venerdì 11 giugno 2010

Diamo un calcio all'apartheid


Quando parliamo di Sudafrica;oltre alla bellezza del territorio ,ci viene in mente subito l'apartheid .Un crimine istituito dall'etnia bianca ai danni della maggioranza della popolazione di etnia africana.Veramente una pagina buia ,che ancora oggi dopo la conquista della libertà, bisogna sempre proteggere contro questi atroci crimini.Il mondiale di calcio voluto fortemente da Nelson Mandela ,può essere anche un simbolo di unità ;per dare un calcio definitivo al razzismo e l'ignoranza assoluta, di chi fa ancora discriminazioni nel mondo.
Un po' di storia:
L'apartheid (lingua afrikaans, letteralmente "separazione") era la politica di segregazione razziale istituita dal governo di etnia bianca del Sudafrica nel dopoguerra e rimasta in vigore fino al 1990. L'apartheid fu applicato dal governo sudafricano anche alla Namibia, fino al 1990 amministrata dal Sudafrica.
L'apartheid è stato proclamato crimine internazionale da una convenzione delle Nazioni Unite, votata dall'assemblea generale nel 1973 e entrata in vigore nel 1976 (International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid) ed è stato successivamente inserito nella lista dei crimini contro l'umanità che la Corte penale internazionale può perseguire.
Il termine "apartheid" è stato usato in senso politico per la prima volta nel 1917 dal primo ministro sudafricano Jan Smuts, ma, solo dopo la vittoria del National Party alle elezioni del 1948, l'idea venne trasformata in un sistema legislativo compiuto. I principali ideologi dell'apartheid furono i primi ministri Daniel François Malan (in carica dal 1948 al 1954), Johannes Gerhardus Strijdom (dal 1954 al 1958) e Hendrik Frensch Verwoerd (vero e proprio "architetto dell'apartheid", in carica dal 1958 fino al suo assassinio nel 1966). Quest'ultimo, definiva l'apartheid come "una politica di buon vicinato".
L'apartheid aveva due manifestazioni:
la separazione dei bianchi dai neri nelle zone abitate da entrambi (per esempio rispetto all'uso di mezzi e strutture pubbliche);
l'istituzione dei bantustan, i territori semi-indipendenti in cui molti neri furono costretti a trasferirsi.
In Sudafrica, mentre i neri e i meticci costituivano l'80% circa della popolazione, i bianchi si dividevano in coloni di origine inglese ed afrikaner. Gli afrikaner, che costituivano la maggioranza della popolazione bianca, erano da sempre favorevoli ad una politica razzista; mentre i sudafricani di origine inglese, malgrado il sostanziale appoggio dell'apartheid, erano più concilianti nei confronti dei connazionali neri.
Con le elezioni del 1923 vennero introdotti nel paese i primi elementi di segregazione razziale, ma nel 1939 Jan Smuts (ex capo del governo sudafricano) tornò al potere e il nazionalismo afrikaner non poté proseguire il suo progetto politico.
Durante la seconda guerra mondiale un gruppo di intellettuali afrikaner influenzati dal nazismo completò la teorizzazione del progetto dell'apartheid. La filosofia dell'apartheid affermava di voler dare ai vari gruppi razziali la possibilità di condurre il proprio sviluppo sociale in armonia con le proprie tradizioni. Più tardi venne creata un'organizzazione segreta per promuovere gli interessi degli afrikaner.
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