mercoledì 23 novembre 2011

Appello ai movimenti referendari: l'emergenza nucleare non è finita


Comunicato da Si Acqua Pubblica

La vittoria nelle consultazioni referendarie del 12-13 giugno ha allontanato le minacce immediate, ma non ha affatto chiuso la partita, su nessuno dei fronti aperti.
Assistiamo al costante tentativo di svuotare i risultati dei referendum e stravolgere l’esplicita volontà popolare per quanto riguarda la privatizzazione dei servizi pubblici.
Il referendum sul nucleare ha sventato la minaccia di una ripresa dei programmi di energia nucleare civile nel nostro paese, e rimane forse quello che ha conseguito un risultato più duraturo, anche se non si può escludere che nei prossimi anni il tentativo si ripeta, se non riusciremo a creare un fronte internazionale che sia in grado di battere definitivamente il potere dell’industria nucleare, imponendo la fine della follia nucleare in tutto il mondo. L’obiettivo non è affatto utopistico, se si considera l’aumento dell’opposizione all’energia nucleare in tutti i paesi del mondo; l’insostenibiltà economica, oltre che ambientale, della tecnologia nucleare, che si regge solo sui lauti sussidi pubblici e sull’esternalizzazione di costi scaricati sulla collettività e le generazioni future; le gravissime difficoltà economiche in cui versa l’industria nucleare per il fatto che il tanto decantato rilancio del nucleare non sta affatto avvenendo, e dopo l’incidente dell’11 marzo 2011 in Giappone subirà ulteriori rallentamenti; la persistente minaccia di nuovi gravi incidenti nucleari, che ci riguarda direttamente per la prossimità al nostro paese delle centrali nucleari francesi..
Ma vogliamo richiamare l’attenzione del movimento – comprensibilmente centrato oggi sul fronte delle lotte legate alla crisi economica ed all’attacco alle condizioni di vita e di lavoro di tutta la popolazione, in primo luogo delle giovani generazioni – sul fatto che neanche in Italia ci si può cullare sugli allori della vittoria referendaria, perché l’emergenza nucleare nel nostro paese non è affatto chiusa, da un quarto di secolo si sta incancrenendo, ed è destinata ad aggravarsi.
I quantitativi di residui radioattivi, di diversa pericolosità e natura, esistenti in Italia non sono certo esorbitanti rispetto a quelli di altri paesi, ma sono stoccati in depositi temporanei (in un paese come il nostro dove il temporaneo diviene spesso definitivo) sulla cui sicurezza, da ogni punto di vista, è più che legittimo dubitare anche perché l’Agenzia per la sicurezza nucleare non è ancora divenuta operativa, mentre lo smantellamento (decommissioning) dei quattro impianti nucleari è appena agli inizi. Gli utenti elettrici italiani pagano ancora, e chissà per quanti decenni, una quota non indifferente (circa 400 milioni di euro all’anno) nella bolletta elettrica per la gestione di questi problemi.
Il procedere delle operazioni di decommissioning porterà ad un notevole aumento dei quantitativi di scorie nucleari; mentre gran parte dei residui ad alta attività e pericolosità derivanti dal ritrattamento del combustibile irraggiato delle nostre centrali, temporaneamente custoditi in Francia e Inghilterra, rientrerà in Italia nei prossimi anni. Tutto ciò riporta all’ordine del giorno la realizzazione del deposito nazionale delle scorie nucleari che, anche se respinto dalle popolazioni della Basilicata nella versione improvvisata del 2003, è stato riproposto dai recenti atti legislativi non abrogati dallo scorso referendum.
Pur rendendoci conto della complessità dell’attuale congiuntura economica e politica, riteniamo pertanto necessario e doveroso richiamare l’attenzione di tutto il movimento anche su questi problemi, ed invitiamo in particolare le forze che si impegnarono attivamente sul referendum contro i programmi nucleari a ritrovare occasioni di confronto per riprendere l’iniziativa politica su questi problemi che si stanno incancrenendo, prima che esploda qualche nuova vera e grave emergenza.


Promotori
Angelo Baracca
Ernesto Burgio
Giorgio Ferrari
Ugo Mattei
Vincenzo Miliucci
Giorgio Nebbia
Giorgio Parisi
Roberto Romizi
Alex Zanotelli

Per sottoscrivere l’appello andate quì






5 commenti:

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