere ci difende, è d’accordo con i padroni”.
L’ho visto distrutto, quando a 53 anni è rimasto senza lavoro. L’ho visto sentirsi umiliato quando, cercando lavoro, imprenditori e padroni gli hanno detto che era troppo vecchio per le loro esigenze.

E mi sento male tutte le volte che sento politici e industriali chiedere di alzare sempre più l’età lavorativa, tutte le volte che sento politici chiedere agli operai di fare sacrifici, per il bene del paese, tutte le volte che vedo sindacati firmare accordi a scapito degli operai. Mi sento male tutte le volte che sento dire che la soluzione alla crisi è la flessibilità lavorativa.
Il mio sangue ribolle nelle vene quando leggo editoriali di noti economisti “esperti” risolutori di questa crisi che dicono che la “difesa del posto di lavoro” deve essere sostituita da una volatile “garanzia della continuità delle occasioni da lavoro”, e i “diritti dei lavoratori” diventano “componenti non monetarie della retribuzione”. E ancora: il lavoratore, i cui salari sono ormai ridotti al minimo, non necessita più del “tempo libero in cui spendere quei salari”, ma deve solo pensare a soddisfare le maggiori richieste della controparte. Traduzione: il tempo libero di un operaio non ha alcun valore, perché non è correlato al denaro.
Provo vergogna per alcuni sindacati, per alcuni partiti di sinistra, per gente che non comprende il reale significato di questa crisi che si protrae da 20 anni.
Io oggi ho quasi 30 anni e provo imbarazzo nei confronti di mio padre che ha sempre riposto fiducia nelle possibilità reali di cambiamento, che mi ha trasmesso il valore reale delle lotte per i diritti, che mi ha insegnato a non abbassare la testa, che mi ha educata secondo una logica NON borghese, che mi ha insegnato che cosa è la dignità.
Provo imbarazzo quando partiti cosiddetti di *sinistra* appoggiano proposte come il libero licenziamento e quindi l’abolizione dell’art. 18.
Provo rabbia di fronte ad un governo terrorista: un governo tecnico, un governo unico delle banche. Un governo nelle mani di uno che ha contribuito alla crisi dell’Italia. Provo rabbia di fronte a quelle complici opposizioni che danno a banchieri e padroni gli strumenti per licenziare, derubare e affamare la povera gente.
Provo rabbia e tristezza nello stesso tempo. Ed è per questo che ora più che mai mi tornano in mente le parole di Marx:
“Eppure, tutta la storia dell’industria moderna mostra che il capitale, se non gli vengono posti dei freni, lavora senza scrupoli e senza misericordia per precipitare tutta la classe operaia a questo livello della più profonda degradazione”

Ieri sera mio padre al telefono mi ha detto: “Ed ora cosa cambierà dopo il capolinea di Berlusconi?”
Io un po’ imbarazzata gli ho detto: “Beh, bisogna che ci mobilitiamo tutti. C’è da ribellarsi di fronte a qualsiasi forma di governo che procede sulla stessa linea del precedente!”
“Hai ragione” – mi ha risposto – “ne va della nostra dignità!”
Eh già. La dignità. Non ci avevo pensato. Mio padre lo sa bene che cosa è la dignità. E’ un operaio."

di Manuela Cibellis
figlia di un operaio

Tratto da Informare ControInformando News

26 commenti:

  1. Toccante e reale, vera insomma.
    Grazie della condivisione, un caro saluto.

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  2. Per la cronaca sono anche un emigrato dal Sud al Nord per lavoro.

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  3. ciao cavaliere ho sentito alla tv per gli operai della fiat, mi dispiace moltissimo......ma come faranno ora che hanno perso il lavoro tutte quelle persone ad andare avanti ?
    anche molti della mia famiglia vivono al nord e in questo momento vivono piu' di prima questa vera crisi!!!
    un caro saluto, sereno w.e.

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  4. Grazie di cuore per aver postato questa lettera!! Non ci sono giri di parole o politichese che sappia esprimere meglio di così la nostra reale situazione attuale..operai o figli e nipoti..ne subiamo tutti le conseguenze..e poi il pensiero del futuro per i nostri ragazzi ci fa ancora di più rattristare..se non ci sarà un vero cambiamento di rotta..

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  5. Quando guardo i telegiornali e sento che le varie riforme toccano sempre i lavoratori dipendenti, anche se io ormai sono pensionata, stò male, mi arrabbio ma non basta, bisogna mobilitarsi tutti per riprendere i nostri diritti e non lasciarci schiacciare da banchieri e imprenditori. Grazie per la lettera vera e emozionante.

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  6. Mi sono commossa,ha descritto molto bene lo stato reale di un operaio.Buon pomeriggio!!!

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  7. Una triste realtà.... mi auguro che le cose cambino in meglio.

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  8. Mi è scesa una lacrima... Presto sarà Natale, e le feste mi fanno tanta tristezza. Penso agli alluvionati e alle persone che stanno male...
    Ti saluto caro amico, a presto!
    Ale

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  9. Molto interessante questa lettera i figli debbono molto soffrire per la mancanza del caro papà.
    Io potrei parlarne molto di questo, sui capitoli della mia vita parlo molto di questo.
    Il mio papà lo vedevo 2-3 mesi all'anno dato che era un amigrante. Ciao Cavoliere.
    Tomaso

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  10. E' così doloroso vedere calpestato tutto.
    Non ho altre parole.
    Sereno fine settimana

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  11. L'ho letta tutta di un fiato e mi venivano le lacrime agli occhi, questa è vita reale che merita solo tanta dignità.
    Non ho capito? anche tu cavaliere sei del sud?

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  12. E allora ci capiamo... sono madre di una ragazza che dal Sud è andata al Nord... ma è ancora senza lavoro.
    Ho letto questo "documento" e mi è venuta la pelle d'oca...
    L'animo è in subbuglio tale da privarmi di altre parole...
    Con stima,
    Mary

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  13. Io non vengo dal sud ma ho avuto comunque un papà operaio. Ha fatto il saldatore addetto alla manutenzione in una ceramica che ora, per inciso, non esiste più. Lo vedo ancora in sella alla sua bicicletta, con ogni tempo atmosferico, andare e tornare rispettando scrupolosamente tre turni settimanali : dalle 14 alle 22, dalle 22 alle 6, dalle 6 alle 14. Tutta la sua vita. Manca da 5 anni. So cosa avrebbe pensato e detto, oggi.

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  14. Io la presenterei alla camera questa lettera...ci si mettessero loro...un giorno solo basterebbe, magari quando ci son le bollette da pagare e non ci si arriva con la busta...se ci fosse la busta paga!...grazie per la condivisione cavaliere...sereno sia il Tuo finire del giorno..
    dandelìon

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  15. mi fa piangere questa lettera.è di una semplicità che ti colpisce come un pugno in faccia. mi sa che oggi da nord a sud siamo tutti sulla stessa barca.

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  16. Non avrei mai voluto leggere una cosa così!

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  17. Molto bella.Anche noi emigrati dalla sardegna per poter lavorare,mio marito come te turnista a ciclo continuo,per cosa poi,siamo lontani dalle nostre famiglie e i soldi che risparmiamo li spendiamo in biglietti per poter tornare dai nostri cari appena possibile!!

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  18. Parole vere scritte in quella lettera!!!!!
    Che fare? come poter aiutare noi e questa povera Italia che continua sempre ad andare più giù?
    Domanda da un milione di dollari?
    Un caro saluto
    Elsa

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  19. La dura verità.. ce ne sono tante di persone così giovani che ormai non hanno più un lavoro. E' una vergogna la situazione in cui si trova un paese che si dichiara repubblica democratica fondata sul lavoro! dice bene che ci vorrebbe una rivolta.. ma pare che gli italiani siano un po' rammolliti... ciao cavaliere

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  20. Sono arrivata qui per caso, ho letto la lettera e non posso fare a meno di dire e sostenere con la mia voce quanto la nostra dignità e diritti siano stati calpestati, il diritto di ogni essere umano di poter mettere il pane sul tavolo e essere tutelato e non sfruttato.
    Mi unisco ai tuoi lettori.
    Buona serata
    Giulia

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  21. Sottoscrivo, e rilancio: lavorare meno, lavorare tutti. C'è bisogno di un cambio di sistema, di una vera politica di sinistra, visto che quelle di destra hanno fallito miseramente a livello mondiale. Non è solo Berlusconi il problema, prima lo si capisce e meglio sarà per tutti, è il neoliberismo reale(o, se preferite, il capitalismo), che ha provocato miseria, morte, guerre e distruzione. Il re è nudo, dobbiamo gridarlo forte.

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  22. Ciao,grazie.
    Mi ha profondamente colpita, sono una figlia del sud anch'io,napoletana, a Torino a circa 40 anni l'azienda multinazionale ha chiuso, ma ero donna ed avevo un marito, so cosa significa..ma adesso è un precipizio continuo...

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  23. Con grande commozione ho letto questa lettera.
    E ancora una volta mi si stringe il cuore per come siamo finiti, per tutti i giovani senza un futuro, per chi ha lavorato una vita intera e per come non solo i nostri diritti, ma anche la nostra dignità siano stati calpestati.
    Ciao Cavaliere, grazie!
    Lara

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  24. Sottoscrivo pure io e concordo le parole di Ally.
    Lettera commovente. Pure o figlia di operaio. Spero che il 9 non cambino nuovamente la legge sulle pensioni, tra pochi mesi sono 40 anni di lavoro e rischia come altri di lavorare ancora e non potersi meritare il dovuto riposo.
    Stavo pensando ad una canzone che fa'... Cadono tutti i re del mondo... Heee (sospiro).

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  25. BELLISSIMO POST!
    E' RACCHIUSA TUTTA LA NOSTRA INDIGNAZIONE VERSO IL POTERE CHE SPUDORATAMENTE CONTINUA SENZA ALCUN RITEGNO ...CERTO CHE FIGURACCIA INDEGNA!
    BUON WEEKEND.

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