domenica 1 maggio 2011

Recensioni film:La classe operaia va in paradiso

La classe operaia va in paradiso è un film del 1971 diretto da Elio Petri, scritto con Ugo Pirro, vincitore del Grand Prix per il miglior film al Festival di Cannes 1972.

La recensione è tratta da Wikipedia:

Trama
Ludovico Massa, detto Lulù, è un uomo di 31 anni con due famiglie da mantenere ed è un operaio con alle spalle già 15 anni di fabbrica, due intossicazioni da vernice e un'ulcera. Sostenitore e stakanovista del lavoro a cottimo grazie al quale, lavorando a ritmi infernali, riesce a permettersi l'automobile e altri inutili beni di consumo, Lulù è amato dai padroni che lo utilizzano per stabilire i ritmi ottimali di produzione ma odiato dagli altri operai della fabbrica per il suo eccessivo servilismo. Tuttavia, non è contento della sua situazione, i ritmi di lavoro sono talmente sfiancanti che arrivato a casa riesce solo a mangiare e ad annichilirsi davanti alla televisione, nessuna vita sociale, nessun dialogo con i propri cari, non riesce neppure più ad avere rapporti con la compagna. La sua vita continua in questa totale alienazione, che lo porta a ignorare gli slogan urlati e scritti dagli studenti fuori dai cancelli, finché un giorno ha un incidente sul lavoro e perde un dito.

Così improvvisamente Lulù si sveglia dal sonno dell'alienazione per ritrovarsi nell'incubo della sua misera vita, di cui finalmente prende coscienza; così si schiera contro il ricatto del lavoro a cottimo e aderisce alle istanze radicali degli studenti e di alcuni operai della fabbrica in contrapposizione alle posizioni più moderate dei sindacati. In breve tempo il fermento nella fabbrica aumenta e si arriva all'inevitabile scontro con la polizia. Il risultato di questo cambiamento è drammatico: Lulù viene abbandonato dalla compagna, licenziato in tronco dalla fabbrica e contemporaneamente abbandonato dagli studenti, che sostengono che il suo è un caso individuale e non di 'classe', ed emarginato anche dagli operai che non prendono nessun provvedimento per il suo licenziamento. Cerca, inutilmente, conforto nelle visite all'anziano Militina, un ex compagno di fabbrica costretto a finire i suoi giorni in manicomio; ma l'unica cosa che Lulù ottiene da queste visite è la scoperta che la sua alienazione si sta trasformando in pazzia. Ormai quando tutto sembra perduto i suoi compagni, grazie al sindacato, ottengono la sua reintroduzione in fabbrica alla catena di montaggio dove Lulù urlando, per superare il rumore assordante, di nuovo in balia dei ritmi frenetici della produzione, racconta ai compagni di un muro e di una fitta nebbia oltre i quali c'è il paradiso della classe operaia.

Curiosità sul film:
Il film suscitò alla sua uscita una forte ondata di polemica. In occasione della sua presentazione in anteprima, avvenuta alla Mostra del Cinema Libero di Porretta Terme il regista Jean-Marie Straub prese il microfono in pubblico e dichiarò che tutte le copie dovevano essere bruciate seduta stante.
Il film è stato girato nella fabbrica "Falconi",di Novara.

Questo articolo è pubblicato nei termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Photo credit:Fotogramma dal film "La classe operaia va in Paradiso" 1971. Questa immagine viene considerata in Italia di pubblico dominio , essendo fotogramma di una pellicola cinematografica prodotta in Italia oltre 20 anni fa.Immagine tratta da Wikipedia

2 commenti:

  1. Io l'ho visto all'epoca. Grande fotografia della generazione del momento, le stesse sensazioni. Non sapevo delle polemiche. Grazie

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  2. Cercherò di vederlo,non lo conoscevo.
    Grazie per il consiglio :)

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