giovedì 10 marzo 2011

Recensioni film | Novecento di Bernardo Bertolucci




Oggi pubblico volentieri una recensione su di un film capolavoro. Parliamo di Novecento, un film del 1976 diretto da Bernardo Bertolucci.

La recensione è tratta da Wikipedia:

Trama

Il film narra la storia di due italiani nati lo stesso giorno (il 27 gennaio 1901), nello stesso luogo (una grande fattoria emiliana) ma su fronti opposti: Alfredo è figlio dei ricchi proprietari della fattoria, i Berlinghieri; Olmo è figlio di Rosina, contadina vedova della medesima fattoria, e non sa chi è suo padre data la promiscuità nella quale vivevano i contadini all'inizio del XX secolo, segregati di notte e sfruttati di giorno come bestie da soma. Proprio le lotte contadine e la Grande Guerra dapprima, e il fascismo con la lotta partigiana per la Liberazione poi, sono al centro dei fatti che si susseguono, con al centro, e per filo conduttore, la vita dei due nemici-amici, impersonati in età adulta da Gérard Depardieu (Olmo) e da Robert De Niro (Alfredo).

Burt Lancaster, nel ruolo del nonno di Alfredo, e Donald Sutherland nel ruolo del violento, cinico e spietato Attila, chiamato con la sua ferocia asservita al potere a rappresentare l'arrivo devastante del fascismo in un paese dove la ricca borghesia iniziava a temere le varie organizzazioni socialiste a difesa dei lavoratori, sono alcuni degli altri indimenticabili volti di questa pellicola. Ma non possiamo dimenticare il nonno di Olmo, Leo, il capofamiglia dei Dalcò, interpretato da Sterling Hayden, la cugina di Alfredo, Regina, che Laura Betti dipinge con grande mestiere, la moglie di Olmo impersonata da Stefania Sandrelli e Dominique Sanda, moglie di Alfredo troppo sensibile per poter sopportare di restare al fianco del marito colpevole, ai suoi occhi, di non aver lasciato fuori dalla sua fattoria le brutture e le nefandezze di quel periodo di travagli politici e sociali.

L'ultima parte del film si riallaccia alle scene iniziali, quando, durante il sospirato giorno della Liberazione, Attila viene finalmente giustiziato nel cimitero, di fronte alle tombe delle sue vittime, e Alfredo viene preso in ostaggio da un ragazzino armato di un fucile ricevuto dai partigiani. Olmo, creduto morto, ricompare ed inscena un processo sommario al Padrone Alfredo Berlinghieri. Il legame di amicizia prevale e Olmo "condanna" Alfredo ad una morte virtuale (in realtà sottraendolo al linciaggio), inizialmente poco compresa dagli altri paesani, ma alla fine coralmente accettata con una sfrenata e liberatoria corsa nei campi, sotto l'enorme bandiera rossa cresciuta e tenuta nascosta durante il ventennio. Le forze dell'ordine soggiungono per intimare il disarmo ai partigiani ed è proprio Olmo ad accettare per primo di deporre il fucile, dopo aver sparato in aria per simboleggiare l'esecuzione della parte vile e malvagia del suo amico più caro. Alfredo ed Olmo iniziano così a scherzare di nuovo, accapigliandosi come da bambini. Il film si chiude sui due amici che, ormai anziani, continuano ad azzuffarsi nei luoghi dell'infanzia, con Olmo che continua a sentire la voce del nonno nel tronco di un albero e Alfredo che goliardicamente si uccide come da piccolo si stendeva per gioco sui binari del treno.

Curiosità sul film:

Nei cinema italiani il film venne proiettato, con grande successo, in due fasi successive (Novecento Atto I e Novecento Atto II). Negli Stati Uniti si dovette proporre una sola pellicola ridotta a quattro ore (comunque troppe per le sale americane) ma questo film non ebbe successo.

Il film è stato girato in Provincia di Parma, in Provincia di Cremona, in Provincia di Reggio Emilia e in Provincia di Mantova. La fattoria in cui si è svolto il film è l'azienda agricola Corte delle Piacentine del 1820 situata a Roncole Verdi, frazione di Busseto. I luoghi sono quelli di Giovanni Guareschi e Giuseppe Verdi. Infatti il primo è sepolto a Roncole Verdi, mentre il secondo è nato a Roncole Verdi come ricorda lo stesso nome della frazione. Molte scene furono girate anche a Rivarolo del Re (CR), Guastalla (RE) e a San Giovanni in Croce (CR).Nel mantovano la troupe girò alcune scene al santuario delle Grazie di Curtatone e in una villa di San Prospero di Suzzara mentre nel cimitero vecchio di Poggio Rusco venne girata l’esecuzione del fascista Attila. Anche nel palazzo Canossa e nell'omonima piazza del centro storico di Mantova, furono filmate scene del film.
Sul set del film il regista Gianni Amelio girò il documentario Bertolucci secondo il cinema.


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6 commenti:

  1. Di Bertolucci mi piace rivedere il Piccolo Buddha e la Strategia del ragno.
    Buona serata Cavaliere
    Paolo

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  2. e' un bel film :)
    serena serata, ciao :)

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  3. e pensare che ho questo film e non so perchè non mi attira vederlo!Stranezze del cervello!
    Buona serata
    lu

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  4. Incredibile ma non l'ho mai visto!Forse per l'immensa durata.Comunque intendo rimediare presto!!
    Ciaoo!

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  5. A me Bertolucci non piace. A Londra su un quotidiano ho letto della morte di Maria Schnider la protagonista di "Ultimo Tamgo a Parigi" E' morta di cancro e ha avuto molti problemi dopo aver girato quel film. Nella intervista lei ha detto " ho impiegato anni a perdonare Marlon Bando e Bertolucci, mi hanno manipolata" Quando lei ha girato il film aveva forse 20 anni ed è morta a meno di 60 anni. Su un altro quotidiano sempre inglese Bertolucci ha detto:" peccato, Maria se ne è andata troppo presto, non ho fatto in tempo a salutarla" Ipocrita!

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  6. Buon dì Cavaliere,
    che bel film hai recensito.
    A suo tempo l'ho visto con molto piacere e ne ho un ottimo ricordo
    Felice fine settimana

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